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Cop28: "majlis", il rito arabo con cui si cerca di trovare un’intesa

Ambiente

Alberto Giuffrè

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Ultimi giorni di trattativa per la conferenza sul Clima delle Nazioni Unite a Dubai. Il presidente Al Jaber ha convocato i ministri e i leader per cercare di superare le divisioni sulle fonti fossili. Attesa una nuova bozza del testo 

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La parola del giorno, alla Cop28 di Dubai, è “majlis”. Un termine arabo che vuol dire salotto e che indica le assemblee dove si risolvono problemi e si cerca di trovare una soluzione. È la mossa del presidente della conferenza per cercare di venire a capo di un testo che porti a impegni concreti nella lotta alla crisi climatica.  

Come funziona il majlis 

“Volevo abbattere le barriere – dice Al Jaber – e riunire i ministri in un’unica stanza, sotto un unico tetto, seduti in cerchio, portando avanti una conversazione sincera, trasparente, da persona a persona. Ed è esattamente così che facciamo in questo Paese”. Il majlis avviene in una delle sale più grandi dell’Expo Dubai City. Al Jaber al centro di una enorme stanza: attorno a lui ministri e leader che da vicino stanno seguendo questo negoziato giunto alle ore cruciali. Dall’inviato speciale degli Stati Uniti, John Kerry, alla vicepremier spagnola Teresa Ribera. Per l’Italia partecipa la viceministra Vannia Gava.   

“Non abbiamo molto tempo” 

A cosa porterà questo momento di confronto lo vedremo nelle prossime ore, nella nuova bozza del testo. Contando quante opzioni rimarranno sul tavolo quando si parla di fonti fossili. “C’è ancora molto lavoro da fare e non abbiamo molto tempo”, dice l’inviata delle Isole Marshall. Intanto alla Cop28 la giornata è segnata da una nuova protesta. Partecipata, per quanto le circostanze lo consentano. Mentre Papa Francesco continua a pregare per il successo della conferenza. 

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