Sos Patrimoni naturali mondiali, a rischio per attività umane illegali
AmbienteIn vista del meeting di Cracovia del Comitato del Patrimonio mondiale, l'Unione per la conservazione della natura accende i riflettori su Messico, Madagascar e Polonia
Dalla vaquita, il piccolo cetaceo di cui non resta che una trentina di esemplari nel Golfo della California, all'antichissima foresta vergine di Bialowiza, tra Polonia e Bielorussia, i Patrimoni naturali mondiali sono a rischio scomparsa a causa di pesca, disboscamento e caccia illegali. A lanciare l'SOS è l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) in vista della 41/ma sessione del Comitato del Patrimonio mondiale dell'Unesco a Cracovia, in Polonia, dal 2 al 12 luglio.
Minaccia per due terzi dei siti monitorati
Le attività illegali dell'uomo minacciano almeno due terzi dei 57 siti Unesco monitorati quest'anno dallo Iucn, mettendo a rischio alcuni degli ecosistemi e delle specie più preziosi al mondo. "I siti naturali Patrimonio Unesco", spiega Inger Andersen, direttore generale Iucn, "sono riconosciuti come luoghi unici e inestimabili al mondo, per la natura e per le persone. Una volta distrutti, sono persi per sempre". A inizio giugno l'Unesco ha condiviso un documento sullo stato dei beni dell'Umanità, presentato al Comitato del Patrimonio mondiale, in cui ha affermato "seria preoccupazione" per la Grande barriera corallina australiana.
Riflettori sul Golfo della California
Lo Iucn, che è organo consultivo ufficiale sulla natura per il Comitato del Patrimonio mondiale, suggerisce di inserire le isole e le aree protette del Golfo della California in Messico nell'elenco dei patrimoni "in pericolo", a causa della pesca illegale che minaccia la sopravvivenza della vaquita, un piccolo cetaceo che finisce "per sbaglio" nelle reti dei pescatori alla ricerca dei totoaba (pesci comunque a rischio estinzione), la cui vescica natatoria, essiccata, è pagata a peso d'oro dalla Cina e da altri mercati asiatici. Patrimonio mondiale dal 2005, le isole e le aree protette del Golfo di California ospitano un terzo delle specie di cetacei del mondo.
Messico, stop alle reti da posta
Per salvare la vaquita oltre ad associazioni ambientaliste come il Wwf si è mobilitata anche la star di Hollywood Leonardo Dicaprio, convinto attivista. Pressioni che sono servite visto che il Messico ha appena stabilito il divieto permanente delle reti da posta nel Golfo della California settentrionale, unico habitat in cui sopravvive il rarissimo cetaceo. Una notizia che il Wwf ha definito "fantastica".
Great news as the permanent ban on gillnets has been made official. Thank you to all who helped make this happen including @EPN and @WWF. https://t.co/eISo15PCn6
— Leonardo DiCaprio (@LeoDiCaprio) 30 giugno 2017
Foreste uniche a rischio
Lo Iucn solleva preoccupazioni anche per la "biodiversità unica" delle foreste pluviali di Atsinanana in Madagascar e per la foresta polacca di Bialowiza, che rischia di essere spazzata via da deforestazione e bracconaggio. Atsinanana ha già lo status di patrimonio "in pericolo" dal 2010, a causa del disboscamento illegale di ebano e palissandro. Il suo territorio è un habitat cruciale per i lemuri in via di estinzione, nelle mire illecite dei bracconieri. Nei confronti della foresta di Bialowiza anche la Commissione europea ha di recente espresso preoccupazione. Si tratta di una delle poche foreste vergini rimaste nel Vecchio Continente ed è dimora del bisonte europeo.
Buone notizie in Costa d'Avorio
Lo Iucn raccomanda invece di togliere il Parco nazionale di Comoé in Costa d'Avorio dall'elenco dei siti "in pericolo". Dopo 15 anni il parco sta registrando un aumento della fauna selvatica grazie a una maggiore stabilità politica. Scimpanzé ed elefanti, che si credeva scomparsi, sono tornati. Lo Iucn ha inoltre valutato 13 proposte per iscrivere nei patrimoni nuove aree, tra queste il Parco nazionale argentino Los Alerces, il Qinghai Hoh Xil in Cina, le steppe di Dauria in Mongolia e Russia.
Nemmeno il 2% della natura mondiale è protetto
Nei siti tutelati dall'Unesco, denuncia un recente studio dell'Università australiana del Queensland, solo l'1,8% della natura è protetta e dunque molto di più potrebbe essere fatto. Di qui l'invito dei ricercatori ad ampliare la copertura dei Siti naturali patrimonio mondiale in modo da dare ad altre aree che pure conservano habitat, ecosistemi e specie, strumenti di tutela aggiuntivi. Ci sono siti, spiegano, come la riserva delle tigri nella valle Hukaung in Myanmar o la riserva faunistica andina Eduardo Avaroa in Bolivia "che potrebbero essere presi in considerazione per lo status di Patrimonio mondiale".