Nuovo documento dell’Ipcc su impatti, adattamento e vulnerabilità: “La finestra temporale per agire si sta chiudendo”. A margine dei lavori, anche la guerra in Ucraina. Il delegato russo si scusa per l’attacco. La scienziata ucraina: “Il cambiamento climatico e il conflitto hanno la stessa radice: i combustibili fossili e la nostra dipendenza da essi”
L’avvertimento può suonare come un vecchio ritornello già sentito: le conseguenze dei cambiamenti climatici mettono a rischio la vita di milioni di persone – soprattutto le popolazioni a basso reddito – e la salute del pianeta. La differenza è che adesso, questo avvertimento, viene messo nero su bianco dall’Ipcc cioè il Gruppo Intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Un team di 270 scienziati da 67 Paesi che, dopo un lungo lavoro, ha prodotto un nuovo rapporto dedicato agli impatti dei cambiamenti climatici sulla natura e sulle persone in tutto il mondo. Un rapporto approvato da 195 Paesi e che contiene lo stato aggiornato più affidabile e autorevole sulle ricerche scientifiche dedicate al tema.
"Le mezze misure non sono più una possibilità"
Ad oggi, si legge nel rapporto, “i progressi sull'adattamento non sono uniformi ed è sempre più ampio il divario tra le azioni intraprese e ciò che è necessario fare per affrontare i crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici”. E ancora: “Serve un'azione immediata e più ambiziosa per affrontare i rischi climatici. Le mezze misure non sono più una possibilità".
Clima e guerra, le parole dei delegati russi e ucraini
Le tensioni internazionali hanno fatto irruzione nei lavori – virtuali – dell’Ipcc. “Il cambiamento climatico provocato dall’uomo e la guerra contro l’Ucraina hanno la stessa radice: i combustibili fossili e la nostra dipendenza da essi”, ha detto in un discorso la scienziata ucraina Svitlana Krakovska mentre il responsabile della delegazione russa, Oleg Anisimov, sia è scusato per l’attacco militare di Mosca.
Quali soluzioni per l’adattamento: gli ecosistemi
“Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione”, ha detto Hoesung Lee, presidente dell'IPCC. Ma fornisce anche le soluzioni. Vediamo quali: "Ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d'acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico".
Il ruolo delle città
Una parte dello studio è dedicato alle città, dove più della metà della popolazione vive: la salute, la vita e i mezzi di sostentamento delle persone, così come le case e le infrastrutture sono sempre più colpiti dai pericoli relativi a ondate di calore, tempeste, siccità e inondazioni. Ma dalle città possono arrivare anche le soluzioni: dagli edifici verdi alle forniture affidabili di acqua potabile, dalle energia rinnovabile ai sistemi di trasporto sostenibili: “Sono tutte iniziative che possono portare a una società più inclusiva e più giusta".
Milioni di persone a rischio
Per gli scienziati, “l'aumento di ondate di calore, siccità e inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali, causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli”. Eventi meteorologici estremi sempre più difficili da gestire e che mettono a rischio la vita di milioni di persone. Soprattutto in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e nell'Artico. Ma l’avvertimento degli scienziati riguarda tutti i continenti. In Europa è atteso che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore raddoppierà o triplicherà per un innalzamento della temperatura pari a 3°C. Alcuni cambiamenti, avvertono ancora gli scienziati, sono irreversibili ma su altri c’è ancora spazio per intervenire anche se “la finestra temporale è sempre più stretta”.