Kenya: morto Sudan, ultimo rinoceronte bianco settentrionale maschio

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Sudan era l’ultimo rinoceronte bianco settentrionale maschio. Aveva 45 anni (Getty Images)

Malato da tempo, l'animale si è spento nella riserva "Ol Pejeta Conservancy". La specie può contare adesso solo su due femmine e si affiderà alla fecondazione in vitro

Sudan non ce l'ha fatta. L'ultimo esemplare maschio al mondo di rinoceronte bianco settentrionale è morto per complicazioni mediche dovute all'età avanzata a 45 anni. L'animale, che viveva insieme ad altre due femmine anziane della stessa specie nella riserva "Ol Pejeta Conservancy" in Kenya, è stato addormentato definitivamente lunedì 19 marzo dopo che le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate.

L'annuncio della scomparsa

È stata la stessa riserva ad annunciarlo con una serie di tweet: “È con grande dispiacere che Ol Pejeta Conservancy e il Dvur Kralove Zoo annunciano che Sudan, l'ultimo esemplare maschio al mondo di rinoceronte bianco settentrionale, è morto”. L'animale era malato da tempo. I suoi muscoli e le sue ossa erano fiaccati dall'età e le sue condizioni si erano aggravate nelle ultime 24 ore. “È stato un grande ambasciatore per la sua specie - ha affermato Richard Vigne, Ceo di Ol Pejeta - e sarà ricordato anche per aver aumentato la consapevolezza a livello globale sulla difficile situazione non solo dei rinoceronti, ma anche delle molte migliaia di altre specie in via d'estinzione”.

L'ultima possibilità per la specie

Nel 1960 c'erano oltre 2mila esemplari di questa specie, popolazione che si è ridotta a 15 nel 1984. Ora sono rimaste solo due femmine, Fatu e Najin. A decimarli sono stati la perdita di habitat e il bracconaggio. Sudan, ricorda la "Ol Pejeta Conservancy", non è stato solo l'ultimo rinoceronte bianco settentrionale maschio, ma anche colui che ha garantito le possibilità di sopravvivenza naturale della specie fino a oggi: le due rinoceronti femmina ancora in vita sono infatti "figlie" di Sudan. E il suo corredo genetico resta ancora l'ultima speranza: i ricercatori sperano di poterlo utilizzare nella fecondazione in vitro.

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