L'Antimafia chiede l'arresto di Scaglia e Di Girolamo

Cronaca
Foto: Ap/La presse
Italy Money Laundering

Il fondatore di Fastweb, accusato di concorso in riciclaggio, è all'estero. I legali: "Pronto per l'interrogatorio". Indagato anche l'ad dell'azienda Parisi. Al senatore Pdl è contestata la violazione della legge elettorale "con l'aggravante mafiosa"

L'ex amministratore delegato di Fastweb ed attuale azionista di Babelgum (un'impresa di telecomunicazioni specializzata nella comunicazione sul web) Silvio Scaglia e il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo sono tra i 56 destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma su richiesta della procura distrettuale antimafia nell'ambito di un'inchiesta su riciclaggio e reimpiego di capitali realizzati con frode fiscale, che vede coinvolti anche dirigenti di Telecom Italia Sparkle, controllata interamente da Telecom Italia, e Fastweb, per fatti risalenti al 2003-2006.
Tra gli indagati compare anche il nome dell'attuale amministratore delegato di Fastweb Stefano Parisi. E' accusato di associazione per delinquere e dichiarazione infedele mediante l'uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Assieme a lui indagati anche il direttore della divisione finanza e controllo di Fastweb Calcagno e un membro del cda Rossetti. 

Silvio Scaglia, ex amministratore delegato di Fastweb, si trova al momento all'estero per lavoro. Ha dato mandato ai suoi difensori di concordare il suo interrogatorio nei tempi più brevi per chiarire tutti i profili della vicenda in quanto estraneo a "qualunque addebito". Per lui il Gip Aldo Morgigni ha emesso un provvedimento di custodia cautelare ipotizzando il reato di concorso in riciclaggio attraverso la falsa fatturazione di servizi telefonici e telematici inesistenti.

Per Di Girolamo è stata richiesta l'autorizzazione all'arresto al Senato. Dal sito del Senato, Girolamo risulta residente a Bruxelles. L'accusa è violazione della legge elettorale "con l'aggravante mafiosa".
Nel giugno 2008 il gip di Roma aveva chiesto gli arresti domiciliari per Di Girolamo, chiedendo l'autorizzazione all'arresto alla Giunta delle Immunità parlamentari del Senato. Ma il 24 settembre 2008 il Senato ha negato l'autorizzazione e la Giunta per le Elezioni ha avviato una verifica del possesso dei requisiti per l'eleggibilita' da parte del Di Girolamo. Al termine della verifica la Giunta ha richiesto al Senato l'annullamento della sua elezione.

Il 29 gennaio 2009 il Senato - si è appreso in conferenza stampa - ha deciso di rinviare gli atti alla Giunta delle Elezioni "affinché la prosecuzione dell'attività di verifica fosse subordinata all'esito processuale passato in giudicato". In base alle accuse l'elezione di Di Girolamo doveva servire all'organizzazione criminale per spostarsi, senza problemi nell'ambito delle attività transnazionali di riciclaggio.

Per la sua elezione nella circoscrizione Estero-Europa, la Dda di Roma ha accertato che Di Girolamo era supportato da esponenti della 'ndrangheta calabrese che si era attivata per la raccolta di voti tra gli emigrati calabresi in Germania. Dagli accertamenti è emerso che a sostenere la candidatura di Di Girolamo è stato, in particolare, Gennaro Mokbel, legato in passato ad ambienti della destra eversiva.
Mokbel è un personaggio legato in particolare ad Antonio D'Inzillo, ex esponente dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), latitante dal 1993 e, secondo le ultime notizie di stampa, scomparso da tempo in Africa. D'Inzillo è ritenuto colui che uccise il boss della Magliana, Enrico De Pedis, l'uomo che, stando alle dichiarazioni dell'ex amante Sabrina Minardi, ha gestito il sequestro di Emanuela Orlandi. Non è un caso se è stato proprio il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare dell'inchiesta sulla scomparsa della quindicenne ragazzina vaticana, a sottolineare in conferenza stampa il collegamento tra D'Inzillo e Mokbel. Quasi venti anni fa - riportano le cronache dell'epoca - quando fu bloccato dall'Ucigos, D'Inzillo si trovava a casa di Mokbel, che per questo fu denunciato.

Per le due aziende coinvolte nell'inchiesta (Fastweb e Telecom Sparkle) la procura di Roma ha fatto  richiesta formale di commissariamento. La richiesta è motivata dalla "mancata vigilanza" ed è stata fatta sulla base della legge 231 del 2001 che prevede sanzioni per quelle società che non predispongono misure idonee ad evitare danni all'intero assetto societario.

In una nota Fastweb afferma: "I fatti contestati riguardano una presunta evasione Iva derivante da attivita' truffaldine di terzi che si sono avvalsi della rete di Fastweb e di altri operatori Tlc italiani".
"La vicenda giudiziaria - prosegue la nota - riguarda fatti accaduti anni fa (relativi ai periodi d'esercizio 2005-2006), già oggetto di contestazione agli allora indagati, e rispetto ai quali la società si ritiene estranea e parte lesa".

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