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Siria, violata tregua Onu: bombe su Ghouta. Ong: altri 7 morti

Mondo

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, il regime ha bombardato la roccaforte dei ribelli vicino Damasco. La risoluzione prevedeva “almeno 30 giorni” di stop per motivi umanitari. Iran: non riguarda quella zona. Chiamata Putin-Macron-Merkel. Appello del Papa

Non regge la tregua in Siria approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Secondo l'Osservatorio locale per i diritti umani, infatti, il regime siriano ha violato l’accordo e in mattinata ha bombardato di nuovo la Ghouta orientale, roccaforte dei ribelli alle porte di Damasco. Almeno sette persone sarebbero morte e oltre 30 sarebbero rimaste ferite nei nuovi raid: si aggiungono alle oltre 500 vittime da domenica 18 febbraio. Lo riferisce sempre l'Osservatorio nazionale dei diritti umani. I bombardamenti, aerei e a colpi di artiglieria, sarebbero "meno intensi". I ribelli, citati dagli attivisti locali, riferiscono di scontri isolati con le forze governative in diverse aree. Intanto, mentre anche il Papa ha lanciato un appello per il cessate il fuoco, i leader Putin, Macron e Merkel si sono sentiti per discutere della situazione. Iran e Turchia, però, hanno fatto sapere che la risoluzione, secondo loro, non riguarda Ghouta e Afrin.

La risoluzione Onu

La tregua, quindi, è durata solo poche ore. La risoluzione dell’Onu, arrivata dopo tre giorni di trattative serrate, prevedeva uno stop ai raid in tutta la Siria, compresa l'enclave ribelle della Ghouta orientale. Il documento, che parlava di una cessazione delle ostilità di "almeno 30 giorni", era passato all'unanimità grazie al venir meno del veto della Russia. Secondo la risoluzione, il cessate il fuoco doveva cominciare "senza indugi", anche se non era stata indicata una scadenza precisa. Esenti dalla tregua, gli attacchi contro Isis, al Qaeda, al Nusra e altri "gruppi, individui e entità" affiliati con i terroristi, come voluto da Mosca.

La posizione dell'Iran: cessate il fuoco non comprende Ghouta

Proprio a questo dettaglio ha fatto riferimento Teheran, annunciando che le operazioni contro i "gruppi terroristici" continueranno nella Ghouta. Iran e Siria rispetteranno la tregua Onu ma "il cessate il fuoco non comprende i sobborghi di Damasco nelle mani di al Nusra e altri gruppi terroristici: lì le operazioni continueranno", ha detto il generale Mohammad Bagheri, capo di Stato maggiore iraniano. La Repubblica islamica è uno dei principali alleati di Damasco. Anche la Turchia, attraverso il vicepremier Bekir Bozdag, ha fatto sapere che la tregua in Siria "non avrà impatti sull'offensiva turca ad Afrin", nel nord del Paese.

Telefonata Putin-Macron-Merkel

Per discutere della situazione in Siria, c'è stato anche un colloquio telefonico tra il presidente russo Vladimir Putin, l'omologo francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel. I tre leader hanno sottolineato "l'importanza di continuare gli sforzi comuni per implementare pienamente e il più rapidamente possibile le disposizioni" della risoluzione Onu. Merkel e Macron, poi, hanno fatto appello a Putin affinché "eserciti la massima pressione sul regime siriano perché fermi immediatamente i raid aerei e i combattimenti". Hanno sottolineato, inoltre, che il cessate il fuoco offrirebbe una base per rilanciare gli sforzi dell'Onu per trovare una soluzione politica al conflitto.

L’emergenza umanitaria

Secondo la risoluzione Onu, la tregua in tutto il Paese doveva permettere l'accesso di convogli umanitari e l'evacuazione di feriti e malati gravi. Secondo quanto si sottolinea nel testo, sono 5,6 milioni i civili, in 1.224 comunità, che hanno "urgente bisogno di aiuti". Nella Ghouta Est, in particolare, da domenica 18 febbraio - quando il governo ha intensificato i raid - è strage di civili: secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), i morti sono oltre 500 e un centinaio sono minorenni. La Ghouta orientale è un’area a est di Damasco assediata dalle truppe lealiste e controllata da gruppi anti-regime. Nell’enclave vivono in condizioni disperate circa 400mila persone. La zona, sotto assedio dal 2013, è alle prese con una grave crisi umanitaria.

L'appello del Papa

Un "appello accorato perché cessi subito la violenza" in Siria è arrivato anche dal Papa. "La guerra si è intensificata, specialmente nel Ghouta orientale", ha detto Francesco all'Angelus, "sia dato accesso agli aiuti umanitari, cibo e medicine, e siano evacuati i feriti e i malati". "Questo mese di febbraio - ha aggiunto il Pontefice - è stato uno dei più violenti in sette anni di conflitto: centinaia, migliaia di vittime civili, bambini, donne, anziani; sono stati colpiti gli ospedali; la gente non può procurarsi da mangiare. Tutto questo è disumano. Non si può combattere il male con altro male. E la guerra è un male".

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