È attesa per martedì 9 aprile, a Strasburgo, la decisione sul più importante 'caso climatico' mai portato davanti ad un tribunale. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è chiamata a emettere il suo verdetto su tre ricorsi: quello di un gruppo di anziane donne contro la Svizzera, quello dell'ex sindaco del Comune di Grande-Synthe contro la Francia e infine quello presentato da un gruppo di giovani portoghesi contro il proprio Stato e altri 31 Paesi, tra cui l'Italia
Quella di domani, martedì 9 aprile, sarà una data chiave: a Strasburgo si attende infatti la sentenza sul più importante 'caso climatico' mai portato davanti ad un tribunale. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è chiamata a emettere il suo verdetto su tre ricorsi. Sono quello di un gruppo di anziane donne contro la Svizzera, quello dell'ex sindaco del Comune di Grande-Synthe contro la Francia e infine quello presentato da un gruppo di giovani portoghesi contro il proprio Stato e altri 31 Paesi, tra cui l'Italia. In tutti e tre i ricorsi i governi sono accusati di violare il diritto alla vita e quello che impone il rispetto per la vita privata e familiare.
Su cosa si basa l'iniziativa dei sei ragazzi portoghesi
Secondo i sei ragazzi - sono fratelli e cugini di tre famiglie - che hanno denunciato i 32 Stati europei, il cambiamento climatico è diventato la più grande minaccia della contemporaneità, con migliaia di morti ogni anno causati dal caldo estremo. Per questo contestano il fallimento del governo portoghese ma anche degli altri Paesi europei nel proteggere i loro diritti umani dagli effetti pericolosi del surriscaldamento. In particolare, come ricorda Il Corriere della Sera, il caso parte da quanto avvenne nel giugno 2017 in Portogallo, quando quattro incendi uccisero 64 persone e ne ferirono più di 250, bilancio che arrivò ad oltre 1000 morti con i successivi incendi nell’ottobre dello stesso anno.
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Preoccupati per "un futuro terrificante"
"Sappiamo che il riscaldamento globale è sulla buona strada per raggiungere quasi i 4°C nel corso della nostra vita. Si tratta di un futuro terrificante, soprattutto considerando che in Portogallo stiamo già assistendo a impatti così estremi con poco più di 1°C", sottolinea una delle sei giovani portoghesi, la ventitrenne Catarina dos Santos Mota. "I governi hanno cercato di far archiviare il nostro caso. Hanno detto che non siamo colpiti dalle ondate di caldo e che le nostre preoccupazioni per il futuro sono immaginarie. Ma dobbiamo pensare al futuro. Cosa accadrà tra 30 anni?”, le fa eco la diciottenne Sofia dos Santos Oliveira. Mentre la ventiquattrenne Cláudia Duarte Agostinho ha detto di sentirsi molto sollevata, per l’imminente arrivo di una decisione: "Dall’inizio del nostro viaggio, abbiamo vissuto ondate di caldo record che ci intrappolano nelle nostre case e prosciugano le nostre energie. Qualunque cosa dicano i giudici, resta il fatto che l’incapacità dei governi europei di ridurre le proprie emissioni abbastanza rapidamente sta contribuendo al caldo insopportabile e agli eventi meteorologici estremi che dobbiamo affrontare".
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Cosa può cambiare con la sentenza
Se i sei ragazzi vinceranno la causa, la sentenza dovrebbe equivalere a un trattato regionale europeo che obbliga i 32 governi ad aumentare le loro azioni sul clima, anche attraverso la rapida riduzione delle emissioni e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili.