E’ stato uno dei casi di cronaca nera che più ha sconvolto l’opinione pubblica italiana. Passato alla storia come il “Massacro di Novi Ligure”. E con questa scarcerazione si scrivono le prime righe dell’ultimo capitolo di questa brutta storia italiana
Torna definitivamente libero domani Omar Favaro, il giovane che, quand'era appena diciassettenne, il 21 febbraio 2001, aiutò la fidanzatina Erika De Nardo a uccidere la madre e il fratellino della ragazza, in una villetta del quartiere Lodolino di Novi Ligure
Un massacro - le coltellate inflitte alle due vittime, Susi Cassini e Gianluca De Nardo, furono decine e decine - che per la sua efferatezza sconvolse l'Italia e del quale nelle prime ore si era accusata una fantomatica banda di rapinatori immigrati.
Il magistrato di sorveglianza ha concesso a Favaro i 45 giorni di libertà anticipata relativa all'ultimo semestre di pena espiata. La pena sarebbe scaduta il 17 aprile.
Favaro fino a oggi ha lavorato ad Asti come giardiniere - in regime di semilibertà - a seicento euro al mese e si è comportato, come dicono gli agenti della questura incaricati di seguirlo, un detenuto modello.
Dice di avere dimenticato Erika, la principale protagonista del duplice omicidio con la quale aveva progettato di fuggire dopo il massacro. "Oggi mi è indifferente, non mi interessa, capitolo chiuso, non le porto nemmeno rancore", ha risposto a quei giornalisti in questi anni sono riusciti ad avvicinarlo.
Omar era stato condannato a 14 anni di carcere - Erika a 16 - poi sono arrivati, per entrambi, gli sconti di pena e, per Omar, la concessione del regime di semilibertà. Recluso nel carcere di Asti, per un mese il giovane ha lavorato, dalle 8 alle 19 come giardiniere in una cooperativa impegnata nella cura delle aree verdi della città.
Per la maggior parte del tempo è rimasto nelle serre, a preparare vasetti di piantine e fiori, ma a volte, insieme a un collega, andava a curare le aiuole di Asti. "Si impegna a fondo", hanno detto alla cooperativa. Il giardinaggio potrebbe essere il suo lavoro anche da uomo libero, anche se Omar dice di essere un appassionato di computer e durate la detenzione ha ottenuto la Patente europea. In ogni caso il suo primo sogno da realizzare - aveva detto - è "farmi una bella nuotata al mare: sono dieci anni che non ci vado".
Un massacro - le coltellate inflitte alle due vittime, Susi Cassini e Gianluca De Nardo, furono decine e decine - che per la sua efferatezza sconvolse l'Italia e del quale nelle prime ore si era accusata una fantomatica banda di rapinatori immigrati.
Il magistrato di sorveglianza ha concesso a Favaro i 45 giorni di libertà anticipata relativa all'ultimo semestre di pena espiata. La pena sarebbe scaduta il 17 aprile.
Favaro fino a oggi ha lavorato ad Asti come giardiniere - in regime di semilibertà - a seicento euro al mese e si è comportato, come dicono gli agenti della questura incaricati di seguirlo, un detenuto modello.
Dice di avere dimenticato Erika, la principale protagonista del duplice omicidio con la quale aveva progettato di fuggire dopo il massacro. "Oggi mi è indifferente, non mi interessa, capitolo chiuso, non le porto nemmeno rancore", ha risposto a quei giornalisti in questi anni sono riusciti ad avvicinarlo.
Omar era stato condannato a 14 anni di carcere - Erika a 16 - poi sono arrivati, per entrambi, gli sconti di pena e, per Omar, la concessione del regime di semilibertà. Recluso nel carcere di Asti, per un mese il giovane ha lavorato, dalle 8 alle 19 come giardiniere in una cooperativa impegnata nella cura delle aree verdi della città.
Per la maggior parte del tempo è rimasto nelle serre, a preparare vasetti di piantine e fiori, ma a volte, insieme a un collega, andava a curare le aiuole di Asti. "Si impegna a fondo", hanno detto alla cooperativa. Il giardinaggio potrebbe essere il suo lavoro anche da uomo libero, anche se Omar dice di essere un appassionato di computer e durate la detenzione ha ottenuto la Patente europea. In ogni caso il suo primo sogno da realizzare - aveva detto - è "farmi una bella nuotata al mare: sono dieci anni che non ci vado".