Celebrati nella cittadina pugliese i funerali del funzionario dei servizi segreti italiani ucciso la scorsa settimana in Afghanistan. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta: “La sua morte dimostra il valore dell’intelligence”
AFGHANISTAN: L'ALBUM FOTOGRAFICO
Un lungo applauso all'uscita dalla chiesa, gli onori a un eroe dallo Stato e delle istituzioni, le lacrime della sorella Stefania e degli amici: così a Galatina è stato dato l'ultimo saluto a Pietro Antonio Colazzo, il funzionario dei servizi segreti italiani ucciso venerdì scorso a Kabul. Un uomo che, è stato detto, ha dato la sua vita per gli ideali di libertà e fratellanza in cui credeva, e di cui nessuno, nemmeno i famigliari più stretti conoscevano l'attività.
"Questo squarcio tragico ha aperto una luce su quello che sono i nostri servizi - ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, lasciando la chiesa di San Pietro in cui si sono celebrati in forma solenne i funerali. "I nostri servizi avevano già guadagnato sul campo la stima e l'ammirazione degli alleati e anche degli avversari - ha aggiunto - con la pagina scritta il 26 febbraio hanno dimostrato al mondo il valore degli uomini, la professionalità dell'impostazione del servizio di Intelligence italiano".
Alla cerimonia, celebrata dal vescovo Ordinario militare italiano, mons.Vincenzo Pelvi, e dall'arcivescovo di Otranto, mons.Donato Negro, hanno partecipato migliaia di persone, molte sotto le navate, molte di più radunate sul sagrato e nella piazza principale del paese da dove hanno seguito la messa trasmessa all'esterno da altoparlanti. Dall'altare, a descrivere il valore umano di un uomo di cui nessuno conosceva l'importanza e il rischio dell'impegno professionale in Afghanistan, si sono susseguiti gli ex compagni di scuola, gli amici e i nipoti. Come mons.Pelvi, hanno descritto "una persona mite, incline al dialogo, amante della cultura e curioso della vita e del mondo, il cui tempo e le cui energie erano tutte per un lavoro che non si può raccontare e che fino all'ultimo respiro è stato tenuto segreto".
"Questo lavoro - ha detto Letta riferendosi alle testimonianze in chiesa di parenti e amici - Colazzo lo ha fatto con l'ideale di fare sentire gli uomini fratelli e non soltanto vicini. Abbiamo sentito cose meravigliose che lui evidentemente ha assorbito da questa terra meravigliosa, forte e generosa fin da bambino, che aveva coltivato in quella dimensione ideale e che aveva poi portato nella sua professione. Dai racconti è emersa una personalità straordinaria".
"Quello che abbiamo sentito - ha detto ancora - dimostra che è una vita coerente che è cominciata così qua al liceo Colonna e che poi ha portato in giro per il mondo con la stessa forza, attratto dalle stesse radici della sua Galatina dove aveva assorbito i valori veri della vita, quelli della famiglia, dell'altruismo, della generosità, e della solidarietà”.
Al funerale hanno partecipato numerosi sindaci di comuni Salentini, oltre a quelli di Bari e Lecce, il ministro Raffaele Fitto e il sottosegretario Mantovano, oltre al direttore dell'Agenzia per l'informazione e la sicurezza, gen.Adriano Santini e il capo del Dis, Gianni De Gennaro. Ma c'erano anche gli studenti delle scuole elementari e medie e del liceo classico Colonna che Colazzo aveva frequentato. Sulla bara avvolta nel drappo tricolore la foto dello 007 ucciso; attorno i fiori delle Istituzioni, e di chi lo ha conosciuto e gli voleva bene. In pochi giorni Galatina ha scoperto di avere un eroe che lavorava in silenzio per la pace e la solidarietà e gli ha dovuto dire addio.
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Un lungo applauso all'uscita dalla chiesa, gli onori a un eroe dallo Stato e delle istituzioni, le lacrime della sorella Stefania e degli amici: così a Galatina è stato dato l'ultimo saluto a Pietro Antonio Colazzo, il funzionario dei servizi segreti italiani ucciso venerdì scorso a Kabul. Un uomo che, è stato detto, ha dato la sua vita per gli ideali di libertà e fratellanza in cui credeva, e di cui nessuno, nemmeno i famigliari più stretti conoscevano l'attività.
"Questo squarcio tragico ha aperto una luce su quello che sono i nostri servizi - ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, lasciando la chiesa di San Pietro in cui si sono celebrati in forma solenne i funerali. "I nostri servizi avevano già guadagnato sul campo la stima e l'ammirazione degli alleati e anche degli avversari - ha aggiunto - con la pagina scritta il 26 febbraio hanno dimostrato al mondo il valore degli uomini, la professionalità dell'impostazione del servizio di Intelligence italiano".
Alla cerimonia, celebrata dal vescovo Ordinario militare italiano, mons.Vincenzo Pelvi, e dall'arcivescovo di Otranto, mons.Donato Negro, hanno partecipato migliaia di persone, molte sotto le navate, molte di più radunate sul sagrato e nella piazza principale del paese da dove hanno seguito la messa trasmessa all'esterno da altoparlanti. Dall'altare, a descrivere il valore umano di un uomo di cui nessuno conosceva l'importanza e il rischio dell'impegno professionale in Afghanistan, si sono susseguiti gli ex compagni di scuola, gli amici e i nipoti. Come mons.Pelvi, hanno descritto "una persona mite, incline al dialogo, amante della cultura e curioso della vita e del mondo, il cui tempo e le cui energie erano tutte per un lavoro che non si può raccontare e che fino all'ultimo respiro è stato tenuto segreto".
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"Quello che abbiamo sentito - ha detto ancora - dimostra che è una vita coerente che è cominciata così qua al liceo Colonna e che poi ha portato in giro per il mondo con la stessa forza, attratto dalle stesse radici della sua Galatina dove aveva assorbito i valori veri della vita, quelli della famiglia, dell'altruismo, della generosità, e della solidarietà”.
Al funerale hanno partecipato numerosi sindaci di comuni Salentini, oltre a quelli di Bari e Lecce, il ministro Raffaele Fitto e il sottosegretario Mantovano, oltre al direttore dell'Agenzia per l'informazione e la sicurezza, gen.Adriano Santini e il capo del Dis, Gianni De Gennaro. Ma c'erano anche gli studenti delle scuole elementari e medie e del liceo classico Colonna che Colazzo aveva frequentato. Sulla bara avvolta nel drappo tricolore la foto dello 007 ucciso; attorno i fiori delle Istituzioni, e di chi lo ha conosciuto e gli voleva bene. In pochi giorni Galatina ha scoperto di avere un eroe che lavorava in silenzio per la pace e la solidarietà e gli ha dovuto dire addio.
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