Torna a far discutere la riforma. Oggi in commissione si vota il “Rosatellum”, il testo che prevede il 50% dei seggi in collegi uninominali maggioritari e il 50% con metodo proporzionale. Di Maio: “Massima apertura”. Ma Alfano avverte: “Mani libere”
Il Pd stringe nella ricerca di un'intesa sulla legge elettorale: Renzi si dice pronto a incontrare tutti i partiti, a cui chiede di "tirare giù le carte". Da soli non abbiamo i numeri, afferma la Boschi. Intanto la prima commissione adotterà oggi il Rosatellum come testo base per la riforma elettorale: prevede il 50% dei seggi in collegi uninominali maggioritari e il 50% con metodo proporzionale, in listini bloccati con 2-4 nomi (prende il nome dal capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, che lo ha elaborato assieme a Emanuele Fiano, nuovo relatore della legge elettorale). Ma nel dibattito. il sasso, gettato nello stagno da Silvio Berlusconi offrendo le urne ad ottobre in cambio del sistema tedesco, ha smosso le acque in un'altra direzione.
Renzi: “Tirare giù le carte”
Renzi mostra subito l'intenzione di cogliere la sfida chiedendo, però ai partiti, senza mezzi termini, di "tirare giù le carte". "Per tutta la settimana - assicura su Fb il segretario dem - il Pd sarà pronto a incontrare gli altri partiti, nelle forme e nelle delegazioni che siamo pronti a concordare con i singoli schieramenti". Per poi tirare una riga martedì 30 in Direzione Nazionale perché alla fine, avverte, "ciascuno si prenderà le proprie responsabilità davanti agli italiani senza giochi e giochetti". Un'offerta e un'accelerazione, allo stesso tempo, che spiegano anche le parole di Maria Elena Boschi pronunciate nel pomeriggio: "Il Pd da solo è isolato", ha detto rispondendo all'accusa di un Nazareno bis mentre il governo, per voce del ministro Finocchiaro, fa sapere di "guardare con distacco alle fibrillazioni". Pur con le cautele del caso, Renzi guarda, non senza interesse, alla proposta del Cavaliere. Le diffidenze certo non mancano. Ma i vantaggi di un'intesa sono ben chiari tra i renziani: da un lato il sistema tedesco troverebbe in Parlamento maggioranze ampie visto che Mdp, Si e Lega non sono contrari.
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Di Maio: “Massima apertura”
Anche Luigi Di Maio non chiude: "Noi abbiamo una posizione di massima apertura partendo dalla legge uscita dalla Consulta", dice davanti alla sottosegretaria Boschi e alludendo a quel Legalicum che è un sistema interamente proporzionale, se nessuno raggiunge il 40 per cento, come il tedesco. L'altra faccia della medaglia, che alletta i renziani, è il ritorno al voto ad ottobre che consentirebbe all'Italia di votare il 24 settembre in parallelo alla Germania e di avere un governo pienamente legittimato per fare la manovra. "Non è un tabù", ammette il capogruppo Ettore Rosato. E anche Silvio Berlusconi non vedrebbe più come fumo negli occhi l'anticipo delle urne in autunno prima della sentenza di Strasburgo e quindi ancora come leader del centrodestra.
Alfano: “Mani libere sulla legge”
Anche Matteo Salvini, pur di andare a votare, dice che voterebbe "qualunque legge". Ma qui finisce l'asse pro-voto e cominciano i maldipancia. "Il Pd sembra che stia facendo alleanze fuori dalla maggioranza, quindi riteniamo di avere le mani libere sulla legge elettorale", avverte Angelino Alfano, contrario sia al Rosatellum sia al tedesco con lo sbarramento al 5%. Pier Luigi Bersani, invece, apprezza il merito della riforma ma non la fine anticipata della legislatura. "Chi pensa di andare a votare a ottobre - dice l'ex leader Pd - sta dicendo che si va in esercizio provvisorio e, tanto per dirne una, a gennaio scatta l'Iva". Il governo, per ovvi motivi, butta acqua sul dibattito e aspetta di vedere gli sviluppi. "Lo scenario non mi riguarda, il governo comincia già adesso a lavorare sulla manovra", si tiene fuori il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. E anche Graziano Delrio invita a non fare baratti: "La legge elettorale non è una merce di scambio. Il Pd non chiede elezioni anticipate e quindi non c'è nessuno scambio da fare". E si tiene lontano dalle previsioni sulla durata della legislatura anche il premier Paolo Gentiloni che è concentrato sulla riuscita del G7 a Taormina, un traguardo che all'inizio del suo governo non sembrava neanche scontato.