Dopo l'intervento del Capo dello Stato sulla vicenda di Melfi, l'amministratore delegato del Lingotto scrive al presidente della Repubblica per illustrare le ragioni dell'azienda e assicura: "Non vogliamo alimentare tensioni"
L'odissea dei tre operai di Melfi: le foto
Sergio Marchionne ha scritto una lettera "personale" a Giorgio Napolitano per spiegare le ragioni dela Fiat nella vicenda dei tre operai di Melfi licenziati e reintegrati dal giudice. Lo riferiscono i quotidiani La Stampa e Il Corriere della Sera. Secondo il quotidiano di Torino anche John Elkann, presidente della Fiat, ha parlato con il capo dello Stato al telefono in un colloquio definito "cordiale e chiarificatore".
Marchionne, spiega La Stampa, ha rassicurato il presidente sul fatto che l'azienda non ha né intenzione né interesse al permanere di uno stato di tensione in fabbrica e ha illustrato la linea alla quale si atterrà l'azienda da qui in avanti: massimo rispetto per le decisioni della magistratura, ma anche difesa della scelta fatta con il tipo di reintegro adottato nei confronti di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, che, secondo il Lingotto, è nel solco della "prassi" solitamente seguita da ogni azienda in attesa del pronunciamento finale della magistratura.
Nel colloquio telefonico con Napolitano, Elkann invece ha spiegato che "cercare e trovare soluzioni di lungo periodo di fronte alle difficoltà del momento e alle tensioni che talvolta ne derivano e' l'auspicio di tutti, Fiat in testa".
Sergio Marchionne ha scritto una lettera "personale" a Giorgio Napolitano per spiegare le ragioni dela Fiat nella vicenda dei tre operai di Melfi licenziati e reintegrati dal giudice. Lo riferiscono i quotidiani La Stampa e Il Corriere della Sera. Secondo il quotidiano di Torino anche John Elkann, presidente della Fiat, ha parlato con il capo dello Stato al telefono in un colloquio definito "cordiale e chiarificatore".
Marchionne, spiega La Stampa, ha rassicurato il presidente sul fatto che l'azienda non ha né intenzione né interesse al permanere di uno stato di tensione in fabbrica e ha illustrato la linea alla quale si atterrà l'azienda da qui in avanti: massimo rispetto per le decisioni della magistratura, ma anche difesa della scelta fatta con il tipo di reintegro adottato nei confronti di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, che, secondo il Lingotto, è nel solco della "prassi" solitamente seguita da ogni azienda in attesa del pronunciamento finale della magistratura.
Nel colloquio telefonico con Napolitano, Elkann invece ha spiegato che "cercare e trovare soluzioni di lungo periodo di fronte alle difficoltà del momento e alle tensioni che talvolta ne derivano e' l'auspicio di tutti, Fiat in testa".