Due clan camorristici di Torre Annunziata, storicamente in lotta fra loro, avevano firmato la pace per controllare assieme il territorio ed imporre un doppio 'pizzo' ad imprenditori del settore nautico. 11 persone arrestate, tra queste anche un 17enne
Un accordo tra due clan rivali a Torre Annunziata, nel napoletano, per chiedere il pizzo agli imprenditori del polo nautico locale. E' l'inedita scoperta di un'indagine dei carabinieri che ha portato all'arresto su mandato del gip del tribunale di Napoli di 11 affiliati a due organizzazioni camorristiche da tempo rivali, tre appartenenti al clan Gallo-Cavaliere e 8 ai Gionta.
Le accuse vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, all'estorsione, alla violazione della legge sulle armi. Il 'cartello' ha stipulato una pax mafiosa per meglio controllare la zona in cui sta avvenendo un investimento milionario da parte di imprenditori.
Uno di questi, costretto a pagare 15 volte tangenti ai due clan e ad assumere persone da loro indicate, ha denunciato. Da qui indagini con metodi tradizionali, pedinamenti, appostamenti, ascolto dei testimoni, intercettazioni ambientali e telefoniche, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, poi gli arresti.
Tra i destinatari delle misure cautelari c'è anche un ragazzo di 17 anni. Diventerà maggiorenne tra un mese, ma è giù un uomo del clan. Il giovane, ora arrestato su mandati del tribunale dei Minori di Napoli, è figlio di un affiliato ai Gionta in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Era lui, racconta l'imprenditore che ha denunciato le vessazioni della camorra, a chiedergli in più riprese per conto della cosca rate di 'pizzo' da 2.500 euro ciascuna.
"Siamo alla terza generazione di camorra - sottolinea il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, commentando la giovane età del ragazzo e di altri arrestati - i genitori hanno invitato i loro figli a imparare come si fa e loro hanno imparato bene". Gli ordini di custodia cautelare emessi dal gip partenopeo erano dunque 13, di cui 11 eseguiti.
Guarda anche:
Pizzo, così ho trovato la forza di denunciare gli estorsori
Presentata a Palermo la nuova guida dei commercianti che non pagano il pizzo
Le accuse vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, all'estorsione, alla violazione della legge sulle armi. Il 'cartello' ha stipulato una pax mafiosa per meglio controllare la zona in cui sta avvenendo un investimento milionario da parte di imprenditori.
Uno di questi, costretto a pagare 15 volte tangenti ai due clan e ad assumere persone da loro indicate, ha denunciato. Da qui indagini con metodi tradizionali, pedinamenti, appostamenti, ascolto dei testimoni, intercettazioni ambientali e telefoniche, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, poi gli arresti.
Tra i destinatari delle misure cautelari c'è anche un ragazzo di 17 anni. Diventerà maggiorenne tra un mese, ma è giù un uomo del clan. Il giovane, ora arrestato su mandati del tribunale dei Minori di Napoli, è figlio di un affiliato ai Gionta in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Era lui, racconta l'imprenditore che ha denunciato le vessazioni della camorra, a chiedergli in più riprese per conto della cosca rate di 'pizzo' da 2.500 euro ciascuna.
"Siamo alla terza generazione di camorra - sottolinea il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, commentando la giovane età del ragazzo e di altri arrestati - i genitori hanno invitato i loro figli a imparare come si fa e loro hanno imparato bene". Gli ordini di custodia cautelare emessi dal gip partenopeo erano dunque 13, di cui 11 eseguiti.
Guarda anche:
Pizzo, così ho trovato la forza di denunciare gli estorsori
Presentata a Palermo la nuova guida dei commercianti che non pagano il pizzo