Il sindaco della città emiliana indagato per truffa, peculato e abuso d'ufficio ha risposto alle domande del pm in Procura. "Sono tranquillo, ho dimostrato la correttezza del mio comportamento"
"In questi incontri non c'è stata da parte mia nessuna dazione di denaro, nessuna offerta o proposta". Così il sindaco di Bologna Flavio Delbono, interrogato per cinque ore in procura in relazione all'inchiesta che lo vede indagato assieme all'ex compagna ed ex segretaria Cinzia Cracchi per presunto utilizzo improprio di denaro pubblico a fini privati (rimborsi per missioni all'estero), ha voluto chiarire in merito agli incontri avuti di recente con la stessa Cracchi, da lei stessa riferiti. Incontri ai quali, come sarebbe stato detto agli inquirenti, il sindaco avrebbe sempre portato con sé un'altra persona, non necessariamente la stessa. In generale, durante le cinque ore dell'interrogatorio, si è difeso rispondendo alle domande dei magistrati sulle trasferte istituzionali in compagnia dell'ex compagna (l'accusa è di averla portata in vari paesi esteri a spese della Regione Emilia Romagna). Poi, ha affrontato, con dichiarazioni spontanee, tutti i nodi principali dell'inchiesta. Delbono - indagato per abuso di ufficio, peculato e truffa aggravata insieme all'ex segretaria (a cui si contestano però solo i primi due capi d'accusa), al termine della maratona giudiziaria è apparso determinato nel voler affermare la sua verità e ha promesso spiegazioni ai cittadini. Nella seconda parte dell' interrogatorio, il primo cittadino di Bologna ha dato chiarimenti sul bancomat dato in uso all'allora fidanzata Cinzia Cracchi, dal 2004 al 2008, ed intestato ad un amico, Mirko Divani collaboratore del Cup (Centro unico prenotazioni). Il sindaco - come ha detto ai cronisti che lo aspettavano fuori dalla Procura - ha chiarito che la carta è giustificata da un prestito che lui stesso aveva fatto all'amico per l'acquisto di un immobile.
Un'operazione che poi è sfumata. Inizialmente sul bancomat sarebbe stato depositato un importo pari a 10mila euro (in diverse fasi) dallo stesso Divani, come restituzione della somma presa a prestito. Successivamente, secondo quanto avrebbe detto Delbono agli inquirenti, lo stesso bancomat, poi consegnato alla Cracchi, sarebbe stato alimentato da soldi privati del sindaco versati in contanti. In merito ad alcune indiscrezioni giornalistiche, il Cup smentisce dal canto suo in una nota che la società Connex Card Technologies, intestata ai familiari di Divani, "sia l'esecutore e appaltatore del Progetto Sole. Inoltre nessuna attività è mai stata affidata alla società Connex Card Technologies per il collegamento di farmacie o di altri soggetti".
Un'operazione che poi è sfumata. Inizialmente sul bancomat sarebbe stato depositato un importo pari a 10mila euro (in diverse fasi) dallo stesso Divani, come restituzione della somma presa a prestito. Successivamente, secondo quanto avrebbe detto Delbono agli inquirenti, lo stesso bancomat, poi consegnato alla Cracchi, sarebbe stato alimentato da soldi privati del sindaco versati in contanti. In merito ad alcune indiscrezioni giornalistiche, il Cup smentisce dal canto suo in una nota che la società Connex Card Technologies, intestata ai familiari di Divani, "sia l'esecutore e appaltatore del Progetto Sole. Inoltre nessuna attività è mai stata affidata alla società Connex Card Technologies per il collegamento di farmacie o di altri soggetti".