Un cantico per il ponte Morandi

Sardegna
@ANSA
c264e95a495548e2a5013837500b1a33

Lo firma Bernardo De Muro 'viandante della parola'

di Gian Mario Sias

"È disdicevole che ce la si prenda con Riccardo Morandi, quel ponte lo pensò sessant'anni fa, quando non c'erano i mezzi superpesanti di oggi e anche i flussi di traffico erano diversi. In realtà anche il ponte è un organismo vivente e aveva bisogno di cure, ma nessuno gliele ha mai prestate". Esuberante, istrionico, mai banale, schietto al punto da finire fuori dal circuito dei salotti televisivi e delle riviste patinate per aver sempre voluto dire la sua, se ci pensa Bernardo De Muro si adira ancora.

Insegnante di filosofia nei licei, cagliaritano di nascita, gallurese di origine, una vita in giro per l'Italia, considerato uno dei massimi esperti di arte oratoria, in trent'anni racconta di aver avuto oltre 4mila allievi tra seminari e altri incontri in cui ha insegnato l'arte di parlare in pubblico a politici, avvocati, attori e tante altre categorie di professionisti. Pochi giorni dopo il crollo del ponte Morandi, il 14 agosto 2017, ha scritto "Genova - Cantico per un ponte", edito da Edizioni Effetto di Torino.

Un'opera che oltre a diventare un curioso caso di letteratura applicata alla realtà, sta conoscendo una inattesa notorietà tra gli addetti ai lavori perché Bernardo De Muro, che a 80 anni ha deciso di "esiliarsi volontariamente" nel Nord Ovest Sardegna, è stato più volte invitato in mezza Italia ad incontri formativi, seminari e convegni riservati a chi di costruzioni ne sa. Al di là di ogni aspetto artistico, la visione che emerge dal suo cantico è netta e fa sempre più presa tra gli esperti.

Perché come scrive in un passo particolarmente significativo l'artista, letterato, studioso e divulgatore, che ama definirsi "viandante della parola", parlando direttamente al ponte: "Ti guardano come si guarda un moloch privo di vita, mentre l'anima tua in eterno vivrà per come mano di artista ti ha disegnato". E ancora: "Nella sofferenza, in lutto dolente, rimarranno le famiglie dei morti e quelle dei vivi, e con esse la scuola delle italiche idee".

Una difesa d'ufficio che ha commosso Maurizio Morandi, figlio dell'architetto che realizzò il ponte che univa Genova. "Ci siamo visti a un convegno - racconta l'autore all'ANSA - commosso e abbracciato mi ha detto: 'È strano che non debbano riprendere il ponte di mio padre'". La missione letteraria di Bernardo De Muro è tutta in queste poche parole.

"Chi osserva l'avvicendarsi delle proprie idee prima o poi troverà la giusta via di luce", è la convinzione di questo scrittore che ha imparato ad amare le parole dopo esserne stato prigioniero. "Fino a 19 anni ero balbuziente, e per me è stata una gran complicazione - confessa - ma con ostinazione decisi che questa battaglia l'avrei vinta e mi rivolsi all'arte, alla composizione musicale, al teatro". Da quando si è ritirato in perfetta solitudine in provincia di Sassari - attualmente vive a Siligo, ma non è detto che si trattenga lì ancora a lungo - ha scritto dodici libri.

L'ultimo, di prossima pubblicazione, si intitola "Tanta luce nell'aria" ed è una raccolta di composizioni originali di De Muro secondo la forma degli Haiku giapponesi. Sono l'ultima passione intellettuale, culturale e letteraria di un uomo che non si stanca mai di imparare e di insegnare. Perché, come ama dire, "ho impiegato tanti, tanti, tanti anni per sentirmi tanto, tanto, tanto giovane"

 

   

Cagliari: I più letti