Clima, frana a Ischia. Sima: “130 eventi estremi solo nel 2022, 1.318 dal 2010”

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Quanto successo nell'isola campana, secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale, è un ulteriore esempio del cambiamento climatico. Negli ultimi 12 anni si sono registrati 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni trombe d'aria, 123 esondazioni fluviali e 55 frane da piogge intense

Continuano ad aumentare gli eventi estremi legati al clima in Italia. Secondo i calcoli della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), nel 2022 se ne sono registrati 130: è il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Il verificarsi sempre più frequente di giornate con caldo record, alluvioni, grandinate, trombe d’aria e acquazzoni preoccupa la comunità scientifica. Il nubifragio che ha colpito l’isola di Ischia (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LE FOTO), spiega la Sima, è un ulteriore esempio del cambiamento climatico, ormai “sotto gli occhi di tutti”. Alessandro Miani, presidente della società, sottolinea come la crisi ambientale abbia la capacità “di influenzare l'intensità e il numero dei fenomeni meteorologici, rendendoli dunque più pericolosi e distruttivi”. Guardando ai dati diffusi dalla Sima, tra il luglio 2010 e il luglio 2022 in Italia si sono verificati 1.318 eventi estremi. Con forti conseguenze sul territorio e sui cittadini: 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni trombe d'aria, 123 esondazioni fluviali, 55 frane da piogge intense.

Sima: “Precipitazioni sempre più sotto forma di eventi estremi”

Tra gli effetti più visibili del cambiamento climatico, mette in luce Miani, c’è “l’anomala distribuzione delle precipitazioni, in riduzione entro una forbice compresa tra il 10 e il 60%”, che “sta prendendo sempre più la forma di eventi estremi concentrati in autunno-inverno, talora associati ad uragani mediterranei: 60 negli ultimi 40 anni, ma con previsioni di 3 nuovi eventi annui. A causa nostra nubifragi, alluvioni, trombe d'aria e cicloni in futuro saranno più numerosi e distruttivi".

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L’appello al governo

Sima condivide la linea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui “qualsiasi azione che vada nella direzione di ridurre le emissioni climalteranti è da considerarsi anche un positivo intervento di sanità pubblica”. Per questo, la Società lancia un appello al governo. Si chiede di “rimettere al centro del nuovo programma il rispetto degli Accordi di Parigi sottoscritti dall'Italia e nell'ambito della Zero Pollution e Forest Strategy europee, a cominciare dal lancio di una grande e capillare campagna di riforestazione da realizzarsi senza ritardi da parte di Regioni e Comuni”. L'obiettivo di medio termine, spiega Miani, “dovrebbe essere quello di piantare 350 miliardi di alberi nel mondo per ridurre del 10% la CO2 a livello globale”. Necessario poi “approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) fermo al 2018 e rimasto nascosto in un cassetto del Ministero senza mai vedere la luce. Eppure, l'analisi del rischio e le proposte di intervento divise per 18 settori contenute nel documento sarebbero state di grande aiuto per orientare le politiche nazionali in materia".

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