Influenza A, cronologia della pandemia. E della schizofrenia

Cronaca
A caccia dell'antidoto
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Dati certi, pochi. Se non le vittime che continuano ad aumentare. Informazioni molte, ma confuse. E anche le fonti che dovrebbero trasmettere sicurezza (ministri, medici, autorità) sembrano colte da un virus che si manifesta con dichiarazioni e smentite

Virus A/H1N1, un nuovo virus dell’influenza che a differenza di quanto succede con la stagionale colpisce in particolare i giovani anziché gli anziani. Giovani che frequentano locali pubblici, che si scambiano baci e abbracci, che hanno comportamenti che favoriscono la circolazione del virus e quindi le possibilità di contagio.

11 giugno, l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) chiarisce che ci troviamo davanti alla pandemia del XXI secolo.

20 luglio, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dichiara che “ogni allarmismo è ingiustificato”.

26 luglio, arrivano i primi numeri della potenza del virus H1N1: il contagio si stima possa interessare 2 miliardi di persone, ovvero quasi un terzo della popolazione mondiale. L’Italia si dice tranquilla.

30 ottobre, per rassicurare la popolazione il Ministero fornisce alcuni dati. Lo scorso anno le vittime dell’influenza sono state 8 mila. I contagiati 400 milioni.

30 ottobre, a fronte del crescere dei casi di influenza A nel nostro paese, il viceministro Fazio precisa che l’Italia è il Paese con il più alto numero di contagi d’Europa.

3 novembre, è psicosi. Ogni giorno 3 milioni di italiani si fanno visitare dal medico di famiglia temendo di aver contratto il virus.

7 novembre, al pronto soccorso dell’ospedale Niguarda di Milano da metà settembre ogni giorno 1 paziente su 5 crede di avere il virus H1N1.

Alla vigilia del picco influenzale di metà dicembre gli italiani, ammalati di paura, si sentono del tutto impreparati.

Il nodo vaccini

27 agosto, la Federazione italiana medici pediatri ritiene necessario estendere la vaccinazione anche ai piccoli al di sotto dei 2 anni, ma il viceministro Fazio resta cauto a riguardo: “Non è certo che la vaccinazione funzioni, per questo si preferisce proteggere le persone che vivono con i bambini”.

3 settembre, restano fuori dal piano di vaccinazione le donne in gravidanza, i bambini e i giovani fino ai 18 anni, nonostante si tratti delle categorie a più forte rischio contagio. I test per i vaccini, infatti, non sono ancora pronti.

30 settembre, il governo mette a punto la strategia antivirale. Ferruccio Fazio annuncia il vaccino per le donne al secondo e al terzo trimestre di gravidanza; per le donne che hanno partorito da meno di 6 mesi; per i piccoli con meno di 24 mesi nati gravemente pretermine; per quelli di età superiore ai 6 mesi che frequentano il nido; per i soggetti dai 6 mesi ai 27 anni.

10 novembre, ai bambini fino ai 10 anni saranno somministrate 2 due dosi di vaccino antipandemico.

Cosa dicono i medici?

2 novembre, nel Lazio circa il 50% dei pediatri ritiene che il vaccino contro l'influenza A non sia sicuro per i bambini, e si rifiuta di somministrare la dose. Secondo le stime riferite dal pediatra Antonio Palma, componente della commissione regionale vaccini e del tavolo tecnico regionale per la pandemia, il 20% sconsiglia la vaccinazione ai propri assistiti mentre il 30% non somministra la dose all'interno del proprio studio e rinvia i piccoli pazienti ai centri vaccinali della regione.

3 novembre, Fazio ribadisce: “i bambini non sono a rischio”. I più piccoli, ha spiegato, sono più esposti al contagio, si ammalano di più ma non sono più a rischio di sviluppare reazioni pericolose per l'organismo. Da dicembre comincerà la vaccinazione per i piccoli: "Ora non c'é il vaccino per iniziarla a tutti".

5 novembre, il presidente della federazione italiana medici pediatri Giuseppe Mele sostiene la vaccinazione dei bambini: “Precedenza ai piccoli con patologie, poi quelli sani tra i 6 e i 36 mesi, infine tutti glia altri tra i 6 mesi e i 17 anni".

8 novembre, secondo un sondaggio condotto dall’Università la Sapienza di Roma, il 44% dei medici e l’80% degli infermieri dice no al vaccino.

10 novembre, Claudio Cricelli, presidente della società italiana di medicina generale richiama il personale medico: “Diciamo ai medici che è un atto di responsabilità vaccinarsi ed è un atto di responsabilità nei confronti di sé stessi, nei confronti dei propri pazienti, e nei confronti del successo della vaccinazione”.

11 novembre, Il Codacons annuncia una diffida al Ministero della Salute e all'Aifa e chiede prove che dimostrino che il vaccino contro il virus H1N1 sia sicuro. Il dubbio è sull'uso dell'adiuvante MF 59 a base di squalene: si ipotizza una relazione tra i problemi di salute dei veterani della guerra del Golfo e la presenza di squalene nei vaccini che sono stati somministrati ai soldati.

11 novembre, il Consiglio Superiore di Sanità (Css), risponde alla diffida: il vaccino contro l'influenza A/H1N1 potenziato dallo squalene è sicuro.

Mondo scuola

I giovani fino ai 14 anni sono la categoria più a rischio contagio. Dopo i primi casi di influenza A del maggio scorso tra un gruppo di studenti di ritorno da un viaggio studio a New York, le forze del Ministero del Welfare si concentrano sul capitolo scuola.

18 luglio, il viceministro Fazio annuncia: “Valuteremo in merito alla data di riapertura delle scuole. Non possiamo escludere un ritardo nella riapertura”.

18 luglio, corregge il tiro il ministro Maurizio Sacconi e afferma che la riapertura delle scuole non è in discussione.

8 settembre, vigilia della ripresa delle lezioni. Alcuni istituti per limitare i rischi da contagio vietano i baci a scuola. E’ il caso del presidente del liceo Newton di Roma.

19 settembre, il Ministero dell’Istruzione e quello della Sanità pubblicano un documento congiunto che chiarisce che la chiusura degli istituiti scolastici è prevista solo per casi gravi.

Ottobre, sale il numero dei contagi tra i ragazzi. E sempre più scuole si svuotano per paura di contrarre il virus dell’influenza A/H1N1.

30 ottobre, in un istituto alle porte di Bologna su 296 iscritti si contano 215 assenti.

7 novembre, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini dice no alla chiusura delle scuole nel periodo prenatalizio: "La chiusura delle scuole creerebbe soltanto enormi problemi di gestione dei bambini da parte delle famiglie senza creare benefici".

 

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