Rapporto Ispra: due terzi delle frane europee avvengono in Italia

Ambiente
Sono 600 mila gli eventi franosi in Italia, sui 900 mila totali in Europa (Getty Images)
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Delle 900 mila censite in tutto il continente, ce ne sono state 600 mila solo nel nostro Paese. È quanto emerge dall’Annuario 2016 stilato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Buone notizie dallo stato delle acque, ma non dalle temperature medie

In tutto il continente europeo sono state registrate circa 900 mila frane. Di queste, il 66% è avvenuta in Italia, in pratica due su tre, per un totale di 600 mila eventi di questo tipo. I terremoti sono una delle principali cause. L’allarme arriva dall’edizione 2016 dell’Annuario presentato a Roma da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Nel rapporto non solo gli eventi sismici ma anche lo stato delle acque, le temperature medie, l'inquinamento acustico.

 

Il rischio sismico – Secondo le stime Ispra, sarebbero 500 mila gli italiani che vivono in aree dove il rischio frane è molto elevato. Gli abitanti salgono a 744 mila se si parla di zone a rischio elevato, un milione e mezzo per aree classificata di pericolosità media, due milioni pericolosità moderata. La minaccia principale arriva dai terremoti che nel 2015 sono stati 1963, di cui solo due con una magnitudo rispettivamente di 4,5 e 4,7 ed epicentri individuati ad una profondità di oltre 200 chilometri. Calabria tirrenica, Sicilia orientale, la catena appenninica centro-meridionale e il Friuli-Venezia Giulia sono le aree più critiche per la presenza di faglie in grado di causare deformazioni significative in superficie.

A rischio soprattutto il patrimonio culturale, oltre alle persone: il 28% dei siti Unesco italiani si trovano infatti in aree ad alta sismicità. L’altra problematica è il consumo del suolo. L’Italia è davanti a tutti in Europa per la perdita di aree non edificate dovuta all’erosione idrica: otto tonnellate per ettaro ogni anno. La media europea è di 2,5.

 

Lo stato delle acque – A novembre del 2016, considerando le acque sotterranee analizzate, il 59% è stato classificato come “buono”. Per quanto riguarda quelle superficiali, stando al profilo ecologico, il 43% dei fiumi raggiunge gli standard di qualità. La percentuale dei fiumi “buoni” sale a 75 se si analizza il loro stato chimico. Il 21% e il 47% dei laghi, invece, ha raggiunto gli obiettivi di qualità rispettivamente per stato ecologico e stato chimico. L’Italia, tuttavia, è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, di sostanze chimiche.

A livello mondiale il nostro Paese è al decimo posto. Le buone notizie, sempre secondo i dati pubblicati dall’Annuario, arrivano dallo stato qualitativo delle acque costiere di balneazione, promosse da Ispra che le ha definite “eccellenti” nel 90% dei casi.

 

Le note dolenti - Non altrettanto positivo è l’andamento delle temperature medie che in Italia hanno registrato un aumento di 1,58 gradi rispetto alla media globale che ha segnato un +1,23. Per ritrovare temperature paragonabili, bisogna tornare indietro al 1961. C’è poi l’inquinamento acustico. Il 64% italiani è esposto a livelli di rumore dovuti al traffico superiori ai 50 decibel e durante la notte la soglia supera i limiti fissati dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità.

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