In Europa si usano sempre meno fertilizzanti

Nell’ultimo secolo i fertilizzanti minerali inorganici sono diventati fondamentali per soddisfare la crescente domanda alimentare globale, in quanto hanno permesso di aumentare la produttività delle coltivazioni e rendere le colture più nutrienti. Nella sola Unione europea si consumano circa 9,9 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti a base di azoto , una quantità pari a circa il 10% del consumo mondiale. Tuttavia, la produzione e l’uso intensivo di fertilizzanti comportano gravi impatti ambientali e sanitari: tra i più rilevanti ci sono la perdita di nutrienti per il suolo, l’emissione di gas serra, l’inquinamento di aria e falde acquifere, l’acidificazione del suolo e la perdita di biodiversità. Uno studio del 2020 dimostra che più della metà dell’azoto applicato alle colture viene disperso nell’ambiente tra aria e suolo, il che contribuisce ad aggravare i danni ambientali e sanitari. Negli ultimi anni, tuttavia, l’utilizzo dei fertilizzanti inorganici a base minerale in Europa è calato drasticamente. I dati Un recente aggiornamento di Eurostat mostra che nei Paesi dell’Unione europea il consumo di due tra i principali fertilizzanti minerali utilizzati in agricoltura – quelli a base di azoto e fosforo – è diminuito del 3,7% tra il 2022 e il 2023 e addirittura del 20,5% rispetto al picco degli ultimi vent’anni toccato nel 2017. Dalle oltre 11 milioni e mezzo di tonnellate complessive consumate nel 2017, siamo infatti passati alle poco più di 9 milioni e 250 mila tonnellate del 2023: un calo che è avvenuto per lo più dal 2022 in poi, poiché tra il 2021 e il 2023 è stato del 15%. Se non visualizzi il grafico, clicca qui. In Italia, tuttavia, l’utilizzo di fertilizzanti ha registrato un andamento più costante rispetto alla media europea e negli ultimi anni il calo è stato nettamente più lento e marginale – se non quasi inesistente. Tra il 2017 e il 2023 l’uso di fertilizzanti minerali a base di azoto e fosforo nel nostro Paese è calato solo di poco più dell’1%, e anche rispetto al 2000 è sceso di meno del 5%. Le cause del declino in Europa Negli ultimi anni l'Unione europea ha cercato di ridurre l’impatto ambientale dei fertilizzanti minerali attraverso politiche come il Green Deal e la strategia “Farm to Fork”, che punta a ridurre l’uso di fertilizzanti del 20% e la perdita di nutrienti nel suolo del 50% entro il 2030. Ma recentemente, un altro fattore ha influenzato in maniera ancora più drastica – come abbiamo visto – il declino dei fertilizzanti inorganici in Europa. Dopo il 2020 e a seguito della guerra in Ucraina, i loro prezzi sono infatti aumentati vertiginosamente: secondo la Commissione europea, tra il 2020 e il 2022 il costo dei fertilizzanti a base azotata è cresciuto addirittura del 149%. La Russia, infatti, è uno dei maggiori produttori mondiali di fertilizzanti e prima delle sanzioni imposte da Bruxelles li forniva ai Paesi europei a basso costo. Inoltre, anche la produzione europea di ammoniaca è stata fortemente colpita dalle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina, in questo caso dall’aumento dei prezzi del gas naturale necessario per produrla. Le conseguenze di questo declino sono ancora incerte: alcuni esperti temono che ridurre drasticamente l’uso di fertilizzanti penalizzi la competitività agricola europea, mentre altri suggeriscono che i benefici ambientali superino le perdite economiche.

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