I nuovi boss di Porta Nuova e dell’affiliata famiglia del Borgo Vecchio sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata all’estorsione, rapina e spaccio. Tra le attività della “famiglia” anche l’assistenza ai detenuti
Sono ritenuti dagli inquirenti i nuovi boss del mandamento di Porta Nuova e dell'affiliata famiglia del Borgo Vecchio i 15 fermati a Palermo nell'operazione antimafia "Eleio" dei carabinieri, coordinata dai pm della Dda di Palermo, Roberta Buzzolani e Ambrogio Cartosio.
Le accuse nei loro confronti sono di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, alle rapine, alla ricettazione e al traffico di stupefacenti. Il provvedimento di fermo si è reso necessario sia per impedire la fuga degli indagati, sia per bloccare danneggiamenti e ritorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori. Una ventina quelli sotto pressione estorsiva, compresi i gestori dell'hotel "President" di via Crispi e della pizzeria "Bellini", nell'omonima piazza, a pochi passi da Palazzo delle Aquile, sede del Comune. Le indagini hanno documentato anche l'imposizione del “pizzo” per un appalto da 5 milioni di euro nell'area portuale di Palermo, con la richiesta del consueto 3 per cento (in questo caso, 150 mila euro). Sono stati ricostruiti anche il reimpiego del denaro per l'acquisto di droga (tra l'altro nell'inchiesta c'è l'acquisto di una partita di 10 chili di cocaina) e la gestione di tutti gli affari illeciti nel mandamento: non solo l'assistenza ai detenuti, ma anche il pagamento delle parcelle degli avvocati (in particolare quella di Giusi Amato, arrestata a dicembre assieme al boss Gianni Nicchi e ora sotto processo per favoreggiamento), e l'intermediazione per l'assegnazione di alloggi popolari.
Le accuse nei loro confronti sono di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, alle rapine, alla ricettazione e al traffico di stupefacenti. Il provvedimento di fermo si è reso necessario sia per impedire la fuga degli indagati, sia per bloccare danneggiamenti e ritorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori. Una ventina quelli sotto pressione estorsiva, compresi i gestori dell'hotel "President" di via Crispi e della pizzeria "Bellini", nell'omonima piazza, a pochi passi da Palazzo delle Aquile, sede del Comune. Le indagini hanno documentato anche l'imposizione del “pizzo” per un appalto da 5 milioni di euro nell'area portuale di Palermo, con la richiesta del consueto 3 per cento (in questo caso, 150 mila euro). Sono stati ricostruiti anche il reimpiego del denaro per l'acquisto di droga (tra l'altro nell'inchiesta c'è l'acquisto di una partita di 10 chili di cocaina) e la gestione di tutti gli affari illeciti nel mandamento: non solo l'assistenza ai detenuti, ma anche il pagamento delle parcelle degli avvocati (in particolare quella di Giusi Amato, arrestata a dicembre assieme al boss Gianni Nicchi e ora sotto processo per favoreggiamento), e l'intermediazione per l'assegnazione di alloggi popolari.