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Felipe VI: "La Catalogna sarà sempre parte della Spagna"

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Il re di Spagna Felipe VI

Alla vigilia dell'attivazione dell'articolo 155 da parte del governo il sovrano spagnolo denuncia come quello di Barcellona sia "un inaccettabile tentativo di secessione". Intanto Rajoy incassa il sostegno dei leader europei

"La Catalogna è e sarà parte della Spagna". A riaffermarlo è Felipe VI, sovrano e capo di stato della Spagna che nel corso di un intervento a Oviedo ha denunciato come quello messo in atto da Barcellona sia "un inaccettabile tentativo di secessione". Il Capo dello Stato spagnolo assicura che il paese "farà fronte all'inaccettabile tentativo di secessione di una parte del suo territorio nazionale e lo risolverà con le sue legittime istituzioni democratiche, nel rispetto della costituzione e dei valori e principi della democrazia parlamentare".

Sabato probabile avvio del commissariamento della Catalogna

In giornata il premier spagnolo Mariano Rajoy ha confermato di aver concordato le misure di commissariamento che saranno varate sabato dal governo con i due partiti unionisti che appoggiano la sua strategia catalana, Psoe e Ciudadanos. Carmen Calvo, capo negoziatrice per il Psoe, ha spiegato che Madrid prenderà il controllo fra l'altro dei Mossos, la polizia catalana, dei media pubblici Tv3 e Catalunya Radio, un'ipotesi che suscita molte proteste, oltre che dei conti della Generalità e delle competenze del President Carlos Puigdemont. C'è accordo inoltre per usare il 155 per sciogliere il Parlament e andare alle urne in gennaio. I socialisti, duramente criticati da sinistra da Podemos per l'appoggio a Rajoy, premono perché il 155 sia usato nella forma più leggera e breve possibile, e perché non si ripetano le scene di violenza sui civili ai seggi del primo ottobre che hanno scioccato l'opinione pubblica internazionale.

A Rajoy il sostegno dei leader europei 

Rajoy oggi, venerdì 20 ottobre, a Bruxelles - dove come previsto ha incassato l'appoggio degli altri leader Ue e del presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani al Consiglio europeo - ha detto che l'art.155 "non suppone l'uso della forza". Ma non è scontato che sia così. E, in serata, intervenendo ad Oviedo alla presenza del re di Spagna, lo stesso Tajani ha dichiarato: "Quando alcuni seminano la discordia ignorando deliberatamente le leggi è necessario ricordare l'importanza del rispetto dello stato di diritto". La forza dell'Europa e "il suo potere morbido" sono "fondati sul diritto", gli ha fatto eco il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, mentre il presidente del consiglio europeo Donald Tusk ha rilevato che "la legge deve essere rispettata da tutti coloro che partecipano alla vita pubblica".

A Barcellona proteste contro il governo di Madrid

Il pacchetto 155 sarà trasmesso sabato dal governo al Senato, che lo affiderà ad una commissione che inviterà Puigdemont a spiegarsi. Il via libera definitivo - il 27 o il 30 ottobre - è scontato, perché il Pp di Rajoy ha la maggioranza assoluta nella Camera alta. Le organizzazioni della società civile indipendentista catalana annunciano opposizione 'pacifica e gandhiana'. Una prima grande manifestazione è convocata domani. La Cup, la sinistra del fronte secessionista, propone uno sciopero generale. Anc e Omnium, i cui leader sono in prigione da lunedì per ordine di un giudice spagnolo, preparano anche misure di disturbo ispirate dagli indignados del 2011. Oggi la prima: migliaia di catalani hanno ritirato ai bancomat 155 euro (come il famigerato articolo) per dare alle banche un assaggio del loro 'potere di consumatori'. Le code davanti agli istituti di credito hanno confermato il successo di questa prima mossa. Ma la risposta più spettacolare a breve dovrebbe essere la proclamazione della 'Repubblica', forse mercoledì, in una seduta di politica generale nel parlamento di Barcellona, da parte del presidente Puigdemont o con un voto dell'assemblea. Non è chiaro se prima, o dopo, Puigdemont convocherà elezioni 'costituenti' ma con la legge elettorale spagnola, che potrebbero frenare l'attivazione del 155.

Le elezioni anticipate come possibile uscita dall'impasse

Rajoy e il leader Psoe Pedro Sanchez preferirebbero fosse Puigdemont a convocare anticipatamente le elezioni. In base allo 'statuto' della Catalogna solo lui ha la facoltà di sciogliere il parlamento. I costituzionalisti non sono convinti che il 155 consenta di farlo. E l'ipotesi di andare al voto per cercare di fermare il commissariamento ora è considerata da una parte del fronte indipendentista. La stampa catalana vede in un ritorno alle urne un'ipotesi di uscita dall'impasse istituzionale. "Elecciones o elecciones!", titola La Vanguardia, che invita Rajoy e Puigdemont finalmente a parlarsi. "Per una via o per l'altra alla fine arriveremo ad elezioni, è ovvio che una sarebbe più catastrofica dell'altra. Forse è arrivato il momento di lasciare da parte gli scambi di ultimatum e sollevare il telefono".

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