Brescia, 28 maggio 1974: una bomba durante un corteo antifascista causa 8 morti e oltre 100 feriti. Quasi 40 anni dopo, per i giudici le prove contro gli imputati sono insufficienti. I parenti delle vittime: c'è stato tutto il tempo di oscurare la verità
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Sono stati assolti dai giudici della Corte d'assise di Brescia tutti e cinque gli imputati nel processo per la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, in cui vi furono 8 morti e oltre 100 feriti. L'assoluzione è intervenuta in base all'articolo 530 comma 2, assimilabile alla vecchia insufficienza di prove.
Revocata la misura cautelare nei confronti dell'ex membro di Ordine nuovo Delfo Zorzi che vive in Giappone.
L'accusa aveva chiesto quattro ergastoli per Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Francesco Delfino, accusati di concorso in strage e omicidio e l'assoluzione per l'ex segretario dell'Msi Pino Rauti.
Le reazioni - "Provo un sentimento di impotenza per la città" ha detto il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, dopo la sentenza. "Un sentimento di impotenza perché la città voleva due cose: verità e giustizia, ma non si è riusciti a raggiungerle". "La città - ha aggiunto - continuerà comunque a cercare verità e giustizia".
"Sgomento e sconcerto per una sentenza che, va detto con chiarezza, di fatto pone fine alla vicenda giudiziaria relativa alla strage di Piazza della Loggia" sono i sentimenti anche dell'ex sindaco di Brescia, ora deputato Pd, Paolo Corsini. "E' un insulto irreparabile a quanti quella mattina sono caduti in piazza, ai loro familiari - dice in una nota - un'offesa che umilia la città e rischia di spegnere un'ansia di verità e giustizia che la ricerca storica e il giudizio politico hanno invece da tempo appagato".
"L'unica cosa che mi domando in questo momento, a cui penso, sono quegli otto morti" è il commento di Manlio Milani, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di Piazza della Loggia, nei minuti successivi alla lettura della sentenza d'assoluzione. "In questo processo - dice ancora - le cose che mi hanno colpito sono state le reticenze, le falsità che hanno raccontato. Stiamo ancora combattendo con un Parlamento che ti dice che sull'applicazione della legge sul segreto di Stato, a quattro anni dalla sua approvazione, non ci sono ancora i regolamenti applicativi. Non c'è volontà di affrontare quegli anni".
Contattato da Sky.it , Milani ha espresso la propria amarezza: "Alla vigilia della sentenza gli elementi emersi durante il processo ci avevano portati a un parziale ottimismo. Accettiamo la decisione dei giudici, ma non possiamo fare a meno di pensare che se le prove e i documenti utilizzati in questa istruttoria fossero stati utilizzati 36 anni fa le cose sarebbero andate diversamente. Invece sono stati nascosti e questi anni hanno chiaramente lavorato a sfavore della verità. Oggi ci sentiamo come se quella strage non fosse mai avvenuta". E ora che succede? "Attendiamo le motivazioni della sentenza - risponde Manlio Milani, che in piazza della Loggia ha perso la giovane moglie - la formula dell'insufficienza di prove sembra significare che le responsabilità ricorstruite non sono state provate fino in fondo. Ci sarà un ricorso in appello". La delusione di oggi non riguarda solo i parenti delle vittime per Milani: "Il fatto che dopo quasi 40 anni i colpevoli di quell'eccidio rimangano impuniti - conclude - dimostra che il lavoro della magistratura per fare giustizia è stato ostacolato e mina la credibilità delle istituzioni di fronte ai cittadini. Rimangono buchi neri nella nostra storia, l'intero sistema democratico ne risente".
Gli imputati - "Sto passando un bellissimo momento. Spero sia la fine di tutto", invece, le parole con cui ha commentato la sentenza uno degli imputati, Carlo Maria Maggi. "Ero assolutamente innocente per Piazza Fontana, ero assolutamente innocente per Brescia - dice - ma sono quasi 30 anni che sono perseguitato. Spero davvero che adesso sia tutto finito".
"Malgrado tutte le vicissitudini e le sofferenze passate non avevo perso fiducia nella Giustizia con la G maiuscola", il commento di Delfo Zorzi. "Chi conosce bene questo processo non potrà meravigliarsi troppo della sentenza: tutte le perizie, inclusa perfino quella della parte civile, erano contro le tesi dei pm abbarbicate irrazionalmente alle fabulazioni del solito pentito già dichiarato inattendibile da molti giudici. Sono molto vicino ai parenti delle vittime perchè ritengo che siano stati crudelmente illusi sul fatto che si erano trovati finalmente dei colpevoli: però dei colpevoli 'qualsiasi', non i veri colpevoli".
Piazza della Loggia: 36 anni in cerca di verità
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Revocata la misura cautelare nei confronti dell'ex membro di Ordine nuovo Delfo Zorzi che vive in Giappone.
L'accusa aveva chiesto quattro ergastoli per Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Francesco Delfino, accusati di concorso in strage e omicidio e l'assoluzione per l'ex segretario dell'Msi Pino Rauti.
Le reazioni - "Provo un sentimento di impotenza per la città" ha detto il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, dopo la sentenza. "Un sentimento di impotenza perché la città voleva due cose: verità e giustizia, ma non si è riusciti a raggiungerle". "La città - ha aggiunto - continuerà comunque a cercare verità e giustizia".
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"L'unica cosa che mi domando in questo momento, a cui penso, sono quegli otto morti" è il commento di Manlio Milani, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di Piazza della Loggia, nei minuti successivi alla lettura della sentenza d'assoluzione. "In questo processo - dice ancora - le cose che mi hanno colpito sono state le reticenze, le falsità che hanno raccontato. Stiamo ancora combattendo con un Parlamento che ti dice che sull'applicazione della legge sul segreto di Stato, a quattro anni dalla sua approvazione, non ci sono ancora i regolamenti applicativi. Non c'è volontà di affrontare quegli anni".
Contattato da Sky.it , Milani ha espresso la propria amarezza: "Alla vigilia della sentenza gli elementi emersi durante il processo ci avevano portati a un parziale ottimismo. Accettiamo la decisione dei giudici, ma non possiamo fare a meno di pensare che se le prove e i documenti utilizzati in questa istruttoria fossero stati utilizzati 36 anni fa le cose sarebbero andate diversamente. Invece sono stati nascosti e questi anni hanno chiaramente lavorato a sfavore della verità. Oggi ci sentiamo come se quella strage non fosse mai avvenuta". E ora che succede? "Attendiamo le motivazioni della sentenza - risponde Manlio Milani, che in piazza della Loggia ha perso la giovane moglie - la formula dell'insufficienza di prove sembra significare che le responsabilità ricorstruite non sono state provate fino in fondo. Ci sarà un ricorso in appello". La delusione di oggi non riguarda solo i parenti delle vittime per Milani: "Il fatto che dopo quasi 40 anni i colpevoli di quell'eccidio rimangano impuniti - conclude - dimostra che il lavoro della magistratura per fare giustizia è stato ostacolato e mina la credibilità delle istituzioni di fronte ai cittadini. Rimangono buchi neri nella nostra storia, l'intero sistema democratico ne risente".
Gli imputati - "Sto passando un bellissimo momento. Spero sia la fine di tutto", invece, le parole con cui ha commentato la sentenza uno degli imputati, Carlo Maria Maggi. "Ero assolutamente innocente per Piazza Fontana, ero assolutamente innocente per Brescia - dice - ma sono quasi 30 anni che sono perseguitato. Spero davvero che adesso sia tutto finito".
"Malgrado tutte le vicissitudini e le sofferenze passate non avevo perso fiducia nella Giustizia con la G maiuscola", il commento di Delfo Zorzi. "Chi conosce bene questo processo non potrà meravigliarsi troppo della sentenza: tutte le perizie, inclusa perfino quella della parte civile, erano contro le tesi dei pm abbarbicate irrazionalmente alle fabulazioni del solito pentito già dichiarato inattendibile da molti giudici. Sono molto vicino ai parenti delle vittime perchè ritengo che siano stati crudelmente illusi sul fatto che si erano trovati finalmente dei colpevoli: però dei colpevoli 'qualsiasi', non i veri colpevoli".
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