Maturità, la musica non è un Mondo Marcio: ecco il tema

Cronaca
Ua foto tratta dal sito ufficiale di Mondo Marcio
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Il rapper ha svolto in esclusiva per SKY.it la traccia sul ruolo della musica nella società contemporanea. “Ho cantato la mia storia, il divorzio dei miei genitori, l’incontro con la strada. La musica è un aiuto per uscire dalla propria gabbia"

di Mondo Marcio

La traccia (QUI TUTTE LE ALTRE): "La Musica, diceva Aristotele, non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici, poichè può servire per l'educazione, per procurare la catarsi e in terzo luogo per ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo. Il candidato si soffermi sulla funzione, sugli scopi e sugli usi della musica nella società contemporanea. Se lo ritiene opportuno, può fare riferimento anche a sue esperienze di pratica e/o ascolto musicale".

Nell’arco dei secoli la musica è stata un alleato preziosissimo dell’uomo sotto vari aspetti, da quello didattico a quello ludico, svolgendo funzioni di primaria importanza non solo finalizzate allo svago e al divertimento.

L’arte del suono ha infatti aiutato l’umanità a tramandare leggende di dei eroi, a creare lingue comuni e crescere spiritualmente e a livello intellettuale, confermandosi dalle origini fino ad oggigiorno uno dei più resistenti fil rouge della storia umana. Andando a soddisfare un bisogno innato, la musica è resistita a pestilenze, a battaglie, a rivoluzioni e a crisi, fino ad arrivare indenne alle porte del ventunesimo secolo; tuttavia la vera essenza della musica è stata intaccata a più riprese e rischia soprattutto oggi di soccombere alle leggi di mercato che ormai regolano ogni aspetto della vita e della società umana.

Attualmente l’arte delle sette note gode ancora di due valori incommensurabili, ricoprendo il ruolo fondamentale di via di fuga dal trambusto quotidiano e fungendo anche da fonte alternativa ai giornali e ai telegiornali a cui attingere per dare uno sguardo sotto un altro aspetto. La prima delle due funzioni, ovvero quella relativa allo svago ricreativo e alla distrazione, non si limita alla sfera dell’intrattenimento, ma permette anzi all’uomo di commuoversi, emozionarsi e, letteralmente, vedere oltre: la musica riesce in qualche modo a far evadere la persona dalla quotidianità, offrendole la possibilità di conoscere le cose non tramite i normali cinque sensi, ma piuttosto attraverso l’anima.

Non si tratta dunque di materia di competenza esclusiva dell’udito, bensì di qualcosa che va oltre alla sensorialità naturale; è noto come nell’antichità la musica avesse una componente ritenuta magica, per questo utilizzata in riti propiziatori e divinatori, eppure anche oggi, nel Millennio più raziocinante e all’insegna della logica, il suono rimane qualcosa di intellegibile appunto per quella sua peculiarità che permette all’uomo di estrapolare la propria anima. Analogamente a questa caratteristica che consente di “leggersi dentro”, la musica offre anche l’opportunità di guardare all’esterno, configurandosi come via alternativa per informarsi: si tratta di una funzione peculiare di alcuni generi specifici quali il rock, il punk e il rap, ovvero quelle correnti musicali che da subito si sono dimostrate legate in maniera intrinseca ai problemi sociali, offrendo scorci inediti di realtà e situazioni altrimenti conoscibili solamente attraverso stampa e televisione.

Nonostante alcune eccezioni continuino a battersi per comunicare qualcosa che vada oltre una rima baciata o una canzonetta disimpegnata, la musica si conferma in piena crisi al giorno d’oggi e il motivo è da ricercare proprio nel distacco dagli ideali e dai messaggi che in passato hanno animato ogni espressione d’arte dell’uomo.

Mentre i palchi e gli studi di registrazione degli Anni Sessanta e Settanta del secolo scorso apparivano intrisi di ideali, principi e cause per cui lottare, adesso la tendenza dei musicisti è quella di vendersi al miglior offerente, producendo musica come se fosse un prodotto di consumo di massa, il più delle volte di tipo “usa e getta”.

Ciò che anima il mercato musicale odierno è proprio il termine “mercato”, che rimanda inevitabilmente al business che sta dietro (per non dire davanti) ad una canzone. Dagli artisti costruiti a regola d’arte ma comunque artefatti che non riescono più ad emozionare alle canzoni scritte con l’unico scopo di scalare le classifiche per aumentare le vendite del disco, la musica inevitabilmente va incontro ad un processo degenerativo che finirà per renderla sterile.

È importante dunque per l’umanità riuscire a tornare alle radici di questa arte, guardando al passato, a modelli come Bob Marley, Bob Dylan e Bruce Springsteen, ovvero l’ultima generazione di cantastorie che hanno utilizzato le sette note per trasmettere qualcosa di grande e per battersi rispettivamente per il proprio popolo, per i neri e per il basso ceto sociale. Nonostante sia difficile tornare a una dimensione in cui la musica riesca ad aggregare, dal momento che la fruizione odierna avviene soprattutto singolarmente e che purtroppo l’unica macchina aggregatrice di oggi è quella dei Social Network e della rete in generale, è fondamentale per i musicisti tornare a suonare in primo luogo per passione e per esprimere un messaggio.

Attraverso la mia musica, in particolare quella dei primi album, sono riuscito ad esprimere concetti e pensieri che altrimenti mi sarebbe stato difficile raccontare: ho cantato della mia storia personale, del dramma familiare che ho vissuto a seguito del divorzio dei miei genitori, dell’incontro con la strada e dell’approccio con la droga.

Tramite i testi e le note di quelle canzoni ho potuto dire la mia, far capire quello che mi stava succedendo, al contempo aiutando in qualche modo chi era nella mia stessa situazione. La società di oggi sottovaluta la grande potenza terapeutica della musica che, spesso, diventa la migliore confidente nonché un aiuto prezioso per uscire dalla propria personale gabbia.

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