Dagli Stati Uniti ecco le prime bio-batterie attivate dalla saliva

Scienze
Queste batterie producono energia attraverso batteri liofilizzati attivati dalla saliva (Foto: repertorio Getty Images)
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Sviluppate dai ricercatori della Binghamton University di New York, per il momento hanno una potenza limitata, ma in futuro potrebbero essere usate per diagnosticare malattie nei Paesi in via di sviluppo

Negli Stati Uniti sono state realizzate le prime batterie alimentate da batteri e attivabili con la saliva. A sviluppare questa nuova tecnologia, descritta sulla rivista "Advanced Materials Technologies", sono stati i ricercatori della Binghamton University di New York, guidati da Seokheun Choi. In futuro queste batterie, che per ora hanno una potenza limitata, potrebbero essere utili alla diagnosi delle malattie nei Paesi in via di sviluppo dove non sono disponibili le batterie tradizionali.

Una batteria biologica

L’idea delle batterie attivabili con la saliva è maturata nel corso del tempo a partire da precedenti studi del professor Seokheun Choi, già ideatore delle prime batterie di carta. Ribattezzate "papertronics" erano state presentate lo scorso gennaio ad un convengo internazionale di microelettronica a Las Vegas. Queste si presentano come normali fogli di carta la cui energia viene fornita da gocce d’acqua che contengono batteri la respirazione dei quali produce un passaggio di corrente elettrica. Da qui l’idea di utilizzare batteri liofilizzati e inattivi che possano essere risvegliati da semplici gocce di saliva in modo da produrre energia in poco tempo. "Questo tipo di batterie – spiega sul portale dell’Università di Binghamton Choi – presenta dei vantaggi competitivi rispetto alle soluzioni energetiche convenzionali poiché i fluidi biologici necessari all’attivazione sono reperibili anche nelle situazioni in cui le risorse sono più limitate". Il secondo vantaggio riguarda la liofilizzazione, che impedisce che i batteri degradino o si denaturino, garantendo una conservazione a lungo termine.

Applicazioni diagnostiche

Per il momento queste batterie hanno una potenza piuttosto limitata. La densità di energia è di pochi microwatt per centimetro quadrato ed è sufficiente per accendere un Led. In futuro, però, potrebbero essere utilizzate per alimentare biosensori utili a diagnosticare malattie in situazioni estreme. È il caso, ad esempio, dei Paesi in via di sviluppo dove non sono disponibili le batterie tradizionali. "La generazione di piccole quantità di energia su richiesta – ha confermato Choi – è utile soprattutto per le applicazioni diagnostiche nei Paesi in via di sviluppo. Tipicamente, infatti, queste applicazioni richiedono una potenza di poche decine di microwatt per un tempo limitato ad alcuni minuti, ma le batterie commerciali o altre tecnologie di raccolta di energia sono troppo costose e sovra-qualificate. Inoltre, pongono un problema di inquinamento ambientale".

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