L'azienda ha inviato un telegramma ai tre dello stabilimento di Melfi, licenziati a luglio e reintegrati dal giudice, in cui comunica che "non intende avvalersi delle loro prestazioni". La Fiom: O si adeguano o chiederemo l’aiuto delle forze dell’ordine
La Fiat ha inviato ai tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) licenziati nel luglio scorso e reintegrati dal giudice del lavoro circa due settimane fa un telegramma in cui ha comunicato loro che "non intende avvalersi delle loro prestazioni", invitandoli a non presentarsi in fabbrica, lunediì 23 agosto, alla riapertura dello stabilimento dopo la pausa estiva.
L'azienda ha precisato ai tre operai (due dei quali sono delegati della Fiom) che rispetterà gli obblighi contrattuali nei loro confronti, fino al 6 ottobre, quando sarà discusso il ricorso dell'azienda contro la sentenza del giudice del lavoro che ha reintegrato i tre dipendenti.
La reazione della Fiom - Lunedì i tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi "devono rientrare in fabbrica", altrimenti "siamo pronti ad agire sotto tutti i punti di vista legali, anche a chiedere l'intervento delle autorità competenti e delle forze dell'ordine". E' questo il commento del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. "In queste ore - ha aggiunto - stiamo lavorando con i nostri legali ad una diffida da presentare all'azienda perché rispetti il decreto esecutivo di reintegro emesso dal giudice del lavoro".
"Se la Fiat - conclude Landini - non fa rientrare i tre operai in fabbrica commette un reato e continua con una condotta antisindacale".
La risposta della Fiat - Accuse respinte al mittente dal Lingotto: "Abbiamo esercitato una nostra facoltà". L'ordinanza viene ottemperata con il reintegro nelle funzioni e con il relativo trattamento economico. Ma l'azienda può dispensare i dipendenti dal prestare lavoro". Alla Fiat aggiungono inoltre che si tratta di una prassi consueta in questi casi, seguita da tante altre società.
I tre operai sono stati licenziati nello scorso mese di luglio. Il 9 agosto scorso, il giudice del lavoro di Melfi ha accolto l'istanza della Fiom e ha disposto il reintegro dei tre dipendenti, una decisione contro la quale l'azienda automobilistica ha fatto ricorso.
L'azienda ha precisato ai tre operai (due dei quali sono delegati della Fiom) che rispetterà gli obblighi contrattuali nei loro confronti, fino al 6 ottobre, quando sarà discusso il ricorso dell'azienda contro la sentenza del giudice del lavoro che ha reintegrato i tre dipendenti.
La reazione della Fiom - Lunedì i tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi "devono rientrare in fabbrica", altrimenti "siamo pronti ad agire sotto tutti i punti di vista legali, anche a chiedere l'intervento delle autorità competenti e delle forze dell'ordine". E' questo il commento del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. "In queste ore - ha aggiunto - stiamo lavorando con i nostri legali ad una diffida da presentare all'azienda perché rispetti il decreto esecutivo di reintegro emesso dal giudice del lavoro".
"Se la Fiat - conclude Landini - non fa rientrare i tre operai in fabbrica commette un reato e continua con una condotta antisindacale".
La risposta della Fiat - Accuse respinte al mittente dal Lingotto: "Abbiamo esercitato una nostra facoltà". L'ordinanza viene ottemperata con il reintegro nelle funzioni e con il relativo trattamento economico. Ma l'azienda può dispensare i dipendenti dal prestare lavoro". Alla Fiat aggiungono inoltre che si tratta di una prassi consueta in questi casi, seguita da tante altre società.
I tre operai sono stati licenziati nello scorso mese di luglio. Il 9 agosto scorso, il giudice del lavoro di Melfi ha accolto l'istanza della Fiom e ha disposto il reintegro dei tre dipendenti, una decisione contro la quale l'azienda automobilistica ha fatto ricorso.