Piano lupo, rinviata la decisione sulla riapertura della caccia

Ambiente
L'italia ospita il 18% dei lupi dell'Unione europea (Getty Images)

Dopo la rivolta delle associazioni ambientaliste e animaliste la Conferenza delle Regioni ha posticipato l'analisi del provvedimento di abbattimento controllato fino al 5% degli esemplari. "Vogliamo studiare possibili alternative" ha spiegato il presidente Stefano Bonaccini

 

 

Rinviata la decisione sulla riapertura della caccia ai lupi.  Su richiesta del presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, la Conferenza Stato-Regioni, che riunisce il Ministero dell'Ambiente e i rappresentanti delle giunte regionali, ha ottenuto dal Ministro Galletti il rinvio del provvedimento di abbattimento di questi predatori, al fine di studiare possibili alternative. 

 

Abbattimenti controllati fino al 5% - Da giorni una campagna martellante su social network chiede di eliminare dal documento la possibilità degli abbattimenti controllati fino al 5% degli esemplari. L'Enpa ha raccolto 500.000 firme su Facebook a un appello contro l'uccisione dei lupi, altre 170.000 ne hanno raccolte i Verdi con una petizione su change.org.

E sono diverse le amministrazioni regionali che hanno chiesto di ripensare le norme del Pino lupo. A Lazio e Puglia, contrarie da subito, si è aggiunto l'Abruzzo, mentre Friuli, Veneto, Piemonte, Liguria e Campania, in varia misura, hanno chiesto un ripensamento.

 

I nodi  - I lupi si sono moltiplicati negli ultimi anni. Oggi sono stimati oltre un centinaio sulle Alpi e 1.000-2.000 in Appennino. Il problema è che gli allevatori non sono più abituati alla loro presenza, e lasciano pascolare gli animali allo stato brado. Il risultato è che i lupi attaccano il bestiame e creano danni economici.

 

Piano del Ministero - Il Piano lupo del Ministero dell'Ambiente, elaborato da Ispra e una settantina di esperti, prevede monitoraggio della popolazione, campagne di informazione sui sistemi di prevenzione naturali (cani pastori, rifugi, recinti elettrificati), gestione dei pascoli, lotta agli incroci con i cani, rimborsi più rapidi. Come misura estrema, prevede anche un abbattimento controllato (ovvero la riapertura della caccia, proibita dal 1971) fino al 5% della popolazione complessiva in Italia.

 

 

La raccolta di firme  Numerose associazioni ambientaliste hanno promosso iniziative contro la riapertura della caccia e l'Ente nazionale protezione animali ha raccolto 500mila firme affinché il governo tolga dal piano gli abbattimenti. Tra le Regioni, Lazio e Puglia si sono subito dissociate e numerosi altri governatori hanno espresso dubbi e contrarietà sul provvedimento. In caso di approvazione, il Movimento 5 stelle ha annunciato che impugnerà in Europa la norma "perché introduce la possibilità di uccidere il lupo senza aver applicato una serie di azioni preliminari prevista dalla direttiva europea Habitat".

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