"L'Italia non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti" e ha messo in pericolo la salute umana e l'ambiente. Gli eventi contestati sono quelli relativi all'emergenza verificatasi in Campania nel 2007
La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha stabilito oggi che l'Italia non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti in Campania, mettendo in pericolo la salute dei cittadini.
Gli eventi contestati dai giudici europei sono quelli relativi all'emergenza rifiuti verificatasi in Campania nel 2007. Nel comunicato, la Corte dice che "nella regione Campania, i quantitativi ingenti di rifiuti ammassati nelle strade, nonostante l'assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche, dimostrano un deficit strutturale di impianti, cui non è stato possibile rimediare".
Secondo i giudici Ue, né l'opposizione dei cittadini né "gli inadempimenti contrattuali" e neanche la presenza di attività criminali rappresentano cause di forza maggiore "che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti". La Corte , precisando che "gli Stati membri non devono esporre la salute umana a pericolo nel corso di operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti", ha stabilito che invece l'Italia non ha rispettato tale obbligo.
Dopo l'avvio della procedura d'infrazione, la Commissione aveva inoltre congelato i fondi comunitari destinati alla Campania per circa 500 milioni di euro.
Il governo italiano aveva chiesto di respingere il ricorso sottolineando come era stato fatto ogni possibile sforzo per arginare la crisi. L'Italia ha affermato di aver aumentato il livello di raccolta differenziata e di aver aperto due discariche e costruito inceneritori. Ha inoltre addotto inadempimenti contrattuali e comportamenti criminali, riferisce la Corte di giustizia, indipendenti dalla sua volontà. L'Italia, affermanoi giudici Ue, "non ha contestato la circostanza che, alla scadenza del termine fissato nel parere motivato, 55 mila tonnellate di rifiuti riempivano le strade, che vi erano fra le 110 mila e le 120 mila tonnellate di rifiuti in attesa di trattamento presso i siti comunali di stoccaggio e che le popolazioni esasperate avevano provocato incendi nei cumuli di spazzatura". In tali circostanze, riferite al 2007, i rifiuti, sottolinea la Corte, "hanno provocato inconvenienti da odori ed hanno danneggiato il paesaggio, rappresentando cosi' un pericolo per l'ambiente. D'altra parte, l'Italia stessa ha ammesso la pericolosita' della situazione per la salute umana, esposta ad un rischio certo".
Gli eventi contestati dai giudici europei sono quelli relativi all'emergenza rifiuti verificatasi in Campania nel 2007. Nel comunicato, la Corte dice che "nella regione Campania, i quantitativi ingenti di rifiuti ammassati nelle strade, nonostante l'assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche, dimostrano un deficit strutturale di impianti, cui non è stato possibile rimediare".
Secondo i giudici Ue, né l'opposizione dei cittadini né "gli inadempimenti contrattuali" e neanche la presenza di attività criminali rappresentano cause di forza maggiore "che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti". La Corte , precisando che "gli Stati membri non devono esporre la salute umana a pericolo nel corso di operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti", ha stabilito che invece l'Italia non ha rispettato tale obbligo.
Dopo l'avvio della procedura d'infrazione, la Commissione aveva inoltre congelato i fondi comunitari destinati alla Campania per circa 500 milioni di euro.
Il governo italiano aveva chiesto di respingere il ricorso sottolineando come era stato fatto ogni possibile sforzo per arginare la crisi. L'Italia ha affermato di aver aumentato il livello di raccolta differenziata e di aver aperto due discariche e costruito inceneritori. Ha inoltre addotto inadempimenti contrattuali e comportamenti criminali, riferisce la Corte di giustizia, indipendenti dalla sua volontà. L'Italia, affermanoi giudici Ue, "non ha contestato la circostanza che, alla scadenza del termine fissato nel parere motivato, 55 mila tonnellate di rifiuti riempivano le strade, che vi erano fra le 110 mila e le 120 mila tonnellate di rifiuti in attesa di trattamento presso i siti comunali di stoccaggio e che le popolazioni esasperate avevano provocato incendi nei cumuli di spazzatura". In tali circostanze, riferite al 2007, i rifiuti, sottolinea la Corte, "hanno provocato inconvenienti da odori ed hanno danneggiato il paesaggio, rappresentando cosi' un pericolo per l'ambiente. D'altra parte, l'Italia stessa ha ammesso la pericolosita' della situazione per la salute umana, esposta ad un rischio certo".