L'omicidio del piccolo Tommy, "una ferita ancora aperta"

Cronaca
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Il 28 gennaio è attesa la sentenza di appello per Pasquale Barbera e per Salvatore Raimondi. L'inviato di SKY TG24 Flavio Isernia analizza i punti ancora oscuri del caso che ha sconvolto l'Italia intera e distrutto la famiglia Onofri

Tommaso Onofri è stato rapito il 2 marzo del 2006 nella cascina di Casalbaroncolo (Parma) dove viveva con i suoi genitori. 18 mesi, malato, il piccolo fu strappato dal seggiolone davanti agli occhi dei suoi genitori e del fratellino più grande, immobilizzati dai sequestratori. Dopo un mese di ricerche, di speranze e di appelli ai rapitori, la notizia della sua morte e il ritrovamento del corpicino sulle rive del fiume Enza, non lontano dalla sua abitazione. Quattro le persone implicate nella vicenda giudiziaria: Mario Alessi, il muratore siciliano di 44 anni condannato all’ergastolo e a due anni di isolamento diurno; la compagna Antonella Conserva, che dovrà scontare 30 anni di carcere; Salvatore Raimondi, un ex pugile condannato a 20 anni e Pasquale Barbera, il capomastro della ditta che eseguì i lavori di ristrutturazione della casa degli Onofri, assolto in primo grado.
Mario Alessi e Antonella Conserva hanno però presentato ricorso in appello; le udienze non sono ancora state fissate. Per Salvatore Raimondi e Pasquale Barbera, invece, la sentenza d’appello arriverà il prossimo 28 gennaio. Flavio Isernia, inviato di SKY TG24 a Parma, ripercorre la storia del piccolo Tommy, analizzando i punti ancora oscuri del caso.

Il 2 marzo del 2006 il rapimento del piccolo Tommy, il 1° aprile il ritrovamento del corpo. Come e quando è stato ucciso? Quelle due date sono l’alfa e l’omega della vicenda di Tommaso Onofri anche se, come ha ricordato il pm Lucia Musti durante la sua requisitoria, tragicamente l’alfa ha coinciso con l’omega in riferimento alla morte del bambino. Tommaso è stato ucciso pochi minuti dopo il sequestro.
Sulle modalità dell’uccisione di Tommy, il giudice Rita Zaccariello nelle motivazioni della sentenza che ha condannato, con rito abbreviato, Salvatore Raimondi a 20 anni di carcere, scrive: “Una sequenza non solo intrinsecamente brutale, ma, soprattutto, da parte di qualcuno che si è accanito senza riuscire a provocare la morte con una sola azione”. E sottolinea amara: “Un carnefice o dei carnefici in tutti i casi tanto efferati quanto inetti. Ferocia, abiezione e inettitudine si combinano tra loro.” La Corte d’Assise di Parma presieduta dal giudice Eleonora Fiengo, nel processo contro Alessi e Conserva ha poi stabilito che Alessi e Raimondi uccisero insieme.

Qual è il movente del sequestro del piccolo Tommaso Onofri?
Il sequestro, è stato accertato, fu compiuto a scopo di estorsione. Tommy fu ucciso dai sequestratori spaventati per la convergenza delle forze dell’ordine sul percorso di fuga, “persero la testa ed uccisero il povero bambino, divenuto un ingombro pericoloso ed incomodo, soffocandolo e percuotendolo con uno strumento non identificato” è chiarito nelle motivazioni della sentenza con cui il 28 maggio 2008 i Giudici della Corte d’Assise di Parma hanno condannato Mario Alessi e Antonella Conserva.

Mario Alessi dovrà scontare l’ergastolo, con due anni di isolamento diurno. “La corte si è espressa con determinazione. Il castello accusatorio era inossidabile”, ha affermato il papà di Tommy subito dopo la lettura della sentenza della Corte d’Assise di Parma. Quali elementi sono stati decisivi per provare la colpevolezza di Alessi?
Incalzato dagli investigatori durante l’interrogatorio del 1° Aprile, il muratore siciliano confessò il sequestro e fu lui a condurre gli inquirenti sul luogo in cui era sepolto il corpicino. Questo rappresenta l’elemento di colpevolezza più evidente ed oggettivo, seppure Alessi non abbia mai ammesso la responsabilità dell’omicidio. Ma vi sono anche altri elementi, come le dichiarazioni fornite dal complice Raimondi, il quale dalla Procure è stato ritenuto credibile, al contrario di Alessi. E non solo. Lo inchiodano tabulati, comportamenti, intercettazioni.

“Signora Paola chiedo scusa e perdono” ha detto Mario Alessi rivolgendosi alla mamma del piccolo Tommy durante l’ultima udienza del processo. Un pentimento ma non una confessione…
Quella fu l’ultima ed emotivamente tra le udienze più difficili per i familiari di Tommaso. Ricordo che Alessi fece quella dichiarazione senza alcun coinvolgimento. Tornò anzi ad accusare il padre di Tommy. Disse che era al corrente del piano criminale. Un piano che inizialmente prevedeva il rapimento di sua moglie Paola. Il manovale ammise la partecipazione al sequestro ma non all’omicidio. Poi chiamò ancora una volta in causa il capomastro Pasquale Barbera definendolo “la mente delle informazioni sulla famiglia”. Quando si rivolse alla madre di Tommaso, le sue parole risuonarono beffarde. Lei lasciò l’aula in lacrime. “Non voglio parlare - disse - mi tremano le gambe”. A molti le parole di Alessi, fecero tornare alla mente quelle che pronunciò in tv pochi giorni prima degli arresti, quando tenendo per mano Antonella Conserva disse di pregare per il bambino scomparso ma anche di essere, lui e la sua compagna, assolutamente estranei al sequestro.

Antonella Conserva, compagna di Mario Alessi, è stata condannata dalla Corte d’Assise di Parma a 30 anni. I pm l’hanno definita “la mente criminale del sequestro”. Lei, però, si è sempre dichiarata innocente. In sua difesa, dopo la sentenza, è nato anche il sito web difesantonellaconserva.com in cui si denuncia che la Conserva sarebbe stata condannata con una logica medievale. Quali critiche vengono fatte all'accusa?                                              
La difesa di Conserva contesta i riscontri di una cella telefonica che proverebbero la presenza della donna nei pressi del luogo in cui fu ucciso e sepolto Tommaso nei minuti in cui l’omicidio veniva commesso. Inoltre, il collegio difensivo di cui fa parte anche il criminologo Carmelo Lavorino, il curatore del sito, ha contestato l’attendibilità dell’orario di una telecamera del Comune di Sorbolo che riprende il passaggio dell’auto guidata da Conserva. Ma è l’impianto accusatorio intero ad essere respinto. Senza successo, visto il pronunciamento della Corte d’Assise.

Salvatore Raimondi, condannato in primo grado il 18 luglio del 2007 a 20 anni di carcere con rito abbreviato, ha richiesto in secondo grado uno sconto di pena. Che ruolo avrebbe avuto nel rapimento e nell’uccisione del piccolo Tommy?
               
Un ruolo di primo piano: è il complice di Alessi e Conserva. Prese parte alle fasi della progettazione, dell’esecuzione del sequestro e dell’uccisione di Tommaso.

L’imprenditore edile Pasquale Barbera, invece, è stato assolto in primo grado per essere estraneo al sequestro del piccolo Tommy. Il 3 dicembre scorso è però tornato in aula. Contro di lui sarebbero spuntate nuove prove. Di cosa si tratta?      

Nulla di veramente rilevante, secondo una fonte inquirente. La Procura di Bologna ha presentato ricorso contro la sentenza di assoluzione ma le carte più sostanziali a carico del Barbera resterebbero quelle già utilizzate dall’accusa in primo grado. E’ soprattutto su quelle che si giocherà la partita processuale. Questi gli elementi di novità: mercoledì  28 gennaio, prima della sentenza d’Appello, verranno sentiti quattro testimoni. Inoltre sono entrate a fare parte del processo un’intercettazione ambientale del 30 marzo 2006 e un’informativa con i testi di alcune telefonate tra Barbera e Alessi, durante le quali viene fatto riferimento al sequestro.

Alla pronuncia della sentenza di condanna nei confronti di Mario Alessi e Antonella Conserva, il pubblico in aula ha risposto con un fragoroso applauso. La storia del piccolo Tommaso ha commosso l’Italia. Oggi la partecipazione della gente  è ancora così alta?
La vicenda di Tommaso ha scosso l’opinione pubblica anche all’estero. Per Parma è una ferita ancora aperta. La fotografia del bambino distribuita dalla famiglia durante e dopo il funerale è esposta tutt’oggi in molti esercizi commerciali della città. Questo per dare la misura della partecipazione. Quegli occhi azzurri e i boccoli d’oro, l’innocenza di una creatura di 18 mesi, rappresentano una lama nella coscienza di tutti.

Il papà del piccolo Tommy Paolo Onofri è stato colpito lo scorso agosto da un infarto e si trova in coma vegetativo da sei mesi. Il suo caso è stato paragonato a quello di Eluana Englaro. E’ davvero così?

Credo sia esplicativa la recente intervista rilasciata a SKY TG24 da Antonio De Tanti, Direttore Clinico del Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato, nel Parmense, presso cui è ricoverato il padre di Tommaso. “Anche il signor Onofri - ha chiarito il primario - ha tutte le caratteristiche cliniche per essere catalogato come un paziente in una condizione di stato vegetativo che persiste nel tempo. Ma l’orientamento dei familiari è stato ben preciso e diverso da quello del caso di Eluana”. Aggiungo che il malore che ha colpito Paolo Onofri sembra aver purtroppo dato conferma al quadro clinico prospettato nel corso del processo in Corte d’Assise. Secondo alcuni periti di parte citati nelle motivazioni della sentenza il padre di Tommaso avrebbe subito un “danno insuperabile” allo stato di salute in seguito all’evento delittuoso.

Che cos’è è l’associazione Tommy nel cuore?

E’ nata per volontà della famiglia Onofri dopo l' immane tragedia che li ha colpiti . L' Associazione persegue finalità di solidarietà sociale, di promozione dei diritti dei minori, fornendo assistenza psicologica, sociale, pedagogica, socio-sanitaria, come ogni altra forma di assistenza e soccorso ai bambini che vivono in condizioni disagiate o di emergenza. Il sito è tommynelcuore.it

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