Neonato in coma, inchiesta su un ospedale di Messina

Cronaca
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Doveva nascere con il cesareo, ma il primario si sarebbe opposto. Pochi giorni prima il medico sarebbe stato aggredito dai famigliari di un'altra partoriente. Il ministro invita alla cautela: accertare i fatti

La previsione di un intervento "cesareo", fatta all'arrivo in ospedale, trasformato in parto naturale dal primario del reparto di Ostetricia e ginecologia è al centro di una nuova inchiesta su un ospedale di Messina, con un neonato, Giosuè, ricoverato in come farmacologico per una sofferenza post ischemica, che potrebbe avergli procurato danni gravi alla salute.

Scenario di quello che la puerpera, Ivana Rigano, ipotizza possa essere un caso di presunta malasanità è il Papardo, un nosocomio non lontano dal Policlinico di Messina dove il 26 agosto scorso due medici hanno litigato in sala parto, ritardando la nascita di un bimbo e provocando problemi al neonato e alla madre.

In questo caso non ci sarebbe stata una lite ma, secondo la denuncia presentata ai carabinieri, un contenzioso tra medici. "Non so se i medici hanno litigato - ricostruisce Ivana Rigano, 24 anni - so di certo che ero giunta all'ospedale Papardo dove, a parere di tutti i medici avrei dovuto partorire con un cesareo, viste le dimensioni del bambino, che pesava 4 chili e 150 grammi. Ma il primario, Francesco Abate, è intervenuto, sostenendo la tesi del parto naturale e vietando il cesareo.

"E' stato tremendo - ricorda la donna abbracciando il marito, Nicola Mangraviti, 34 anni - ho subito lacerazioni, il parto è stato difficilissimo, il bimbo ha avuto difficoltà di ossigenazione, subendo danni". Il parto è avvenuto la sera del 13 settembre scorso. Subito dopo il neonato è stato ricoverato d'urgenza in coma farmacologico al reparto di terapia intensiva del Policlinico. "Non avrei mai pensato a un parto naturale - ribadisce Ivana Rigano - perché le dimensioni del bambino lo sconsigliavano. L'unico a insistere per questo metodo è stato il primario Francesco Abate, mentre gli altri suoi colleghi erano favorevoli al cesareo, anche se non l'hanno praticato. Per questo ci siamo rivolti alla magistratura".

Secondo la donna il primario "ha tolto di mano a mio marito il documento nel quale si assumeva la responsabilità di far praticare il cesareo, dicendogli "non firmi niente, facciamo il parto naturale". Una ricostruzione che non è condivisa dal medico che smentisce di avere avuto diverbi con altri ginecologi su questo caso. "Sotto la mia personale diretta responsabilità - sottolinea Abate - affermo che né in sala parto né in sala travaglio, né in altro luogo dell'ospedale è avvenuta alcuna lite e diverbio".

Una tesi condivisa dalla direzione generale dell'ospedale che conferma come "nessuna lite c'è stata in sala parto e nessun nuovo caso di malasanita"' c'è al Papardo. Il manager Armando Caruso smentisce "categoricamente la ricostruzione diffusa da alcuni organi di stampa che parlavano di lite tra medici, frutto probabilmente di una psicosi che si è diffusa dopo i fatti verificatisi al Policlinico".

A generare confusione, ipotizzano dal Papardo, un altro caso accaduto nei giorni scorsi che ha avuto come protagonista un ginecologo dello stesso ospedale, Rosario Pino, che è stato aggredito dai familiari di una donna ricoverata, poi dimessa assieme al bambino; entrambi stanno bene. In questo caso il ginecologo è parte lesa. Il ministro alla Salute, Ferruccio Fazio, invita alla cautela spiegando che "occorre che i fatti siano accertati", anche perché, rileva, "le cose non sarebbero andate come all'inizio sembrava".

Per l'assessore regionale alla Sanità "non esiste nessun nuovo caso Messina". "Certe notizie, che creano allarme sociale - osserva - andrebbero ben verificate prima di essere pubblicate" Dopo la denuncia presentata dai coniugi Mangraviti ai carabinieri, la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo conoscitivo contro ignoti. titolare dell'inchiesta è il sostituto Anna Maria Arena.

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