Sardegna. Energia pulita o coste incontaminate?
CronacaIl dilemma c’è. Non sempre energia verde vuol dire territorio incontaminato. E i sardi scendono in piazza
Campo eolico di Is Arenas. LE FOTO
di Pamela Foti
Provincia di Oristano, costa occidentale. Un litorale che da nord verso sud si estende da Santa Caterina di Pittinuri fino a Su Pallosu passando per la marina Is Arenas.
E’ proprio di fronte a queste spiagge e queste scogliere che dovrebbe nascere una centrale per l’impiego dell’energia prodotta dal vento: 80 turbine, alte oltre 100 metri sul livello del mare e piantate sul fondale a circa 30 metri di profondità. In tutto 8 file: la più lunga con 18 pale, la più corta da due. Una centrale eolica di potenza compresa tra i 240 e i 320 MW a un miglio marittimo dalla costa.
Una palizzata sull’orizzonte a circa un chilometro e ottocento metri della costa.
Il campo eolico off-shore è voluto dalla Iare, Is Arenas Renewables Energies srl. di Bosa costituita ufficialmente nella primavera del 2009 in concomitanza con la presentazione del progetto.
“Un progetto di grande importanza e significato per la regione Sardegna” sostiene la società.
“Un progetto di speculazione industriale. Uno scempio totale” denunciano i comitati cittadini uniti sul fronte del no.
Il termine per presentare le obiezioni alla realizzazione della centrale scade giovedì 8 ottobre, come si legge nella petizione che i cittadini invitano a firmare. Dopo quella data inizieranno le pratiche per la concessione demaniale marittima presentata dalla Iare alla Capitaneria di Porto di Oristano per la costruzione dell’impianto eolico.
Per questo motivo gli abitanti dell'oristanese si sono dati appuntamento domenica 4 ottobre per un sit-in nella spiaggia Is Arenas. E fervono i preparativi in rete attraverso il gruppo di Facebook, per un’imponente manifestazione a Cagliari martedì 6.
Roberto Lacedra, curatore del blog no al campo eolico di Is Arenas e membro del comitato cittadino che si oppone alla sua realizzazione, ci spiega di non essere contro gli impianti eolici tout court. “Questo progetto potrebbe essere meritevole – dice - ma non costruito là dove è previsto debba nascere, ovvero in mezzo a tre aree protette. Innanzitutto, sorgerà a un miglio marittimo dalla costa e in almeno un tratto anche a meno di un miglio. In una zona che vive di turismo e di pesca. In una zona dove gli abitanti traggono sostentamento dall’economia della costa”.
Stefano Rizzi, amministratore unico di Iare risponde che “il problema andrebbe ribaltato: quanti pescatori avranno nuove possibilità in una zona messa al riparo dalla pesca illegale (strascico e altro) e quindi, di fatto, in un'oasi di ripopolamento ittico? Quanti posti di lavoro si creerebbero con impianti integrati di acquacoltura?”.
Se però il progetto della centrale eolica dovesse ottenere il via libera, la Capitaneria di Porto chiuderà quel tratto di mare rendendo impossibile il transito a qualsiasi imbarcazione. Addio pesca, dunque.
Nella relazione tecnica del “terminale di generazione da Energia Eolica Off-Shore Is Arenas” della Iare si legge che l’impianto è ubicato in un tratto di mare nel quale non sono istituite Aree Marine Protette, né SIC a mare (Sito d’Interesse Comunitario).
Roberta Lacedra del comitato cittadino ci racconta però che le aree adiacenti al futuro parco eolico sono considerate aree protette (l’area marina protetta del Sinis: l’oasi di Sal’e Porcu) e da tempo si sta cercando di ottenere il riconoscimento di area protetta anche per quelle acque che dovrebbero ospitare la centrale eolica e che ora sono popolate dalla prateria di Poseidonia Oceanica, pianta marina che si trova nel fondale e che ha il compito di attutire la violenza delle onde e ridurre il pericolo di erosione delle coste.
In altre parole, mentre si valuta se procedere col campo eolico è in corso una procedura europea per il riconoscimento di un sito di interesse comunitario.
I cittadini sardi non sono soli in questa lotta che unisce istituzioni e parlamentari di destra e sinistra.
La campagna del no al progetto della Iare è appoggiata anche dai sindaci e dalle giunte provinciali della zona. La Provincia, compatta, si è unita al coro di no e nei prossimi giorni sottoscriverà un documento formale per esplicitare la sua posizione.
Sono state anche presentate diverse interrogazioni parlamentari, sia da esponenti del Pdl come quella dei senatori Gaetano Quaglieriello, Fedele Sanciu e Piergiorgio Massidda sia da onorevoli del Pd, a firma di Caterina Pes e Giulio Calvisi.
Chi invece non si è ancora espresso in merito è la Regione Sardegna.
"A più riprese ho sollecitato l’intervento del Presidente della Regione Ugo Cappellacci perché prendesse pubblicamente posizione sulla realizzazione dell’ecomostro – dichiara il deputato del Pd Caterina Pes - Eppure ad oggi, a soli sei giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle opposizioni al parco eolico di Is Arenas, il Presidente tace".
Ecomostro o fonte di energia pulita in una regione da sempre associata al carbone?
“Il progetto consentirà di produrre energia per fornire oltre 42.000 abitazioni senza immettere un solo grammo di anidride carbonica o di altre componenti inquinanti nell’aria che noi e i nostri figli respiriamo” sostiene Stefano Rizzi, amministratore unico di Is Arenas.
Produzione di energia pulita al prezzo della “distruzione del territorio e produzione di una finta economia – risponde Roberto Lacedra – Perché quando finiscono i contributi dati per la realizzazione di questi progetti, le aziende chiudono e la popolazione è abbandonata a se stessa”.
L’Italia, rende noto questo documento dell’associazione Ambientalista Amici della Terra, è il paese che riceve i più alti contributi in Europa per la costruzione di impianti di energia eolica. I più alti contributi pur non essendo il Paese più ventoso.
“I fondi sono ingenti e incoraggiano la costruzione di impianti di energia non sempre produttivi – aggiunge Lacedra - Affinché un impianto possa dirsi produttivo, sono necessarie almeno 2mila ore di vento dai 20 agli 80k/h”.
E questi parametri non sempre sono rispettati.
Sia alla società Iare sia ai comitati cittadini abbiamo posto infine una semplice domanda. Esistono alternative alla costruzione della centrale eolica a Is Arenas?
“Rispetto alle varie localizzazioni individuate, l'oristanese ci era sembrato il territorio più interessante, oltre che per gli aspetti tecnici e ambientali, per una presenza di importanti strutture logistiche, di ricercatori e professionisti qualificati e, in prospettiva, per le opportunità di creare le condizioni di base per la creazione di in Distretto specializzato in questo settore nel cuore del Mediterraneo” rispondono dalla Iare.
Roberto Lacedra, replica invece che un’alternativa valida c’è: “la costruzione di una centrale lontana dalla costa, dove l’ecosistema è meno delicato. Dove non si distrugge l’economia costiera. Si potrebbe ad esempio pensare di costruire campi eolici nelle aree dismesse o in quelle in dismissione come Fiume Santo e Porto Torres".
Il dilemma è aperto.
Campo eolico di Is Arenas. LE FOTO
DISCUTINE NEL FORUM
di Pamela Foti
Provincia di Oristano, costa occidentale. Un litorale che da nord verso sud si estende da Santa Caterina di Pittinuri fino a Su Pallosu passando per la marina Is Arenas.
E’ proprio di fronte a queste spiagge e queste scogliere che dovrebbe nascere una centrale per l’impiego dell’energia prodotta dal vento: 80 turbine, alte oltre 100 metri sul livello del mare e piantate sul fondale a circa 30 metri di profondità. In tutto 8 file: la più lunga con 18 pale, la più corta da due. Una centrale eolica di potenza compresa tra i 240 e i 320 MW a un miglio marittimo dalla costa.
Una palizzata sull’orizzonte a circa un chilometro e ottocento metri della costa.
Il campo eolico off-shore è voluto dalla Iare, Is Arenas Renewables Energies srl. di Bosa costituita ufficialmente nella primavera del 2009 in concomitanza con la presentazione del progetto.
“Un progetto di grande importanza e significato per la regione Sardegna” sostiene la società.
“Un progetto di speculazione industriale. Uno scempio totale” denunciano i comitati cittadini uniti sul fronte del no.
Il termine per presentare le obiezioni alla realizzazione della centrale scade giovedì 8 ottobre, come si legge nella petizione che i cittadini invitano a firmare. Dopo quella data inizieranno le pratiche per la concessione demaniale marittima presentata dalla Iare alla Capitaneria di Porto di Oristano per la costruzione dell’impianto eolico.
Per questo motivo gli abitanti dell'oristanese si sono dati appuntamento domenica 4 ottobre per un sit-in nella spiaggia Is Arenas. E fervono i preparativi in rete attraverso il gruppo di Facebook, per un’imponente manifestazione a Cagliari martedì 6.
Roberto Lacedra, curatore del blog no al campo eolico di Is Arenas e membro del comitato cittadino che si oppone alla sua realizzazione, ci spiega di non essere contro gli impianti eolici tout court. “Questo progetto potrebbe essere meritevole – dice - ma non costruito là dove è previsto debba nascere, ovvero in mezzo a tre aree protette. Innanzitutto, sorgerà a un miglio marittimo dalla costa e in almeno un tratto anche a meno di un miglio. In una zona che vive di turismo e di pesca. In una zona dove gli abitanti traggono sostentamento dall’economia della costa”.
Stefano Rizzi, amministratore unico di Iare risponde che “il problema andrebbe ribaltato: quanti pescatori avranno nuove possibilità in una zona messa al riparo dalla pesca illegale (strascico e altro) e quindi, di fatto, in un'oasi di ripopolamento ittico? Quanti posti di lavoro si creerebbero con impianti integrati di acquacoltura?”.
Se però il progetto della centrale eolica dovesse ottenere il via libera, la Capitaneria di Porto chiuderà quel tratto di mare rendendo impossibile il transito a qualsiasi imbarcazione. Addio pesca, dunque.
Nella relazione tecnica del “terminale di generazione da Energia Eolica Off-Shore Is Arenas” della Iare si legge che l’impianto è ubicato in un tratto di mare nel quale non sono istituite Aree Marine Protette, né SIC a mare (Sito d’Interesse Comunitario).
Roberta Lacedra del comitato cittadino ci racconta però che le aree adiacenti al futuro parco eolico sono considerate aree protette (l’area marina protetta del Sinis: l’oasi di Sal’e Porcu) e da tempo si sta cercando di ottenere il riconoscimento di area protetta anche per quelle acque che dovrebbero ospitare la centrale eolica e che ora sono popolate dalla prateria di Poseidonia Oceanica, pianta marina che si trova nel fondale e che ha il compito di attutire la violenza delle onde e ridurre il pericolo di erosione delle coste.
In altre parole, mentre si valuta se procedere col campo eolico è in corso una procedura europea per il riconoscimento di un sito di interesse comunitario.
I cittadini sardi non sono soli in questa lotta che unisce istituzioni e parlamentari di destra e sinistra.
La campagna del no al progetto della Iare è appoggiata anche dai sindaci e dalle giunte provinciali della zona. La Provincia, compatta, si è unita al coro di no e nei prossimi giorni sottoscriverà un documento formale per esplicitare la sua posizione.
Sono state anche presentate diverse interrogazioni parlamentari, sia da esponenti del Pdl come quella dei senatori Gaetano Quaglieriello, Fedele Sanciu e Piergiorgio Massidda sia da onorevoli del Pd, a firma di Caterina Pes e Giulio Calvisi.
Chi invece non si è ancora espresso in merito è la Regione Sardegna.
"A più riprese ho sollecitato l’intervento del Presidente della Regione Ugo Cappellacci perché prendesse pubblicamente posizione sulla realizzazione dell’ecomostro – dichiara il deputato del Pd Caterina Pes - Eppure ad oggi, a soli sei giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle opposizioni al parco eolico di Is Arenas, il Presidente tace".
Ecomostro o fonte di energia pulita in una regione da sempre associata al carbone?
“Il progetto consentirà di produrre energia per fornire oltre 42.000 abitazioni senza immettere un solo grammo di anidride carbonica o di altre componenti inquinanti nell’aria che noi e i nostri figli respiriamo” sostiene Stefano Rizzi, amministratore unico di Is Arenas.
Produzione di energia pulita al prezzo della “distruzione del territorio e produzione di una finta economia – risponde Roberto Lacedra – Perché quando finiscono i contributi dati per la realizzazione di questi progetti, le aziende chiudono e la popolazione è abbandonata a se stessa”.
L’Italia, rende noto questo documento dell’associazione Ambientalista Amici della Terra, è il paese che riceve i più alti contributi in Europa per la costruzione di impianti di energia eolica. I più alti contributi pur non essendo il Paese più ventoso.
“I fondi sono ingenti e incoraggiano la costruzione di impianti di energia non sempre produttivi – aggiunge Lacedra - Affinché un impianto possa dirsi produttivo, sono necessarie almeno 2mila ore di vento dai 20 agli 80k/h”.
E questi parametri non sempre sono rispettati.
Sia alla società Iare sia ai comitati cittadini abbiamo posto infine una semplice domanda. Esistono alternative alla costruzione della centrale eolica a Is Arenas?
“Rispetto alle varie localizzazioni individuate, l'oristanese ci era sembrato il territorio più interessante, oltre che per gli aspetti tecnici e ambientali, per una presenza di importanti strutture logistiche, di ricercatori e professionisti qualificati e, in prospettiva, per le opportunità di creare le condizioni di base per la creazione di in Distretto specializzato in questo settore nel cuore del Mediterraneo” rispondono dalla Iare.
Roberto Lacedra, replica invece che un’alternativa valida c’è: “la costruzione di una centrale lontana dalla costa, dove l’ecosistema è meno delicato. Dove non si distrugge l’economia costiera. Si potrebbe ad esempio pensare di costruire campi eolici nelle aree dismesse o in quelle in dismissione come Fiume Santo e Porto Torres".
Il dilemma è aperto.
Campo eolico di Is Arenas. LE FOTO
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