Durante un riconoscimento, il pentito ha indicato nell'agente dei servizi segreti Lorenzo Narracci un uomo somigliante a quello visto nel garage "mentre veniva imbottita di tritolo l'auto usata nell'attentato a Borsellino". Ma non si è detto certo al 100%
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A dividerli c'era un vetro. Da un lato il pentito Gaspare Spatuzza. Dall'altro l'ex agente del Sisde, ora all'Aisi, Lorenzo Narracci. All'ex mafioso i pm di Caltanissetta, che hanno riaperto le indagini sulle stragi del '92, hanno chiesto se lo 007 fosse "la persona esterna alla mafia" che, secondo il collaboratore, avrebbe partecipato ai preparativi dell'eccidio di via D'Amelio.
"E' lo stesso che mi avevate mostrato in foto", ha risposto, facendo riferimento a un precedente riconoscimento avvenuto nei mesi scorsi attraverso un'immagine.
Tra Narracci e l'uomo visto mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata per uccidere Borsellino ci sarebbe dunque una somiglianza. Spatuzza, però, non è stato in grado di andare oltre e dare risposte certe.
Narracci è indagato a piede libero, con l'ipotesi di concorso in strage, proprio dall'epoca di questa prima individuazione incerta, risalente all'inizio dell'anno.
Mentre a Caltanissetta si torna a parlare dei misteri sulle stragi del '92, a Palermo, l'ex generale dell'Arma Mario Mori torna protagonista della cronaca giudiziaria ritrovandosi iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia.
Un capitolo che si intreccia con quello degli eccidi del '92: la trattativa, secondo i pm, sarebbe stata intrapresa da apparati istituzionali proprio per fermare la stagione di sangue inaugurata da Cosa nostra con l'assassinio del giudice Giovanni Falcone. Già sotto processo per favoreggiamento alla mafia, Mori vede aggravarsi la sua posizione: i pm pensano a una modifica del capo di imputazione in dibattimento. "Sono tranquillo - ha commentato - ho sempre combattuto Cosa nostra con evidenti risultati e non ho mai fatto patti".
Nell'inchiesta a Mori risultano indagati, per attentato a Corpo politico dello Stato, i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano e Antonino Cinà, e, sempre per lo stesso reato, l'ex braccio destro del generale, il capitano Giuseppe De Donno. Indagato, per concorso in associazione mafiosa, anche il grande accusatore di Mori, Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, tra i protagonisti della trattativa.
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"E' lo stesso che mi avevate mostrato in foto", ha risposto, facendo riferimento a un precedente riconoscimento avvenuto nei mesi scorsi attraverso un'immagine.
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