Sono scesi dalla gru a 60 metri di altezza i due lavoratori dell'azienda Raimondi che protestavano contro la decisione di non attribuire loro la cassa integrazione in deroga. "Abbiamo preso le briciole" ha dichiarato uno dei due uomini
Sono scesi dalla gru i due operai dipendenti dell'azienda Raimondi che protestavano contro la decisione di non attribuire loro la cassa integrazione in deroga. I due sono saliti giovedì notte, intorno alle 2.30, su una delle gru all'interno del cantiere del nuovo Pirellone, in via Melchiorre Gioia a Milano. Dopo il gesto dimostrativo, il giudice ha autorizzato la cassa integrazione e la Regione ha assicurato che ci sono i presupposti per la sua concessione che verrà discussa lunedì.
"Abbiamo raccolto le briciole": questa la prima dichiarazione di Antonio, uno dei due operai. "Va tutto bene, è tutto a posto - ha spiegato ai cronisti una volta messo piede a terra -. Abbiamo raccolto le briciole. E' stata una protesta necessaria perché oggi saremo stati senza lavoro lo siamo ancora ma almeno abbiamo preso le briciole".
Anche il collega di Antonio, Emilio, ha commentato il suo gesto. "Ora sto bene - ha aggiunto - sono un po' emozionato. L'abbiamo fatto per noi e per i nostri colleghi" alle prese con la difficile situazione lavorativa, "debiti e mutui" come tante altre famiglie.
Una forma di protesta estrema e ingiusta ma necessaria per evitare l'incubo della mobilità e di altri mesi di incertezza. Cosi' Eszdrina, moglie di Emilio. "Per me è stata una sorpresa - ha dichiarato - è andato via di casa presto. Non è giusto arrivare a questo punto e fare una cosa del genere per cercare di tenere il posto di lavoro, è un anno e mezzo che è in cassa integrazione.
A giudizio della donna, presente in via Melchiorre Gioia dove sorge il nuovo palazzo della Regione Lombardia "non basta che venga allungata la cassa integrazione per sei mesi, i dipendenti vogliono tornare al lavoro".
Nel corso della giornata di venerdì, grazie alla mediazione della Regione Lombardia, il tribunale ha sbloccato la firma sull'accordo per la cassa integrazione in deroga che dovrebbe dare un po' di respiro ai lavoratori della Raimondi, azienda che nel 2009 ha firmato un concordato preventivo ed è stata poi rilevata da un gruppo del Katar.
"Abbiamo raccolto le briciole": questa la prima dichiarazione di Antonio, uno dei due operai. "Va tutto bene, è tutto a posto - ha spiegato ai cronisti una volta messo piede a terra -. Abbiamo raccolto le briciole. E' stata una protesta necessaria perché oggi saremo stati senza lavoro lo siamo ancora ma almeno abbiamo preso le briciole".
Anche il collega di Antonio, Emilio, ha commentato il suo gesto. "Ora sto bene - ha aggiunto - sono un po' emozionato. L'abbiamo fatto per noi e per i nostri colleghi" alle prese con la difficile situazione lavorativa, "debiti e mutui" come tante altre famiglie.
Una forma di protesta estrema e ingiusta ma necessaria per evitare l'incubo della mobilità e di altri mesi di incertezza. Cosi' Eszdrina, moglie di Emilio. "Per me è stata una sorpresa - ha dichiarato - è andato via di casa presto. Non è giusto arrivare a questo punto e fare una cosa del genere per cercare di tenere il posto di lavoro, è un anno e mezzo che è in cassa integrazione.
A giudizio della donna, presente in via Melchiorre Gioia dove sorge il nuovo palazzo della Regione Lombardia "non basta che venga allungata la cassa integrazione per sei mesi, i dipendenti vogliono tornare al lavoro".
Nel corso della giornata di venerdì, grazie alla mediazione della Regione Lombardia, il tribunale ha sbloccato la firma sull'accordo per la cassa integrazione in deroga che dovrebbe dare un po' di respiro ai lavoratori della Raimondi, azienda che nel 2009 ha firmato un concordato preventivo ed è stata poi rilevata da un gruppo del Katar.