Solo i ragazzi israeliani passano più tempo a scuola dei nostri, che però sono tra gli ultimi per rendimento in materie come matematica, scienze e comprensione del testo. Italia fanalino di coda per la spesa dedicata all'istruzione: solo il 4,5% del Pil
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Sono gli studenti che passano più tempo sui banchi di scuola in tutta l'area Ocse, ma sono anche tra quelli con i risultati più scarsi in materie come matematica, scienze e nella comprensione dei testi. Primi per il tempo passato a scuola (solo Israele ha un numero di ore superiore al nostro), i ragazzi italiani non sono insomma anche i primi per rendimento, secondo l'ultimo rapporto Ocse sull'istruzione.
Gli studenti del nostro Paese, dice l'Ocse, passano in media 8000 ore a scuola in un anno, contro una media di 6777. A seconda dei cicli scolastici, il divario cambia: gli alunni tra i 7 e gli 8 anni passano ogni anno 990 ore a scuola contro una media Ocse di 777. Tra i 9 e gli 11 anni le ore salgono a 1023 contro 882 e sopra i 12 anni si arriva a 1089 ore contro una media Ocse di circa 959 ore.
Per quanto riguarda la spesa destinata all'istruzione, l’Italia scivola invece agli ultimi posti della classifica: il 4,5% del Pil contro una media del 5,7% dei paesi più industrializzati. Solo la Repubblica slovacca spende meno del Belpaese. Compresi i sussidi agli studenti e i prestiti alle famiglie, la spesa sale al 9% ma sempre al di sotto della media Ocse del 13,3%.
Nel rapporto, il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria invita i singoli paesi soprattutto a ottimizzare le risorse destinate all’istruzione. "Nell'attuale contesto di rigore di bilancio – scrive Gurria - si constata un grande bisogno di efficacia e di efficienza nella risposta dei sistemi educativi alla domanda di competenze su un mercato del lavoro che evolve in modo rapido". I paesi, aggiunge, devono "trovare nuovi strumenti per generare un miglior rendimento per i loro investimenti nell'educazione. E' preoccupante constatare che nel corso dell'ultimo decennio, in numerosi paesi, l'aumento significativo delle spese per allievo/studente non si è accompagnato a miglioramenti della qualità dei risultati di apprendimento".
Gurria ha indicato anche nell'educazione un importante strumento anticrisi: nei paesi dell'area, infatti, ha spiegato, un uomo con un diploma di scuola superiore genera 119.000 dollari in più di entrate fiscali e di contributi sociali rispetto ad un uomo diplomato della scuola secondaria. L'istruzione inoltre, secondo Gurria, "costituisce un investimento essenziale per rispondere alle evoluzioni tecnologiche e demografiche che ridisegnano il mercato del lavoro". Il tasso di disoccupazione dei diplomati della scuola superiore infatti è rimasto al 4% in media nell'area dell'Ocse, nel corso della recessione, contro il 9% tra le persone che non hanno concluso gli studi secondari.
Sono gli studenti che passano più tempo sui banchi di scuola in tutta l'area Ocse, ma sono anche tra quelli con i risultati più scarsi in materie come matematica, scienze e nella comprensione dei testi. Primi per il tempo passato a scuola (solo Israele ha un numero di ore superiore al nostro), i ragazzi italiani non sono insomma anche i primi per rendimento, secondo l'ultimo rapporto Ocse sull'istruzione.
Gli studenti del nostro Paese, dice l'Ocse, passano in media 8000 ore a scuola in un anno, contro una media di 6777. A seconda dei cicli scolastici, il divario cambia: gli alunni tra i 7 e gli 8 anni passano ogni anno 990 ore a scuola contro una media Ocse di 777. Tra i 9 e gli 11 anni le ore salgono a 1023 contro 882 e sopra i 12 anni si arriva a 1089 ore contro una media Ocse di circa 959 ore.
Per quanto riguarda la spesa destinata all'istruzione, l’Italia scivola invece agli ultimi posti della classifica: il 4,5% del Pil contro una media del 5,7% dei paesi più industrializzati. Solo la Repubblica slovacca spende meno del Belpaese. Compresi i sussidi agli studenti e i prestiti alle famiglie, la spesa sale al 9% ma sempre al di sotto della media Ocse del 13,3%.
Nel rapporto, il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria invita i singoli paesi soprattutto a ottimizzare le risorse destinate all’istruzione. "Nell'attuale contesto di rigore di bilancio – scrive Gurria - si constata un grande bisogno di efficacia e di efficienza nella risposta dei sistemi educativi alla domanda di competenze su un mercato del lavoro che evolve in modo rapido". I paesi, aggiunge, devono "trovare nuovi strumenti per generare un miglior rendimento per i loro investimenti nell'educazione. E' preoccupante constatare che nel corso dell'ultimo decennio, in numerosi paesi, l'aumento significativo delle spese per allievo/studente non si è accompagnato a miglioramenti della qualità dei risultati di apprendimento".
Gurria ha indicato anche nell'educazione un importante strumento anticrisi: nei paesi dell'area, infatti, ha spiegato, un uomo con un diploma di scuola superiore genera 119.000 dollari in più di entrate fiscali e di contributi sociali rispetto ad un uomo diplomato della scuola secondaria. L'istruzione inoltre, secondo Gurria, "costituisce un investimento essenziale per rispondere alle evoluzioni tecnologiche e demografiche che ridisegnano il mercato del lavoro". Il tasso di disoccupazione dei diplomati della scuola superiore infatti è rimasto al 4% in media nell'area dell'Ocse, nel corso della recessione, contro il 9% tra le persone che non hanno concluso gli studi secondari.