Proseguono le ricerche della 15enne scomparsa ad Avetrana il 26 agosto. Per gli inquirenti l’ipotesi più probabile è che si sia allontanata volontariamente ma i familiari sono convinti che si tratti di un rapimento. E spunta un nuovo profilo su Facebook
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“E’ stata presa, non si è allontanata”. Ne è convinta la mamma di Sara Scazzi, la 15enne di Avetrana, in provincia di Taranto, scomparsa il 26 agosto scorso. Quel giorno “è uscita tranquilla, contenta, felice perché andava a farsi il bagno. Doveva andare da Sabrina (la cugina, ndr)”. Indossava il classico abbigliamento da mare. Lo zainetto, l’asciugamano, i pantaloni corti, la maglietta e il costume.
La Procura ipotizza però che Sara si sia allontanata volontariamente e che ad organizzare la fuga sarebbe stato un adulto. Il reato per il quale si procede, per il momento a carico di ignoti, è infatti sottrazione consensuale di minore. "Giuridicamente - fanno notare gli inquirenti - non si può parlare di sequestro o rapimento". Non ci sono prove in questo senso. Non è arrivata, ad esempio, alcuna richiesta di tipo estorsivo.
Ma non si scartano le altre ipotesi. E si indaga anche su un altro profilo di Facebook di cui non si sapeva niente, che la ragazzina gestiva utilizzando un computer nella biblioteca comunale del paese.
“E’ stata presa, non si è allontanata”. Ne è convinta la mamma di Sara Scazzi, la 15enne di Avetrana, in provincia di Taranto, scomparsa il 26 agosto scorso. Quel giorno “è uscita tranquilla, contenta, felice perché andava a farsi il bagno. Doveva andare da Sabrina (la cugina, ndr)”. Indossava il classico abbigliamento da mare. Lo zainetto, l’asciugamano, i pantaloni corti, la maglietta e il costume.
La Procura ipotizza però che Sara si sia allontanata volontariamente e che ad organizzare la fuga sarebbe stato un adulto. Il reato per il quale si procede, per il momento a carico di ignoti, è infatti sottrazione consensuale di minore. "Giuridicamente - fanno notare gli inquirenti - non si può parlare di sequestro o rapimento". Non ci sono prove in questo senso. Non è arrivata, ad esempio, alcuna richiesta di tipo estorsivo.
Ma non si scartano le altre ipotesi. E si indaga anche su un altro profilo di Facebook di cui non si sapeva niente, che la ragazzina gestiva utilizzando un computer nella biblioteca comunale del paese.