Secondo il nuovo report realizzato dal WWF, diffuso in occasione della Giornata mondiale degli Oceani, nel nostro mare ogni anno finiscono tra le 70 e le 130 mila tonnellate di microplastiche e tra le 150 e le 500 mila di macroplastiche. SPECIALE
L’Europa è il secondo maggiore produttore mondiale di plastica dopo la Cina. Nel vecchio continente si producono 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici ogni anno. Ogni anno nel Mediterraneo e nei mari d’Europa finiscono tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche e tra le 150 e le 500 mila tonnellate di macroplastiche, equivalenti a 66.000 camion dei rifiuti. Nel nostro mare si concentra il 7% della microplastica globale (SPECIALE UN MARE DA SALVARE). Sono i dati contenuti nel nuovo report "Mediterraneo in trappola: salvare il mare dalla plastica" redatto dal WWF Italia in occasione della Giornata mondiale degli Oceani. Lungo le coste del Mediterraneo vivono 150 milioni di persone, che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani pro capite, tra i 208 e i 760 kg l’anno. I turisti che ogni anno visitano le nostre coste generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica. I rifiuti plastici sono trasportati anche da fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po, e i fiumi turchi che sfociano in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.
Il pericolo per gli animali marini
I grandi pezzi di plastica feriscono, strangolano e causano spesso la morte di animali come tartarughe marine e uccelli. Nel Mar Mediterraneo vivono 134 specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini, tutti vittime dell’ingestione di plastica. Nello stomaco di un esemplare di tartaruga sono stati trovati fino a 150 frammenti di plastica. Il 90% delle specie di uccelli marini del mondo presenta frammenti di plastica nello stomaco: le microplastiche raggiungono nel Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’ “isola di plastica” del Pacifico settentrionale.
ll plancton del Santuario Pelagos nel Mediterraneo nord-occidentale, presenta elevati livelli di contaminanti. Nelle balenottere che vivono in quest’area, sono stati riscontrate concentrazioni di composti chimici, usati nell'industria delle materie plastiche, di 4-5 volte più alte che in altre aree.
Le cause dell'inquinamento da plastica
Secondo il report del WWF tra le cause dell’inquinamento da plastica ci sono ritardi e lacune nella gestione dei rifiuti della gran parte dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Dei 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno in Europa, solo un terzo è riciclato, mentre la metà in paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna finisce ancora in discarica; la domanda di plastica riciclata del mercato europeo è ferma al 6%.
Il WWF con il suo report sullo stato di salute del Mediterraneo sollecita governi, imprese e individui ad intraprendere azioni che possano ridurre significativamente l’inquinamento da plastica nelle città, negli ambienti marini e costieri, mira ad un accordo internazionale giuridicamente vincolante per eliminare la dispersione di plastica negli oceani, con obiettivi nazionali stringenti di riduzione, per raggiungere entro il 2030 il 100% dei rifiuti plastici riciclabili o riutilizzabili e l’eliminazione della plastica monouso.
Ripercussioni economiche
Oltre alla salute degli animali e degli uomini, l’inquinamento da plastica costituisce una grave minaccia per importanti settori economici del Mediterraneo, soprattutto la pesca e il turismo. La presenza di plastica costa al settore della pesca dell’Unione Europea circa 61,7 milioni di euro l’anno a causa di una quantità minore di pescato e di una sempre maggiore riduzione della domanda da parte dei consumatori preoccupati dalla presenza di plastica nelle carni del pesce.
Non solo quindi ai governi e ai comuni cittadini, l’invito del WWF è rivolto anche alle imprese affinchè investano nell’innovazione e nella progettazione per un uso più efficiente e sostenibile della plastica.