19 le ordinanze di custodia cautelare in carcere, eseguite nel corso di una maxi operazione coordinata dalla Dia del capoluogo siciliano. L'indagine ha permesso di far luce su illeciti nella gestione edilizia di opere pubbliche e private
Nel corso d'una maxi operazione antimafia coordinata dalla Dda di Palermo, circa 200 agenti della sezione criminalità organizzata della Mobile del capoluogo siciliano hanno eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e interposizione fittizia di beni. Nell'ambito della stessa inchiesta sono stati sottoposti a sequestro preventivo aziende, imprese e beni immobili del valore di diverse centinaia di milioni di euro. Tra le 19 persone, finite in manette, figura anche l'imprenditore Francesco Lena, ingegnere e titolare della nota azienda "Santa Anastasia", che produce vini di qualità ed è citata nelle piu' importanti guide enologiche. Nata 30 anni fa, l'azienda si trova nel territorio di Castelbuono e sorge tra le colline, intorno a un'antica abbazia. Secondo i magistrati per la sua attività Lena avrebbe investito denaro di alcuni boss palermitani.
L'indagine ha soprattutto permesso di far luce su illeciti nella gestione dei grandi appalti di opere pubbliche e private nonché sulle connessioni tra mafia e imprenditoria. Tra i lavori, che avevano suscitato l'interesse di Cosa Nostra, figura anche l'appalto per la realizzazione di un termovalorizzatore nella discarica palermitana di Bellolampo. Negli ultimi mesi la costruzione di quattro grandi termovalorizzatori in Sicilia, decisa dalla giunta regionale guidata dall'ex presidente Salvatore Cuffaro e bloccata dall'attuale governatore Raffaele Lombardo, era stata al centro di aspre polemiche. Lombardo, che ieri doveva essere ascoltato su questo argomento dalla Commissione parlamentare antimafia, aveva denunciato pubblicamente infiltrazioni mafiose in alcuni di questi appalti.
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