La procura di Palermo li chiama in causa per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma se per il figlio di don Vito si tratta della conferma delle sue dichiarazioni, per l'alto ufficiale significa un aggravarsi della sua posizione
Massimo Ciancimino, l'uomo che sostiene vi siano state trattative tra la mafia e lo Stato e che ha accusato Forza Italia, il partito fondato da Silvio Berlusconi, di essere frutto di queste trattative, è ora indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla procura di Palermo. Ad anticipare la notizia sono oggi alcuni quotidiani tra cui il Corriere della Sera, ma l'indiscrezione circolava già da alcuni mesi, tanto che lo scorso maggio diversi deputati presentarono un'interrogazione parlamentare per chiedere conferma delle voci, ma ora arriva l'ufficialità. A comunicare al figlio dell'ex sindaco di Palermo la sua iscrizione nel registro degli indagati sarebbero stati gli stessi Pm del capoluogo siciliano durante una deposizione. Massimo Ciancimino è accusato di avere fatto da tramite tra suo padre e il boss Bernardo Provenzano.
Insieme a Massimo Ciancimino è indagato il generale dei carabinieri Mario Mori. Sotto inchiesta anche i boss Totò Riina, Antonino Cinà e Bernardo Provenzano che rispondono del reato di attentato a corpo politico dello Stato. Stessa accusa per l'ex braccio destro di Mori, l'ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. Le nuove accuse al generale Mori, già sotto processo per favoreggiamento aggravato alla mafia, porterà una modifica del capo d'imputazione nel dibattimento in corso. Si aggrava, dunque, la posizione dell"alto ufficiale.
L'atto della procura è la conseguenza di quanto Ciancimino sta raccontando da tempo agli inquirenti, anche attraverso la consegna di documenti inediti. Contestandogli il concorso esterno i pm palermitani mostrano di ritenere credibile il figlio di don Vito, soprattutto nella parte che riguarda la cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del '92.
Proprio oggi Ciancimino sarà interrogato dai magistrati di Caltanissetta che indagano sulle stragi del '92 ma anche sull'attentato a Giovanni Falcone all'Addaura del 1989. Insieme a Ciancimino sono stati indagate altre otto persone sulla cui identità vige però il 'top secret' della Procura.
Insieme a Massimo Ciancimino è indagato il generale dei carabinieri Mario Mori. Sotto inchiesta anche i boss Totò Riina, Antonino Cinà e Bernardo Provenzano che rispondono del reato di attentato a corpo politico dello Stato. Stessa accusa per l'ex braccio destro di Mori, l'ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. Le nuove accuse al generale Mori, già sotto processo per favoreggiamento aggravato alla mafia, porterà una modifica del capo d'imputazione nel dibattimento in corso. Si aggrava, dunque, la posizione dell"alto ufficiale.
L'atto della procura è la conseguenza di quanto Ciancimino sta raccontando da tempo agli inquirenti, anche attraverso la consegna di documenti inediti. Contestandogli il concorso esterno i pm palermitani mostrano di ritenere credibile il figlio di don Vito, soprattutto nella parte che riguarda la cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del '92.
Proprio oggi Ciancimino sarà interrogato dai magistrati di Caltanissetta che indagano sulle stragi del '92 ma anche sull'attentato a Giovanni Falcone all'Addaura del 1989. Insieme a Ciancimino sono stati indagate altre otto persone sulla cui identità vige però il 'top secret' della Procura.