Legge elettorale, il mistero del gruppo bloccato su Facebook
CronacaPer sette giorni la pagina con più di 20 mila iscritti creata da "Libertà e Giustizia" e "Valigia Blu", non è stata accessibile agli amministratori. Dopo i sospetti di censura e le mobilitazioni in Rete, è arrivato l'intervento del social network
di Alberto Giuffrè
Sette giorni. Tanto è durato il blocco di Facebook alla pagina creata da Libertà e Giustizia e Valigia Blu per raccogliere le firme contro la legge elettorale. Dall'8 al 14 settembre gli amministratori non hanno potuto aggiornare con nuovi contenuti gli oltre 20 mila iscritti. Senza una spiegazione, senza un avviso preventivo. Dopo mail di protesta e sospetti di censura è arrivata finalmente una risposta dal social network. Il motivo, scrivono dal quartier generale, è il titolo dato alla pagina: "Troppo vago, bisogna specificare la proprietà". Così oltre ai simboli delle associazioni al nome "Ridateci la nostra democrazia" è stato aggiunto "di Valigiablu.it e LeG".
L'iniziativa nasce dall'associazione Libertà e Giustizia, battezzata nel 2002 da un comitato di garanti d'eccezione (da Umberto Eco a Enzo Biagi) e Valigiablu il movimento creato per protestare contro il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Per dare visibilità alla raccolta firma che mira a modificare l'attuale legge elettorale il 6 settembre viene creata anche una pagina su Facebook. Le adesioni crescono rapidamente fino a quando, due giorni dopo, Arianna Ciccone, una delle amministratrici, si accorge di non poter più scrivere nuovi post. Inizialmente pensa di aver fatto qualche errore e che tra i commenti pubblicati ci sia qualche contenuto ritenuto offensivo. Ma basta una rapida verifica per accorgersi che, almeno in apparenza, non c'è stata alcuna violazione dei termini d'uso.
Le due organizzazioni cercano di mettersi in contatto con Facebook, presente in Italia con un ufficio e in Irlanda con la sede europea. Ma non arriva nessuna risposta alle mail e alle telefonate. Quanto basta per gettare delle ombre sul comportamento del social network. Si pensa subito a un attacco troll, cioè all'azione di disturbo di più utenti che, sfruttando il comando "segnala", avrebbero indotto Facebook a bloccare in via cautelativa la pagina "sospetta". Tra i commenti degli utenti partono intanto le accuse di censura.
Per il 22 settembre Libertà e Giustizia ha fissato una manifestazione a Roma, davanti a Montecitorio, contro la legge elettorale definita una "porcata" dal suo stesso ideatore, Roberto Calderoli. Ma l'associazione pensa anche di sfruttare l'occasione per fare luce sulla pagina bloccata. Intanto del caso si interessano anche autorevoli blogger come Vittorio Zambardino e l'avvocato Guido Scorza che spiega a Sky.it: "In genere Facebook mette in atto queste misure quando si verificano violazioni del diritto d'autore e comunque sempre con un avvertimento preventivo". Ma basta una segnalazione di un utente per bloccare una pagina? "In teoria sì - continua Scorza - ma bisognerebbe capire se si tratta di un utente comune o di uno qualificato, come potrebbe essere un'istituzione".
La prima risposta di Facebook arriva lunedì sera. "Stiamo valutando la situazione", si legge in una mail. Poi, nella notte, lo sblocco della pagina con la richiesta agli amministratori di specificare l'appartenenza. "La mail di ieri sera diceva che non si può fare una pagina con titolo vago, come 'La cucina' bisogna specificare 'La Cucina di Amelia' - dice Olga Piscitelli di Libertà e Giustizia -. Ma sono condizioni aggiunte, perché in realtà quando crei una pagina non c'è scritto da nessuna parte che nel titolo devi specificare, c'è scritto invece che nelle info deve essere chiaro chi è il promotore e questo era chiaro fin dall'inizio".
Sette giorni. Tanto è durato il blocco di Facebook alla pagina creata da Libertà e Giustizia e Valigia Blu per raccogliere le firme contro la legge elettorale. Dall'8 al 14 settembre gli amministratori non hanno potuto aggiornare con nuovi contenuti gli oltre 20 mila iscritti. Senza una spiegazione, senza un avviso preventivo. Dopo mail di protesta e sospetti di censura è arrivata finalmente una risposta dal social network. Il motivo, scrivono dal quartier generale, è il titolo dato alla pagina: "Troppo vago, bisogna specificare la proprietà". Così oltre ai simboli delle associazioni al nome "Ridateci la nostra democrazia" è stato aggiunto "di Valigiablu.it e LeG".
L'iniziativa nasce dall'associazione Libertà e Giustizia, battezzata nel 2002 da un comitato di garanti d'eccezione (da Umberto Eco a Enzo Biagi) e Valigiablu il movimento creato per protestare contro il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Per dare visibilità alla raccolta firma che mira a modificare l'attuale legge elettorale il 6 settembre viene creata anche una pagina su Facebook. Le adesioni crescono rapidamente fino a quando, due giorni dopo, Arianna Ciccone, una delle amministratrici, si accorge di non poter più scrivere nuovi post. Inizialmente pensa di aver fatto qualche errore e che tra i commenti pubblicati ci sia qualche contenuto ritenuto offensivo. Ma basta una rapida verifica per accorgersi che, almeno in apparenza, non c'è stata alcuna violazione dei termini d'uso.
Le due organizzazioni cercano di mettersi in contatto con Facebook, presente in Italia con un ufficio e in Irlanda con la sede europea. Ma non arriva nessuna risposta alle mail e alle telefonate. Quanto basta per gettare delle ombre sul comportamento del social network. Si pensa subito a un attacco troll, cioè all'azione di disturbo di più utenti che, sfruttando il comando "segnala", avrebbero indotto Facebook a bloccare in via cautelativa la pagina "sospetta". Tra i commenti degli utenti partono intanto le accuse di censura.
Per il 22 settembre Libertà e Giustizia ha fissato una manifestazione a Roma, davanti a Montecitorio, contro la legge elettorale definita una "porcata" dal suo stesso ideatore, Roberto Calderoli. Ma l'associazione pensa anche di sfruttare l'occasione per fare luce sulla pagina bloccata. Intanto del caso si interessano anche autorevoli blogger come Vittorio Zambardino e l'avvocato Guido Scorza che spiega a Sky.it: "In genere Facebook mette in atto queste misure quando si verificano violazioni del diritto d'autore e comunque sempre con un avvertimento preventivo". Ma basta una segnalazione di un utente per bloccare una pagina? "In teoria sì - continua Scorza - ma bisognerebbe capire se si tratta di un utente comune o di uno qualificato, come potrebbe essere un'istituzione".
La prima risposta di Facebook arriva lunedì sera. "Stiamo valutando la situazione", si legge in una mail. Poi, nella notte, lo sblocco della pagina con la richiesta agli amministratori di specificare l'appartenenza. "La mail di ieri sera diceva che non si può fare una pagina con titolo vago, come 'La cucina' bisogna specificare 'La Cucina di Amelia' - dice Olga Piscitelli di Libertà e Giustizia -. Ma sono condizioni aggiunte, perché in realtà quando crei una pagina non c'è scritto da nessuna parte che nel titolo devi specificare, c'è scritto invece che nelle info deve essere chiaro chi è il promotore e questo era chiaro fin dall'inizio".