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Cambiamento climatico, il sondaggio: preoccupato un giovane italiano su due

Ambiente

Alberto Giuffrè

L’indagine di Ipsos per “Climate Of Change”, la campagna di comunicazione europea guidata dall’organizzazione italiana WeWorld: preoccupazione degli italiani superiore alla media europea

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Più della metà dei giovani italiani – il 54% – è molto preoccupata per i cambiamenti climatici. Un dato superiore alla media europea che non supera il 46%. E ancora: i giovani del nostro Paese considerano il degrado ambientale come il secondo problema più grave che il mondo deve affrontare dopo le malattie infettive. Sette ragazzi europei su dieci sono comunque convinti che i governi non agiscano contro l’inquinamento e arrechino un danno all’economia. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata da Ipsos per “Climate Of Change”, la campagna di comunicazione europea guidata dall’organizzazione italiana WeWorld, in occasione della Giornata della Terra del 22 aprile.

L’identikit

Le piazze del movimento Fridays For Future ci avevano già raccontato la maggiore consapevolezza sui temi ambientali da parte dei giovani. Una tendenza confermata da questo studio che stila anche l’identikit di chi è maggiormente coinvolto: under 24, studentessa, altamente istruita e che vive in zone urbane, soprattutto dell'Europa meridionale. “I giovani ci hanno già dimostrato di cosa sono capaci e rappresentano l’ultima generazione che può attivarsi per chiedere un cambio immediato nelle politiche”, spiega Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld: “I dati ci dimostrano che sono consapevoli del fenomeno e pronti a guidare un vero e proprio clima di cambiamento”.

Il rapporto con la politica

Un cambiamento determinato soprattutto dalla politica. Tra gli italiani, otto su dieci potrebbero votare o hanno votato per gli esponenti che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica. A proposito di migrazione climatica, gli italiani conoscono poco il tema così come i coetanei europei. Tuttavia, la metà dei ragazzi italiani concorda sul fatto che i migranti climatici dovrebbero avere la stessa protezione legale delle persone che fuggono dalla guerra o dalle persecuzioni. “La relazione con i fenomeni migratori è complessa – aggiunge Taddia –, ma è evidente come il cambiamento climatico aumenti le diseguaglianze e la fragilità delle persone più vulnerabili”.

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La ripresa economica

Una evidenza che non sfugge ai giovani. Otto su dieci sostengono che il modello economico attuale favorisca coloro che sono in una posizione di vantaggio. Sono gli stessi ragazzi convinti che la ripresa economica dovrebbe affrontare l’inquinamento e il cambiamento climatico. Chi si deve occupare di tutto ciò? Governi e mondo dell’industria sicuramente, ma senza dimenticare l’impegno in prima persona che per il 34% del campione interpellato può essere determinante.

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