Appalti pilotati, l'inchiesta si allarga. E spunta un teste

Cronaca
Pietro Lunardi
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Dopo quello del ministro Scajola emerge anche il nome di Pietro Lunardi, già responsabile del dicastero delle Infrastrutture, che si difende: “Ho avuto rapporti regolari e posso dimostrarlo”. Intanto un testimone è pronto a fare nuove rivelazioni

Appalti in cambio di laute ricompense, strade di politici e pubblici funzionari che si incrociano spesso con la cosiddetta cricca degli appalti pilotati. L'inchiesta grandi appalti coordinata dalla procura di Perugia si allarga. Ed è così che emergono i nomi di personaggi eccellenti. Tra questi quello di Pietro Lunardi, già responsabile delle Infrastrutture nel primo governo Berlusconi. L'impresa Anemone avrebbe ristrutturato due immobili del politico oggi membro della commissione esteri alla camera. Ma a fare il suo nome anche un superteste, un tuttofare tunisino ex faccendiere di Anemone.

"Adesso cercano di tirar dentro le persone che non c'entrano. Sono le cose che succedono in Italia". Così si difende l'ex ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, dal coinvolgimento, ad opera di testimoni, nell'inchiesta sugli appalti della Protezione Civile. Lunardi ammette i contatti con gli uomini-chiavi dell'inchiesta, Angelo Balducci - all'epoca provveditore alle opere pubbliche di Roma e poi presidente del Consiglio superiore Lavori pubblici - ed il costruttore Diego Anemone, ma l'ex ministro respinge tutte le accuse di illeciti. "I miei rapporti sono stati tutti regolari - dice - posso provarlo in qualsiasi momento. Sono pronto ad essere ascoltato dai magistrati".

Anche riguardo ad alcuni lavori che Anemone fece presso una proprietà di Lunardi in campagna, a Parma, "e' tutto regolare - prosegue Lunardi - ho i documenti che lo dimostrano". Così come per l'acquisti di un immobile a Roma di proprietà di Propaganda Fide. "Ho tutte le carte in regola", ribadisce Lunardi che nega di conoscere il cittadino tunisino tuttofare di Balducci, Laid Ben Fathi Hidri, ed è pronto a querelare i giornali che avrebbero fatto illazioni.

Oggi a difendersi dalle pagine di alcuni quotidiani in edicola anche il ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola, che ha smentito di aver comprato un appartamento con i soldi del costruttore Anemone, coinvolto nell’inchiesta sulle Grandi Opere.

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