Lo rileva il rapporto "Ambiente Italia 2010". La regione più vulnerabile è la Calabria, con il 100% del territorio in pericolo, seguita da Umbria e Valle d'Aosta. In tutto i comuni a rischio dissesto idrogeologico nel nostro Paese sono 5.581
Più della metà del territorio italiano, pari al 70%, è a rischio frane e la regione più vulnerabile è la Calabria con il 100% del territorio in pericolo. E non solo. Sono 5.581 i Comuni del nostro Paese soggetti al rischio idrogeologico con in testa il Piemonte, con 1.046 Comuni, e la Lombardia con 914.
A rilevarlo è il rapporto "Ambiente Italia 2010" presentato oggi, a Roma, da Legambiente che vede, insieme alla Calabria coinvolta con 409 Comuni, anche Umbria e Valle d'Aosta tra le regioni a più elevato rischio idrogeologico con il 100% di territorio vulnerabile e con, rispettivamente, 92 e 74 Comuni a rischio.
Secondo il rapporto, una delle cause del dissesto idrogeologico è "l'eccessiva antropizzazione delle aree di esondazione naturale dei corsi d'acqua e dei versanti franosi e instabili" che "rappresenta un rischio ulteriore". Inoltre, secondo la fotografia scattata nel rapporto di Legambiente, "le regioni con le più alte percentuali di comuni con abitazioni in zone a rischio sono la Sicilia (93%) e la Toscana (91%). In Sardegna c'è la maggiore percentuale di comuni con interi quartieri costruiti in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni".
E ancora: "In Sicilia e Toscana si trovano anche il più elevato numero di comuni in cui sono presenti in zone a rischio insediamenti e fabbricati industriali e produttivi". Tra le regioni che dimostrano le miglior best practices per manutenzione ordinaria e sistemi di monitoraggio e allerta riguardo il rischio idrogeologico, il Trentino Alto Adige compare al primo posto nel rapporto Ambiente Italia.
Secondo Legambiente, infine, per arginare la vulnerabilità dei territori, bisognerebbe "adeguare le politiche regionali per la tutela e la prevenzione del rischio adeguando le mappe, pianificando la lotta agli illeciti ambientali e demolendo gli immobili abusivi" oltre a delocalizzare "rapidamente i beni attualmente esposti al pericolo di frane e alluvioni".
Edoardo Zanchini, responsabile Energia e Infrastrutture di Legambiente:
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A rilevarlo è il rapporto "Ambiente Italia 2010" presentato oggi, a Roma, da Legambiente che vede, insieme alla Calabria coinvolta con 409 Comuni, anche Umbria e Valle d'Aosta tra le regioni a più elevato rischio idrogeologico con il 100% di territorio vulnerabile e con, rispettivamente, 92 e 74 Comuni a rischio.
Secondo il rapporto, una delle cause del dissesto idrogeologico è "l'eccessiva antropizzazione delle aree di esondazione naturale dei corsi d'acqua e dei versanti franosi e instabili" che "rappresenta un rischio ulteriore". Inoltre, secondo la fotografia scattata nel rapporto di Legambiente, "le regioni con le più alte percentuali di comuni con abitazioni in zone a rischio sono la Sicilia (93%) e la Toscana (91%). In Sardegna c'è la maggiore percentuale di comuni con interi quartieri costruiti in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni".
E ancora: "In Sicilia e Toscana si trovano anche il più elevato numero di comuni in cui sono presenti in zone a rischio insediamenti e fabbricati industriali e produttivi". Tra le regioni che dimostrano le miglior best practices per manutenzione ordinaria e sistemi di monitoraggio e allerta riguardo il rischio idrogeologico, il Trentino Alto Adige compare al primo posto nel rapporto Ambiente Italia.
Secondo Legambiente, infine, per arginare la vulnerabilità dei territori, bisognerebbe "adeguare le politiche regionali per la tutela e la prevenzione del rischio adeguando le mappe, pianificando la lotta agli illeciti ambientali e demolendo gli immobili abusivi" oltre a delocalizzare "rapidamente i beni attualmente esposti al pericolo di frane e alluvioni".
Edoardo Zanchini, responsabile Energia e Infrastrutture di Legambiente:
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