Una lodevole iniziativa nel carcere femminile di Pozzuoli ha portato le detenute a produrre il proprio caffè e a venderlo all'esterno della struttura detentiva. Il Caffè Lazzarelle è un'ottima miscela delle maggiori e più pregiate produzioni mondiali
Uno dei più grandi “poeti” del XX secolo cantava: “Ah che buono o caffè, pure in carcere o sann fa' ”. E mai frase fu più azzeccata. Dieci detenute del carcere di Pozzuoli, producono grazie ad un progetto di recupero sociale finanziato dalla Regione Campania, il Caffè Lazzarelle. Una speciale miscela di chicchi pregiati. L'iniziativa, presentata oggi alla stampa, è il frutto di un progetto finanziato dall'assessorato alle Politiche Sociali della Regione Campania e organizzato dalle associazioni “Il Pioppo”, “Giancarlo Siani” e dalla cooperativa “Officinae Ecs”.
La speciale miscela è una selezione effettuata tra le migliori produzioni coltivate in Brasile, Costa Rica, Colombia, Guatemala, India e Uganda. Nei locali dell'istituto penitenziario di Pozzuoli le dieci detenute tostano, seguono le fasi di asciugatura, macinano il caffè e si occupano della manutenzione dei macchinari. “Caffè Lazzarelle - ha sottolineato l'assessore regionale al Welfare Alfonsina De Felice rivolgendosi alle detenute - è un' ottima miscela per evitare di ricadere nella devianza e guadagnare in dignità attraverso il lavoro; offre un' opportunità di formazione e crescita professionale che abbassa il rischio di recidiva, inserisce in una filiera produttiva sana che dovrà allargarsi prevedendo una commercializzazione affidata ad una cooperativa sociale di cui potranno fa parte le detenute coinvolte nel progetto".
La speciale miscela è una selezione effettuata tra le migliori produzioni coltivate in Brasile, Costa Rica, Colombia, Guatemala, India e Uganda. Nei locali dell'istituto penitenziario di Pozzuoli le dieci detenute tostano, seguono le fasi di asciugatura, macinano il caffè e si occupano della manutenzione dei macchinari. “Caffè Lazzarelle - ha sottolineato l'assessore regionale al Welfare Alfonsina De Felice rivolgendosi alle detenute - è un' ottima miscela per evitare di ricadere nella devianza e guadagnare in dignità attraverso il lavoro; offre un' opportunità di formazione e crescita professionale che abbassa il rischio di recidiva, inserisce in una filiera produttiva sana che dovrà allargarsi prevedendo una commercializzazione affidata ad una cooperativa sociale di cui potranno fa parte le detenute coinvolte nel progetto".