Claps, l'autopsia: a Elisa tagliate più ciocche di capelli

Cronaca
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I risultati della perizia: sul corpo 12 ferite da punta e taglio "inferte con una lama della lunghezza di almeno 5,5 centimetri"

Elisa Claps giunse viva nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, quel 13 settembre 1993. Lì qualcuno la uccise in non più di trenta minuti, con 12 fendenti di una lama piccola e appuntita, colpendola soprattutto alla schiena: 9 i colpi all'emitorace posteriore, tre davanti, sempre all'altezza del torace. Poi il corpo fu trascinata per i piedi e lasciato dove pochi mesi fa è stato ritrovato. Prima di morire l'assassino le taglio qualche ciocca di capelli ma, soprattutto, tentò e forse riuscì ad abusare di lei sessualmente.

Sono gli ultimi istanti di vita della giovane ragazza potentina, ricostruiti dalla perizia medica redatta dal professor Francesco Introna, che ha effettuato l'autopsia sul cadavere della ragazza, desecretata e consegnata oggi agli avvocati della famiglia Claps e di Danilo Restivo, destinatario di un mandato d'arresto per l'omicidio della ragazza. Secondo lo studio di Introna "Elisa Claps giunse in vita nel sottotetto" e "la salma fu trascinata per i piedi e fatta rotolare lateralmente, fino al sito in cui fu rinvenuta. La decomposizione avvenne nel sito in cui è stato rinvenuto".

La ragazza fu colpita "con una lama piccola, appuntita, della lunghezza di almeno 5,5 centimetri" e "riportò almeno 12 ferite da punta e taglio e almeno una da taglio. Attendibilmente - scrive il medico - fu usato un mezzo monotagliente" con cui Elisa fu colpita "13 volte: nove colpi furono inferti posteriormente e tre anteriormente". Prima dell'omicidio, durato "un lasso di tempo relativamente breve" di "circa 30 minuti", "una ciocca fu tagliata di netto con margine libero squadrato" e "altre ciocche furono tagliate nell'immediatezza della morte". Quanto alla violenza sessuale, secondo il medico legale la posizione degli indumenti e alcune lesioni nelle parti intime "fanno supporre" che Elisa prima di essere uccisa sia stata "vittima di un'aggressione sessuale" o che, comunque, "l'aggressione mortale possa essere occorsa nel corso di atti sessuali".

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