Rese note le motivazioni della sentenza con cui è stato confermato il sequestro di 23 milioni di euro all’istituto del Vaticano guidato da Gotti Tedeschi. “Non si è uniformato ai criteri di trasparenza e tracciabilità”
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Violazioni delle norme antiriciclaggio da parte dello Ior si riscontrano in almeno due operazioni. Lo sostiene il tribunale del Riesame di Roma, nelle motivazioni con cui ha respinto la richiesta avanzata della banca vaticana di dissequestrare i 23 milioni di euro al centro dell'inchiesta della procura di Roma.
"Pur richiesto dall'interlocutore bancario, l'istituto vaticano non ha comunicato per chi intendesse eseguire le due operazioni né la natura e lo scopo delle stesse" spiegano i giudici, i quali hanno osservato inoltre che sino ad oggi lo Ior non ha ancora fornito al Credito artigiano (dal conto presso il quale sono movimentati i 23 milioni) "le indicazioni che per legge deve dare".
Per il tribunale, lo Ior "non si è uniformato ai criteri di trasparenza e 'tracciabilità' delle operazioni compiute con banche italiane, imposti dalla normativa antiriciclaggio, anche con sanzioni penali, per impedire la circolazione di capitali illeciti".
La procura di Roma ha indagato il presidente e il direttore generale della banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani per due distinte operazioni: una per 20 milioni di euro destinati alla JP Morgan Frankfurt, e un'altra di 3 milioni di euro per la Banca del Fucino. Dagli atti depositati al tribunale del Riesame è poi emerso che la procura indaga anche su altre operazioni sospette compiute dalla banca vaticana.
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