Le crociere conquistano i giovani, ma è l’ambiente a pagarne il prezzo

Nel 2025 saliranno a bordo di una nave da crociera oltre 35 milioni di persone: nel 1995 erano circa 5 milioni. Ma il volume di passeggeri non è l’unico grande cambiamento che affronta il settore. Gli ultimi dati diffusi dalla Cruise Lines International Association dimostrano che i crocieristi sono sempre più giovani e cercano esperienze nuove, su misura. Ma soprattutto, che sono disposti a pagare per averle. Ma c’è un costo che non si legge nei bilanci: quello per l’ambiente. Sempre più giovani Una volta considerata un’esperienza per pensionati benestanti, la crociera sta cambiando volto: l’età media dei passeggeri è oggi 46 anni, in calo rispetto ai 49 anni di vent’anni fa. Più di un terzo dei crocieristi ha meno di 40 anni. A spingere questa trasformazione, secondo l’esperta di settore Denise Clark, è un fenomeno che definisce “effetto alone generazionale”: genitori e nonni, già fedeli alle crociere, stanno trascinando a bordo anche figli e nipoti. I numeri lo confermano: una famiglia su tre viaggia con almeno due generazioni a bordo. Dietro al successo delle crociere intergenerazionali c’è anche una trasformazione nei modelli di consumo. Storicamente, le compagnie hanno costruito i loro profitti sulle spese effettuate a bordo, mentre i biglietti coprivano appena i costi operativi. Oggi aumentano i ricavi ottenuti dalle escursioni a terra o da esperienze a bordo molto più ricercate rispetto a quelle offerte in passato. Il risultato si vede nei dati: negli ultimi vent’anni, la spesa media per passeggero è cresciuta tra l’1% e il 2% l’anno. E le previsioni per il 2025 parlano chiaro: Carnival e Royal Caribbean si aspettano un aumento del 4,5%, Norwegian del 2,2%. Secondo Jackie Steele, ex membro dello staff Disney Cruise Line, i Millennial e la Gen Z non vedono più la crociera solo come un mezzo di trasporto, ma come una vera “destinazione galleggiante”. E non rinunciano a nulla: dalle escursioni a pacchetti gourmet, dai cocktail illimitati alle spa a tema. “Hanno voglia di fare esperienze: cene stellate, spa, escursioni personalizzate o eventi esclusivi. Le persone oggi pianificano le loro crociere pensando a quanto spendere, non a quanto risparmiare”, ha spiegato Clark al sito specializzato in affari e tecnologia Sherwood. Un settore in espansione Secondo il report della CLIA, nel 2023 le crociere hanno superato i livelli pre-pandemia, accogliendo a bordo 31,7 milioni. Il settore si dimostra in netta ripresa rispetto al turismo internazionale tradizionale, ancora sotto del 12% rispetto allo stesso anno. Le stime per il futuro sono ancora più ambiziose: entro il 2027 si prevede che i crocieristi saranno circa 40 milioni. Tra i principali mercati di provenienza nel 2023 ci sono Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Cina, Australia, Canada, Italia, Brasile, Spagna e Francia. In particolare, Italia, Regno Unito e Brasile hanno registrato le crescite più marcate rispetto al periodo pre-pandemia. Negli Stati Uniti, che da soli rappresentano una fetta consistente del mercato, tra il 2019 e il 2023 il numero di passeggeri è aumentato del 19%. Più contenuto il recupero della Cina, dove le partenze sono riprese con intensità solo a settembre 2024. Sul fronte delle destinazioni, le aree con la crescita più significativa di viaggiatori sono state il Mediterraneo, la costa occidentale del Nord America, il Sud America e l’Alaska. I costi per l'ambiente e la salute Oggi le crociere rappresentano solo il 2% del settore globale dei viaggi e del turismo, ma si candidano a diventare una delle forme di viaggio più popolari - e, secondo le associazioni di settore, anche tra le più responsabili. “Le crociere sono uno dei modi più sicuri per viaggiare - e stanno diventando uno dei più sostenibili per scoprire il mondo”, si legge nell’ultimo report della CLIA, che sottolinea l’impegno del settore su temi ambientali. Un impegno che però non convince del tutto le associazioni ambientaliste, che parlano apertamente di greenwashing. Nel mirino ci sono le false soluzioni tecnologiche, come l’uso del gas naturale liquefatto o dell’idrogeno verde, accusati di mascherare una transizione energetica ancora troppo lenta. E le cifre non aiutano: secondo uno studio dell’ONG Transport & Environment, nel 2017 le navi da crociera del gruppo Carnival hanno emesso dieci volte più ossidi di zolfo rispetto all’intero parco auto europeo . Secondo la ricerca, i Paesi più esposti all’inquinamento atmosferico causato dalle crociere sarebbero Spagna, Italia, Grecia, Francia e Norvegia: tra le conseguenze principali delle emissioni di questi composti troviamo l’aumento di rischio di malattie respiratorie e cardiovascolari, piogge acide, smog e impoverimento del suolo. “Le città vietano la circolazione delle auto a diesel, ma danno il via libera alle crociere che emettono fumi tossici che provocano danni incommensurabili a chi è a bordo e a chi vive sulle coste vicine. È inaccettabile”, ha commentato Faig Abbasov, uno dei membri dell’ONG Transport & Environment. Molte compagnie stanno investendo in motori ibridi e connessioni elettriche nei porti, ma per rendere questi sistemi operativi serve un adeguamento infrastrutturale che oggi è ancora carente. A Barcellona, uno dei porti più inquinati d’Europa insieme a quelli di Palma di Maiorca e Venezia, è in corso un piano di elettrificazione dei moli per ridurre del 10% le emissioni di ossidi di azoto in città. Ma la rete elettrica locale non è ancora pronta, e l’obiettivo è fissato per il 2025.

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