L'ora legale resta, il Parlamento Ue dice no all'abolizione

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(Archivio Ansa)
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Strasburgo ha deciso di non interrompere l'attuale cambiamento semestrale delle lancette sostenuto da deputati del Nord, Centro ed Est Europa. "È necessaria una valutazione approfondita" da parte della Commissione, fanno sapere

Non passa a Strasburgo la richiesta di abolire l'ora legale. La riforma, firmata dalla verde francese Karima Dalli e sostenuta da deputati del Nord, Centro ed Est Europa, prevedeva l’interruzione dell'attuale cambiamento semestrale dell'ora. Il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione una "valutazione approfondita della direttiva del 2000 e degli effetti del passaggio tra l'ora solare e quella legale" e non più la modifica. La risoluzione è stata approvata con 384 voti a favore e 153 contrari. L'Europarlamento ha così "invitato "se necessario, a formulare una proposta di revisione".

Le origini della richiesta

"Turbare due volte all'anno l'orologio interno degli individui porta danni alla salute", aveva detto in conferenza stampa l'eurodeputata verde finlandese Heidi Hautala, "la nostra richiesta è basata su decine di studi". Tuttavia, al di là delle affermazioni della deputata scandinava, non esiste una bibliografia univoca sui presunti danni causati dal passaggio dall'ora legale a quella solare. Nella risoluzione venivano citati "numerosi studi scientifici tra cui lo studio dei Servizi di ricerca del Parlamento europeo dell'ottobre 2017", che comunque non portano a una conclusione definitiva.

Risoluzione stravolta

Gli eurodeputati hanno profondamente smorzato varie parti della risoluzione, in particolare è scomparso il "considerando" in cui si assicurava che "numerosi studi scientifici" non sono riusciti "a dimostrare alcun effetto positivo del cambiamento semestrale dell'ora e, al contrario, hanno segnalato l'esistenza di effetti negativi" sulla salute, l'agricoltura e la sicurezza stradale. Questo paragrafo è stato sostituito con un altro assolutamente neutro: gli studi "non sono riusciti a giungere a conclusioni definitive". Da qui la richiesta di un'attenta valutazione da parte della Commissione Ue.

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