Scuola, non basta un referendum per salvare la lasagna
CronacaPrima i pezzi di cotenna bovina nei piatti dei bimbi, poi il contestato questionario di Milano Ristorazione, che serve tutte le mense scolastiche: il 62% dei votanti ha detto sì alla lasagna, anche se "pelosa". Ma le mamme annunciano una class action
di Chiara Ribichini
Vogliamo le lasagne, anche se pelose. Parola dei genitori. O, meglio, di Milano Ristorazione. Dopo più di due mesi dalla fine delle votazioni, sono stati infatti comunicati i risultati del referendum “Lasagne sì, Lasagne no” (QUI IL TESTO), l’indagine indetta dalla società che gestisce la refezione scolastica nelle scuole milanesi in seguito al ritrovamento di pezzi di cotenna bovina in una scuola primaria del capoluogo lombardo lo scorso febbraio. Un episodio che si era già verificato un anno fa e che ha causato una dura reazione delle mamme che oggi si dicono preoccupate non solo per le lasagne, ma anche per la qualità di tutto il cibo fornito ai loro bimbi. Per questo un gruppo di genitori iscritti alle Commissioni mense di Milano ha inviato qualche giorno fa una diffida a Milano Ristorazione.
I risultati del referendum sulle lasagne sono comunque a favore di quello che è definito come uno dei piatti più graditi ai bambini: su 71.066 questionari distribuiti ne sono stati compilati 34.897; il 62,7% dei genitori (21.891 in numero assoluto) ha detto di sì alle lasagne “con il pelo”, il 34,6% (12.073) no, mentre le schede bianche o nulle sono state 930 (pari al 2,7%). Risultati che si sono fatti attendere. “Avevamo fissato il 1 aprile come termine per la riconsegna delle schede. Ma la distribuzione è stata lenta. Noi abbiamo dato i questionari ai direttori didattici ma non sappiamo effettivamente quando sono stati distribuiti ai genitori” spiega un portavoce di Milano Ristorazione. E aggiunge: “Lo spoglio è andato a rilento, è stato fatto dall’ufficio relazioni esterne che però si occupa quotidianamente di altre cose. Non è stato uno scrutinio elettronico. E poi abbiamo avuto anche il cambio di presidente”.
Tutto è iniziato con il ritrovamento di particelle di cotenna bovina in alcune porzioni di lasagne distribuite lo scorso 4 febbraio ai bimbi della scuola primaria di via Iseo, a Milano. Un fatto che ha scatenato l’immediata protesta dei genitori con iniziative come lo “Schiscetta day” o “Mangio in bianco perché della mensa sono stanco”. E le proteste in pochi giorni sono passate dalle aule alla rete, dove si è scatenata tutta la fantasia e l’ironia dei genitori. Ed ecco spuntare "l'ode alla Lasagna pelosa” o “il menù di Milano Depilazione”, per arrivare alla proposta di un contro referendum in cui si chiede ai genitori “se tenere la gestione di Milano Ristorazione oppure scegliere, allo stesso prezzo, la Cascina Farlocca come nuovo erogatore del Servizio”.
Al coro dei no dei genitori alle lasagne pelose hanno fatto però da contraltare le lettere che i bambini hanno inviato a Milano Ristorazione per chiedere il ripristino del loro piatto preferito. Da lì è nata l’idea del referendum. “Le lasagne sono uno dei cibi più graditi dai bimbi. Ci siamo trovati di fronte a due fazioni contrapposte: le mamme da una parte e i figli dall’altra. Per capire cosa fare ci siamo affidati alla consultazione referendaria” spiega un portavoce di Milano Ristorazione. “E’ la prima volta che facciamo un esperimento di questo genere. Credo che abbiamo ottenuto un risultato importante. La metà dei quesiti che abbiamo distribuito ci è tornata indietro. Vuol dire che ha votato un genitore su due”. Ben diverso il parere di Antonella Lo Consolo, referente delle Commissioni mense di Milano, che parla di un quorum non raggiunto. “Francamente mi sembra che la percentuale dei votanti sia troppo alta. In molte scuole inoltre il questionario non è stato distribuito come forma di protesta. Ma anche accettando i loro numeri, resta il fatto che non hanno raggiunto il quorum. E in ogni caso l’alternativa non può essere lasagna sì lasagna no. Su quel foglio doveva esserci una terza opzione: vogliamo solo le lasagne buone”.
Per Milano Ristorazione, però, la lasagna buona non esiste. “La lasagna senza setole di cotenna è impossibile. Lo dicono i produttori stessi. Anche in quelle che compri al supermercato c’è lo stesso rischio che comunque non comporta nessun pericolo per la salute. Noi possiamo garantire una qualità dove può scapparci la setola”. Nessuna certezza però della presenza futura della lasagna nel menù dei piccoli scolari. “Si tratta di un piatto invernale. Dobbiamo ancora discutere il menù del prossimo anno insieme con la Asl”.
La Commissione mense di Milano, dal canto suo, sottolinea che si tratta della settima volta in due anni che si verifica un fatto simile. Nel maggio del 2009, infatti, in ben sei scuole furono distribuite lasagne pelose. Ma, indipendentemente dalla futura riabilitazione delle lasagne, “il ragionamento è di fare un discorso di analisi del cibo”. Per questo un gruppo di genitori iscritti alle Commissioni Mensa delle scuole milanesi si è costituita in “class action” e ha inviato una diffida a Milano Ristorazione invitandola a mettersi in regola al più presto con quanto stabilito dal contratto di servizio. Un contratto che, a detta dei più numerosi firmatari, è stato disatteso in più punti: nella selezione, preparazione e quantità dei cibi proposti dai bambini.
Vogliamo le lasagne, anche se pelose. Parola dei genitori. O, meglio, di Milano Ristorazione. Dopo più di due mesi dalla fine delle votazioni, sono stati infatti comunicati i risultati del referendum “Lasagne sì, Lasagne no” (QUI IL TESTO), l’indagine indetta dalla società che gestisce la refezione scolastica nelle scuole milanesi in seguito al ritrovamento di pezzi di cotenna bovina in una scuola primaria del capoluogo lombardo lo scorso febbraio. Un episodio che si era già verificato un anno fa e che ha causato una dura reazione delle mamme che oggi si dicono preoccupate non solo per le lasagne, ma anche per la qualità di tutto il cibo fornito ai loro bimbi. Per questo un gruppo di genitori iscritti alle Commissioni mense di Milano ha inviato qualche giorno fa una diffida a Milano Ristorazione.
I risultati del referendum sulle lasagne sono comunque a favore di quello che è definito come uno dei piatti più graditi ai bambini: su 71.066 questionari distribuiti ne sono stati compilati 34.897; il 62,7% dei genitori (21.891 in numero assoluto) ha detto di sì alle lasagne “con il pelo”, il 34,6% (12.073) no, mentre le schede bianche o nulle sono state 930 (pari al 2,7%). Risultati che si sono fatti attendere. “Avevamo fissato il 1 aprile come termine per la riconsegna delle schede. Ma la distribuzione è stata lenta. Noi abbiamo dato i questionari ai direttori didattici ma non sappiamo effettivamente quando sono stati distribuiti ai genitori” spiega un portavoce di Milano Ristorazione. E aggiunge: “Lo spoglio è andato a rilento, è stato fatto dall’ufficio relazioni esterne che però si occupa quotidianamente di altre cose. Non è stato uno scrutinio elettronico. E poi abbiamo avuto anche il cambio di presidente”.
Tutto è iniziato con il ritrovamento di particelle di cotenna bovina in alcune porzioni di lasagne distribuite lo scorso 4 febbraio ai bimbi della scuola primaria di via Iseo, a Milano. Un fatto che ha scatenato l’immediata protesta dei genitori con iniziative come lo “Schiscetta day” o “Mangio in bianco perché della mensa sono stanco”. E le proteste in pochi giorni sono passate dalle aule alla rete, dove si è scatenata tutta la fantasia e l’ironia dei genitori. Ed ecco spuntare "l'ode alla Lasagna pelosa” o “il menù di Milano Depilazione”, per arrivare alla proposta di un contro referendum in cui si chiede ai genitori “se tenere la gestione di Milano Ristorazione oppure scegliere, allo stesso prezzo, la Cascina Farlocca come nuovo erogatore del Servizio”.
Al coro dei no dei genitori alle lasagne pelose hanno fatto però da contraltare le lettere che i bambini hanno inviato a Milano Ristorazione per chiedere il ripristino del loro piatto preferito. Da lì è nata l’idea del referendum. “Le lasagne sono uno dei cibi più graditi dai bimbi. Ci siamo trovati di fronte a due fazioni contrapposte: le mamme da una parte e i figli dall’altra. Per capire cosa fare ci siamo affidati alla consultazione referendaria” spiega un portavoce di Milano Ristorazione. “E’ la prima volta che facciamo un esperimento di questo genere. Credo che abbiamo ottenuto un risultato importante. La metà dei quesiti che abbiamo distribuito ci è tornata indietro. Vuol dire che ha votato un genitore su due”. Ben diverso il parere di Antonella Lo Consolo, referente delle Commissioni mense di Milano, che parla di un quorum non raggiunto. “Francamente mi sembra che la percentuale dei votanti sia troppo alta. In molte scuole inoltre il questionario non è stato distribuito come forma di protesta. Ma anche accettando i loro numeri, resta il fatto che non hanno raggiunto il quorum. E in ogni caso l’alternativa non può essere lasagna sì lasagna no. Su quel foglio doveva esserci una terza opzione: vogliamo solo le lasagne buone”.
Per Milano Ristorazione, però, la lasagna buona non esiste. “La lasagna senza setole di cotenna è impossibile. Lo dicono i produttori stessi. Anche in quelle che compri al supermercato c’è lo stesso rischio che comunque non comporta nessun pericolo per la salute. Noi possiamo garantire una qualità dove può scapparci la setola”. Nessuna certezza però della presenza futura della lasagna nel menù dei piccoli scolari. “Si tratta di un piatto invernale. Dobbiamo ancora discutere il menù del prossimo anno insieme con la Asl”.
La Commissione mense di Milano, dal canto suo, sottolinea che si tratta della settima volta in due anni che si verifica un fatto simile. Nel maggio del 2009, infatti, in ben sei scuole furono distribuite lasagne pelose. Ma, indipendentemente dalla futura riabilitazione delle lasagne, “il ragionamento è di fare un discorso di analisi del cibo”. Per questo un gruppo di genitori iscritti alle Commissioni Mensa delle scuole milanesi si è costituita in “class action” e ha inviato una diffida a Milano Ristorazione invitandola a mettersi in regola al più presto con quanto stabilito dal contratto di servizio. Un contratto che, a detta dei più numerosi firmatari, è stato disatteso in più punti: nella selezione, preparazione e quantità dei cibi proposti dai bambini.