Nella mattina del 13 dicembre, Greenpeace Italia ha inaugurato sull'isola di Lampedusa un nuovo impianto fotovoltaico che permetterà di produrre energia pulita e far risparmiare negli anni quasi 200mila euro.
L'impianto – Il progetto, promosso dall'associazione ambientalista, è stato finanziato grazie al sostegno di 937 donatori attraverso il crowdfunding “Accendiamo il sole” che in poche settimane ha raccolto 30.261 euro. Sono oltre 160 i pannelli installati sul tetto di un edificio comunale che da oggi hanno iniziato a produrre energia pulita. Una soluzione che, promettono da Greenpeace, eviterà emissioni nell'atmosfera di oltre 300 tonnellate di CO2. Si tratta di una vera e propria rivoluzione energetica per Lampedusa che, fino a oggi, si garantiva l'accesso all'energia unicamente dal petrolio. Una fonte, dicono gli ambientalisti, che non è solo inquinante, ma che pesa sulle tasche dei contribuenti per oltre 60 milioni di euro l'anno.
Solo un primo passo - “È paradossale che in luoghi famosi per il sole, il mare e la bellezza come Lampedusa l’energia venga prodotta quasi completamente dal petrolio”, ha dichiarato Andrea Purgatori, presidente di Greenpeace Italia. “Noi vogliamo invertire questo trend e per questo auspichiamo che l’inaugurazione di oggi sia solo un primo concreto passo verso un futuro al 100 per cento rinnovabile per le isole italiane”.
L'isola aveva perso il bando – Nel corso della cerimonia di inaugurazione sono intervenuti anche il sindaco, Giusi Nicolini, diversi rappresentanti del Comune di Lampedusa e una delegazione di Casa di Love, fondazione taiwanese che ha finanziato i costi relativi all’installazione dell’impianto. Lo scorso anno era stata concessa a Lampedusa l'autorizzazione a installare l'impianto fotovoltaico, ma a causa della burocrazia si sono persi oltre 12 mesi di tempo e la possibilità di partecipare al bando, che nel frattempo era scaduto, per avere accesso ai fondi che avrebbero dovuto finanziare il progetto. “Siamo grati a tutte le persone che hanno permesso di sbloccare il paradosso di un impianto completamente autorizzato, ma fermo a causa di lungaggini burocratiche”, ha detto Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. "I cittadini – ha concluso Onufrio - al pari di Comuni e piccole e medie imprese, devono essere incentivati ad autoprodurre l’energia che consumano, e non ostacolati come avviene in Italia".
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