Il coordinatore del Pdl smentisce la notizia riportata dal "Corriere della Sera", secondo la quale sarebbe indagato per associazione segreta. Il parlamentare ha parlato d'uno "tsunami mediatico", basato su ricostruzioni inventate
Il Corriere della Sera aveva suscitato in giornata un autentico polverone, dando notizia d'un'ulteriore ipotesi di reato su cui la Procura di Roma starerebbe indagando nei confronti del coordinatore del Pdl Denis Verdini. Con Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino il parlamentare risulterebbe inquisito non soltanto per corruzione in merito agli appalti per i progetti eolici in Sardegna, ma anche "per segreta associazione a delinquere, volta a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale".
La reazione di Verdini non s'è fatta attendere. Il coordinatore del Pdl ha smentito quanto riportato dal Corriere, dicendosi pronto a chiarire la sua posizione davanti ai magistrati e definendo "fango e menzogne" le accuse attribuitegli. Verdini ha espresso tutto il suo disappunto in una lunga nota, in cui ha dichiarato: "Mi trovo mio malgrado trascinato in mezzo a uno tsunami mediatico-giudiziario di violenza inaudita, senza nessuna possibilità di potermi difendere compiutamente da una serie di ricostruzioni, che definire fantasiose costituisce un eufemismo. Ho perfino appreso da un quotidiano di essere indagato come membro di un'associazione segreta, di cui non sono mai stato a conoscenza e di cui, conseguentemente, non ho mai fatto, né faccio, parte. Mi sono state portate una o due volte a casa mia (e non otto come scrive un altro quotidiano) tutte insieme le tre persone arrestate ai sensi della legge Anselmi e in quelle occasioni non si è mai parlato né del lodo Alfano, né di pressioni sul Csm o sulla Cassazione, né di candidature alla presidenza della Campania, né di qualsiasi fatto che abbia rilevanza penale, a cominciare proprio da questa fantomatica organizzazione segreta. Ancora oggi, poi, alcuni quotidiani continuano a parlare della banca che presiedo e di un fiume illecito di denaro (chi 8 milioni di euro, chi 4) depositato, transitato o negoziato presso il Credito cooperativo fiorentino. Notizia smentita più volte da me e dalla banca stessa, in quanto completamente falsa. Peraltro, la stessa ordinanza del gip di Roma conferma, come da indagini svolte presso il Ccf e il Giornale della Toscana, che sono stati fatti regolari versamenti con assegni circolari in più rate per complessivi 800mila euro, che servivano alla ricapitalizzazione della società che edita il quotidiano. Un'operazione del tutto trasparente, che nulla ha a che vedere con le calunniose illazioni riportate dalla stampa. Sono pronto a chiarire tutto davanti ai magistrati, quando riterranno opportuno convocarmi, nella speranza, probabilmente vana, che questo stillicidio di notizie in aperta violazione del segreto istruttorio cessi, che la verità venga finalmente acclarata e che s'interrompa questo incredibile fiume di fango e di menzogne che viene quotidianamente riversato sulla mia onorabilità di uomo e di politico".
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La reazione di Verdini non s'è fatta attendere. Il coordinatore del Pdl ha smentito quanto riportato dal Corriere, dicendosi pronto a chiarire la sua posizione davanti ai magistrati e definendo "fango e menzogne" le accuse attribuitegli. Verdini ha espresso tutto il suo disappunto in una lunga nota, in cui ha dichiarato: "Mi trovo mio malgrado trascinato in mezzo a uno tsunami mediatico-giudiziario di violenza inaudita, senza nessuna possibilità di potermi difendere compiutamente da una serie di ricostruzioni, che definire fantasiose costituisce un eufemismo. Ho perfino appreso da un quotidiano di essere indagato come membro di un'associazione segreta, di cui non sono mai stato a conoscenza e di cui, conseguentemente, non ho mai fatto, né faccio, parte. Mi sono state portate una o due volte a casa mia (e non otto come scrive un altro quotidiano) tutte insieme le tre persone arrestate ai sensi della legge Anselmi e in quelle occasioni non si è mai parlato né del lodo Alfano, né di pressioni sul Csm o sulla Cassazione, né di candidature alla presidenza della Campania, né di qualsiasi fatto che abbia rilevanza penale, a cominciare proprio da questa fantomatica organizzazione segreta. Ancora oggi, poi, alcuni quotidiani continuano a parlare della banca che presiedo e di un fiume illecito di denaro (chi 8 milioni di euro, chi 4) depositato, transitato o negoziato presso il Credito cooperativo fiorentino. Notizia smentita più volte da me e dalla banca stessa, in quanto completamente falsa. Peraltro, la stessa ordinanza del gip di Roma conferma, come da indagini svolte presso il Ccf e il Giornale della Toscana, che sono stati fatti regolari versamenti con assegni circolari in più rate per complessivi 800mila euro, che servivano alla ricapitalizzazione della società che edita il quotidiano. Un'operazione del tutto trasparente, che nulla ha a che vedere con le calunniose illazioni riportate dalla stampa. Sono pronto a chiarire tutto davanti ai magistrati, quando riterranno opportuno convocarmi, nella speranza, probabilmente vana, che questo stillicidio di notizie in aperta violazione del segreto istruttorio cessi, che la verità venga finalmente acclarata e che s'interrompa questo incredibile fiume di fango e di menzogne che viene quotidianamente riversato sulla mia onorabilità di uomo e di politico".
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