Coste italiane mangiate dal cemento, persi 8 km di spiagge all'anno

Ambiente
La costa di Gela (Fotogramma)

Secondo un nuovo rapporto di Legambiente, sono andati perduti negli ultimi anni in media 25 metri di costa al giorno. Maggiormente interessate dalla cementificazione Sicilia, Lazio e Campania. La regione più virtuosa è la Sardegna

Metà delle coste italiane è stata devastata dal cemento negli ultimi anni: lo sostiene il rapporto “Ambiente Italia” di Legambiente. Oltre all’erosione di un terzo delle spiagge provocata dai cambiamenti climatici, un’altra grossa fetta di litorale italiano sarebbe stata occupata da costruzioni abusive. Il fenomeno, secondo l’associazione, procede ad un ritmo incessante: con una media di 25 metri al giorno, si sono persi otto chilometri di spiagge all'anno.

 

Le regioni più interessate

L'analisi di Legambiente tra consumo di suolo ed erosione ha preso in considerazione 6.500 km di costa, da Ventimiglia a Trieste, e le due isole maggiori. In totale, si legge nel report, 3.300 km di litorale sono stati trasformati in modo irreversibile. Di essi, 720 km sono occupati da industrie e porti; 920 km da centri urbani e quasi 1.700 km da ville e villette (25% della costa). Tra le regioni maggiormente interessate dalla cementificazione spiccano Sicilia, Lazio e Campania, in cui si è abbondantemente costruito negli ultimi decenni entro i 300 metri di distanza dalla costa. La Sicilia ha inoltre il primato per urbanizzazione meno densa ma diffusa (350 km), seguita da Calabria e Puglia. Alla Sardegna, invece, spetta il titolo di regione più virtuosa, essendo la meno urbanizzata d'Italia. La deturpazione del paesaggio non è comunque l’unico danno provocato dall’abusivismo edilizio, che alimenta anche una vera e propria filiera del cemento illegale. In molti casi questo tipo di business arricchisce le casse dei clan malavitosi.

 

Un'app per arginare il fenomeno

Intanto, proprio per valutare il consumo di suolo su scala nazionale senza perdere di vista i dettagli territoriali, è arrivata un'applicazione web ad hoc messa a punto dal Centro di ricerca interdipartimentale Crisp, costituito dall'università Federico II di Napoli e del Cnr. Si chiama 'Soil monitor', e seppure sia ancora in fase sperimentale, promette di offrire un quadro delle funzioni dei servizi ecosistemici dei suoli e del rischio di un suo degrado piuttosto preciso. Tale piattaforma potrebbe implementare alcuni testi di legge sulla tutela del suolo, ma anche quella sugli ecoreati, e il Collegato ambientale, per esempio, proprio per combattere l'abusivismo edilizio.

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