Identità e fierezza per l'ultima tappa di Autunno in Barbagia
Fiere orgogliose della loro femminilità hanno sfilato in costume contro la violenza sulle donne, nella giornata clou di Cortes Apertas a Orune nell'ultima tappa del circuito "Autunno in Barbagia" - promosso dall'Aspen della Camera di commercio di Nuoro - la manifestazione identitaria per eccellenza. Cento donne di diverse generazioni hanno affermato il loro No alla violenza di genere con in mano un cesto pieno di prodotti tipici, il fiocco rosso al petto e le scarpe color porpora simbolo della lotta contro il femminicidio.
"Ognuna delle cento donne di Orune ha portato tra le mani un cestino d'asfodelo con all'interno anche 30 cuori in tessuto rosso quante sono state le vittime di violenza - ha spiegato all'ANSA Marilena Pintore, responsabile regionale Centri d'ascolto, mobbing e stalking Uil Sardegna che insieme alla Pro Loco e all'amministrazione comunale di Orune ha promosso l'iniziativa -. Non si poteva scegliere un'occasione migliore per far partire un messaggio di speranza dalle donne rivolto alle donne. E' stato un momento importante di condivisione e di sensibilizzazione, siamo così andate ad aggiungere un altro tassello al progetto partito qualche giorno fa da Nuoro con il posizionamento di una panchina rossa in piazza Vittorio Emanuele".
"Abbiamo aperto le nostre cortes, nel giorno in cui abbiamo messo in vetrina la nostra storia e la nostra identità, per rimarcare i nostri valori: le donne si rispettano non sia ammazzano", ha raccontato Maria Teresa Carta presidente della Pro Loco. Le 100 donne hanno sfilato a Orune in una cornice di festa di canti a tenores e balli della tradizione e hanno chiuso in bellezza Autunno in Barbagia che oltre a Orune ha toccato Ovodda, il borgo di 1.600 abitanti nella Barbagia di Ollolai con molte storie da raccontare: dalla transumanza alle domus de janas, dalle produzioni di formaggi, dolci e pane carasau fino alla lavorazione del sughero e alla storia dei centenari.
"Ovodda è un paese dalla grande ospitalità e allegria - ha sottolineato Antonio Solinas, artigiano restauratore di Cagliari - Abbiamo conosciuto artigiani del sughero, i produttori di coltelli e gli artigiani della lavorazione dell'orbace e siamo entrati nelle case dove un buon bicchiere di vino c'è sempre. Le bontà dei piatti tipici non si contano: i formaggi di ogni tipo, tanta carne di pecora e maiale". "L'unica nota negativa - aggiunge - è che i punti ristoro non erano preparati per accogliere tanta gente, le file erano interminabili ed era difficile trovare un posto seduti e al caldo. Per fortuna c'erano falò in tutto il paese dove potersi riscaldare".